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Parigi è cambiata. Piccolo viaggio nella capitale francese

In quanti ogni anno varcano le Alpi, in un modo o nell'altro, per andare a visitare la mitica Parigi? Capitale del lusso, del buon gusto e di "quel certo non so che..." che tanto intriga? Molti. Eppure Parigi non sta cambiando: è cambiata

È sempre bellissima e la Tour Effeil è lì, con i suoi 300 metri di altezza, superbamente illuminata ogni notte; le Sacre Coeur è sempre bizzarro e ai suoi piedi continua ad agitarsi una eterogenea popolazione; l'ingresso al Louvre è ancora e sempre preceduto da una lunga fila; i grandi magazzini propongono tutti i "must have" di stagione e lungo gli Champs Élysées una folla compatta va su e giù lungo le boutique guardando gli affiches dei multisala. Dunque, cosa è cambiato? L'esprit.

Detto così può sembrare null'altro che uno sfogo un poco snob ma, chiunque dovesse mai partire - finalmente! - alla scoperta di questo mito, rischierebbe di tornare in patria leggermente deluso. Il Marais non è più quello di una volta e non perché non ci siano più rigagnoli di acqua sporca lungo le strade o perché rue du Roi de Sicile non è più unicamente abitata da gente dubbia, ma perché la riqualificazione del quartiere ha praticamente scippato i suoi originari abitanti e ne ha fatto un quartiere turistico. Nulla di nuovo: alla riqualificazione segue un aumento dei fitti dei locali e le vecchie boutique, (panettieri, macellai, ortofrutticoli) mollano, al posto dei vecchi bar con il bancone in zinco un'infilata di Starbucks e soci, niente più uova sode sul bancone ma barrette ai cinque cereali e, soprattutto, lei, la protagonista del nostro tempo: la massa turistica. Per lo più americani che in fila indiana vanno su e giù per il dedalo di viuzze attorno alla Place de Vosges cercando lo stilista ancora sconosciuto, ma a prezzi da capogiro, che una volta a casa tutti ci invidieranno oppure, qualche crosta nelle gallerie della zona che non aspettano altro che guadagnare anche loro sul fascino dell'acquisto fatto a Parigi, capitale del buon gusto e dell'arte.

Si potrebbe ribattere che un solo quartiere è poca cosa ma non è così, la stessa sorte ha seguito il quartiere latino, dove solo in alcune strade secondarie, di cui neanche le mappe tengono conto, si può sperare ancora di ritrovare il carattere originario della zona, soprattutto di primo mattino, quando in pratica per strada non c'è nessuno se non qualche magazziniere che rifornisce i negozi della zona. Dimenticatevi gli studenti, li vedrete passare solo per andare alla Sorbonne o a passeggio al jardin du Luxembourg che anche una soffitta è data a peso d'oro e a rue Cardinal Lemoine nessuno scrittore alle prime armi, per quanto promettente, troverebbe più neanche uno sgabuzzino.

D'altronde lo diceva già il vecchio caro Hemingway, pochi anni dopo esser rientrato in America. E c'è da scommettere che Hem, passando davanti alla libreria di Sylvia Beach, vedendola presa d'assalto da orde di giovani artistoidi che non si sognano neanche di prendere in mano un libro, figuriamoci di leggerlo, fuggirebbe a gambe levate. Ma non sono solo i quartieri una volta più popolari ad aver perso il loro carattere: che dire dei Grands Boulevards? Un quartiere per lo più deserto dove si inseguono grandi catene di abbigliamento low-cost e banche o istituti di assicurazione, prezzi stratosferici anche per un insipido caffè e, se si ha la sfortuna di cercare un posto dove mangiare qualcosa velocemente, non si trovano che ristoranti turistici il cui piatto è patitine fritte accompagnate da non importa cosa o take-way tra i più svariati. Anche Chartier ha perso il suo carattere di mensa di fabbrica per diventare attrazione (e va detto che almeno i prezzi qui sono onesti) ma se siete alla ricerca di un posto dove gli habitués hanno il loro tovagliolo (per dirla alla Simenon) scordatevelo, anche se vi inoltrerete in rue du Faubourg Poissonière la musica non cambia anzi, ai piedi del Sacre Coeur, Parigi diventa una caricatura dell'immaginario bohème.

Meglio restare a casa? No, partire e visitare le bellissime cose che qui si possono vedere, quando si incontra un mercato, dovunque esso sia, inoltrarsi tra la gente e guardare, assaggiare i prodotti, lasciare le strade più battute e magari aggirarsi per quartieri più periferici che sono quelli che oggi rappresentano meglio la città - con un poco di attenzione, va detto -, passeggiare su l'île Saint Louis che ha preservato sé stessa e, se proprio volete ritrovare la Parigi di altri tempi, levatevi all'alba, ne sarete ripagati. 

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