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Per la pace, il lavoro e la democrazia ad Ankara sono morte 86 persone

Uno degli attentati più sanguinosi della storia della Turchia: due esplosioni vicino alla stazione di Ankara prima di una manifestazione per la pace hanno causato 86 morti e 186 feriti, di cui 28 gravi a detta del ministro della Salute turco, Mehmet Muezzinoglu.

Mancano solo tre settimane alle elezioni politiche, e una folla balla e si incontra per partecipare a una manifestazione per la pace la democrazia e il lavoro, chiedendo la fine del conflitto con il Pkk curdo, è organizzata ad Ankara dai sindacati (KESK, DISK, TMMOB, TTB, SES) e dalle organizzazioni della società civile a favore della pace del lavoro e della libertà.

Scrive l' Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia- UIKI Onlus: "Quando la gente, che si era radunata nella piazza della stazione centrale di Ankara, stava per iniziare a muoversi con il corteo sono esplose due bombe. La prima bomba è esplosa nello spezzone del corteo dell’HDP. Il bilancio è di 86 morti e più di 200 feriti, di cui molti in gravi condizioni, ed esiste un grande pericolo che il numero di morti possa aumentare.Molti feriti sono ancora in attesa delle ambulanze per essere portati all’ospedale.

Dopo le esplosioni è arrivata sul posto la polizia che invece di aiutare a soccorrere i feriti ha attaccato i superstiti con gas lacrimogeni e ha ostacolato i soccorsi. Mentre i canali di informazione liberi lanciano appelli a donare urgentemente il sangue per i feriti gravi, la gente che si reca in ospedale viene cacciata via dalla croce rossa turca che afferma che non c’è bisogno di donazioni. Tutte le vittime di questo massacro sono martiri per la pace e per la libertà. Questo è un attacco da parte di chi vuole la guerra. È un attacco contro la volontà espressa da tutti coloro che da ogni parte del paese si sono recati ad Ankara per chiedere la pace.

Il KCK aveva dichiarato che per rispondere alle richieste delle forze internazionali, contro le menzogne dell’AKP che usa questa guerra per impedire al popolo di esprimere la sua volontà nelle prossime elezioni del 1 novembre, e per garantirne la sicurezza e la trasparenza, domenica avrebbe dichiarato ufficialmente un nuovo cessate il fuoco.I responsabili di questo attacco sono gli stessi del massacro del 5 giugno ad Amed (Diyarbakir), del 21 luglio a Pirsus (Suruç).

Fanno parte di quella strategia dello stato turco che dal 24 luglio attacca la zona di difesa di Media a Qendil e tutte le città del Bakur massacrando la popolazione del Kurdistan.La responsabilità di questo attacco è di coloro che hanno fermato il processo di pace per una soluzione della questione curda, di coloro che attaccano il popolo e le sue conquiste per la propria egemonia. Di coloro che vogliono la guerra. Qualunque sia il gruppo utilizzato come esecutore materiale di questo massacro, i mandanti sono Recep Tayyip Erdogan, il l partito dell’AKP e lo stato turco."

Ne sappiamo qualcosa anche noi italiani di strategia della tensione, di attentati alla stazione che prendono di mira innocenti persone, stragi nelle piazze che terrorizzano una nazione... Ne sappiamo qualcosa anche noi italiani del vergognoso silenzio, della complicità omertosa che ha coperto il potere e la strategia di chi ha diretto operazioni uguali a eccidi di guerra. Ne sappiamo qualcosa anche noi italiani ed è ora di finirla con il silenzio e di difendere pretendere lottare per la Pace il Lavoro e la Democrazia, che non ce li regala nessuno tantomeno con un voto in una giornata qualunque: pace democrazia e lavoro si conquistano giorno per giorno, insieme. Con il popolo
 

Commenti all'articolo

  • Di Doriana Goracci (---.---.---.13) 11 ottobre 2015 15:24
    Doriana Goracci

    quando i feriti sono centinaia e gravi non si dovrebbe mai mettere in un titolo il numero delle vittime, come io ho fatto. Sono molte di più di 86, ma un giorno quelle vittime torneranno ad esistere per cantare e danzare LA PACE IL LAVORO E LA DEMOCRAZIA, insieme, curdi e turchi come hanno fatto oggi. L’ odio e la violenza non danno vita.

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