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Parole che fanno cultura

Capita spesso che testate giornalistiche nazionali si occupino di vicende correlate alla criminalità crotonese oppure a gente del territorio trapiantata al nord ritenuta affiliata a cosche. Su “Il fatto quotidiano.it” di lunedì 20 ottobre è apparsa una drammatica intervista a Emilio Iuticone, imprenditore nel settore degli inerti, accusato e poi prosciolto dall’accusa di contiguità con le cosche, vittima a sua volta di estorsioni da parte delle ‘ndrangheta e quindi accusatore dei suoi aguzzini che ha fatto arrestare. Per tale motivo, a Iuticone e alla sua famiglia era stato offerto un programma di protezione e adesso, per come egli stesso ha dichiarato a Lucio Musolino de “Il fatto quotidiano.it” il Prefetto gli ha tolto la scorta. Egli teme che coloro i quali sono finiti in carcere per le sue denunce, adesso che stanno per uscire, possano vendicarsi. Alla domanda del giornalista se teme un attentato, Emilio Iuticone, nell’intervista ha risposto così: “Potrebbe essere anche una liberazione. La si fa finita e basta”.

Altra vicenda in qualche modo legata al territorio crotonese, è un nuovo capitolo del fatto che ha coinvolto il sindaco di Brescello, Marcello Coffrini, accusato di avere rapporti o, quantomeno, di aver detto “un gran bene” di Francesco Grande Aracri, definito, nell’articolo di La Repubblica.it, boss delle cosche crotonesi. Come si ricorderà c’era stato un coro di indignazione, e addirittura una massiccia richiesta di dimissioni del sindaco emiliano, provenienti soprattutto dal suo stesso partito, il PD. Marcello Coffrini aveva le ore contate per la carica di sindaco, ma evidentemente qualcosa non è andata per il verso giusto se egli è ancora il primo cittadino di Brescello, in provincia di Reggio Emilia, il paesino dove Giovanni Gaureschi aveva ambientato le vicende di Peppone e don Camillo. Stavolta il quotidiano si occupa delle dichiarazioni in merito alla vicenda Coffrini-Grande Aracri da parte della parlamentare del Movimento 5 Stelle, Maria Edera Spadoni, accanita e pubblica sostenitrice della mozione popolare che vuole condurre alle dimissioni del sindaco. La Spadoni ha riferito di essere stata avvicinata da tre individui che le hanno intimato, praticamente, di non nominare il nome di Francesco Grande Aracri invano. Lei adesso ha sporto denuncia contro ignoti. Due episodi di ordinaria cronaca di cosche, n’drangheta, di loro vittime e di propri carnefici.

La stampa nazionale si alimenta di simili episodi, anche se di piccole dimensioni, e non potrebbe essere diversamente, divenendo, magari senza volerlo, veicolo per la diffusione di neologismi tratti dal linguaggio reale delle cosche operanti al nord Italia. Tra tutti gli episodi legati alle attività della n’drangheta e che hanno prodotto effetti, anche sotto il profilo prettamente linguistico, vi è quello che risale a ottobre del 2012, quando da intercettazioni telefoniche predisposte per rilevare i rapporti tra cosche di Limbadi, politici e amministratori della Lombardia, venne fuori un particolarissimo florilegio linguistico. Due affiliati parlavano al telefono di Domenico Zambetti, arrestato a ottobre 2012 per voto di scambio, assessore regionale durante il governatorato di Formigoni. I due si riferivano all’avvenuto pagamento dei voti comprati da parte di Zambetti, al che uno disse all’altro: “Hai visto quel pisciaturo di Zambetti come ha pagato eh, 50 euro a voto”. Quella magica parola, che tradotta in italiano significa orinale, da quel giorno di due anni fa prese a circolare regolarmente e ad appartenere al linguaggio comune; come dire…taluni fatti di cronaca finiscono per fare cultura in Italia e le parole, a volte, finiscono per diventare vocaboli da dizionario. L’alternativa sarebbe che i quotidiani nazionali si occupassero anche di fatti che riguardano il lato della luna illuminato dal sole, che pure qui, al Sud, splende tutti i giorni.

 

 

 

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