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 Home page > Attualità > Cronaca > Paolo Giaccone è "vittima di terrorismo" dal 1983

Paolo Giaccone è "vittima di terrorismo" dal 1983

Due giorni fa (17 maggio) vi avevo raccontato la storia assurda della figlia del dottor Paolo Giaccone. Giaccone, medico legale, fu ucciso da un killer di Cosa Nostra l'11 agosto 1982 per essersi rifiutato di falsificare una perizia che avrebbe scagionato l'autore di un altro omicidio di mafia a Bagheria che lasciò quattro morti per strada.

Alla figlia Camilla è stata però notificata dall'Inpdap e dalla prefettura che il padre non rientrava tra le vittime del 'terrorismo mafioso', ma tra quelle della 'criminalità organizzata'. Una sottigliezza che toglieva comunque il vitalizio a Camilla Giaccone in quanto non poteva configurarsi come orfana di vittime del terrorismo.

Come ha dichiarato la stessa Camilla Giaccone "Non è tanto per la questione economica, ma la storia offende chi ha sacrificato la propria vita per la legalità". Eppure qualcuno ha scavato negli archivi della Regione Sicilia, e ha scoperto che dal 1983 Paolo Giaccone, non solo è 'vittima della criminalità organizzata', ma anche 'vittima del terrorismo'.


E' stata la testata BlogSicilia, che in esclusiva fornisce anche il documento con cui nel 1986 si configura Camilla Giaccone come familiare di vittima del terrorismo, a scovare negli archivi la prova che forse Prefettura e Inpdap non hanno verificato integralmente la documentazione a disposizione mettendo in luce un aspetto controverso di quella legge 206 del 2004, che sembra dividere le vittime della criminalità organizzata in vittime di serie A e serie B, come denunciato in questi giorni dalla stessa Camilla Giaccone.



Tant'è che la stessa BlogSicilia trova nel faldone una 'raccomandata urgente' del 22 aprile 1983, indirizzata alla Sig.ra Rosa Maria Prestinicola (la moglie del professore Giaccone) dove si attesta che si ritiene sussistere “il nesso di causalità fra l’azione terroristica e la morte del coniuge della S.V. medesima Prof. Paolo Giaccone“.

Osserva quindi BlogSicilia nell'articolo di Antonella Folgheretti

Mere disquisizioni burocratiche? Forse. Ma l’Inpdap ha avuto del tempo per verificare i documenti prodotti dall’Azienda ospedaliera per cui ha lavorato fino al 31 marzo di quest’anno Milly Giaccone, in qualità di dirigente medico, prima di essere collocata in pensione anticipata. Così come, forse, anche gli uffici della Prefettura di Palermo, con una verifica più approfondita, avrebbero potuto risparmiare alla figlia di Giaccone tutto questo ulteriore disagio psicologico dovuto – dopo la dilaniante perdita di un padre per mano di un killer della mafia – ad un beneficio prima concesso e quindi revocato in nome dell’applicazione dell’articolo 5, commi 3 e 4, della legge 206 del 2004.

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