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 Home page > Attualità > Cronaca > Paolo Giaccone: Ricordo di un indimenticabile amico

Paolo Giaccone: Ricordo di un indimenticabile amico

L’11 agosto del 1982 la mafia uccideva barbaramente il Prof. Paolo Giaccone. Riceviamo una missiva, dal Rag. Piero Terzo, ex Presidente dell’AVIS di Palermo che, con l’integerrimo Prof. Paolo, fu animatore e ri-fondatore dell’importante Centro per la raccolta del sangue. Non riteniamo opportuno dover aggiungere altro commento alla sentita e comossa missiva. La “voce” e l’immagine – Terzo ci ha infatti recapitato una foto che li ritrae insieme durante un Convegno tenutosi nella “Sala delle Lapidi” di Palermo – di chi lo ha conosciuto e di chi, come Piero, gli è stato fedele collaboratore, è altamente densa di significati. Ogni nostro ulteriore scrivere, risulterebbebbe quindi superfluo. Carissimi, ricorre quest’anno il 27° anniversario del giorno in cui un’aberrante logica omicida ha stroncato la vita del prof. Paolo Giaccone. Volendo condividere con molti amici un aspetto della sua vita, noto a pochi, per ricordare un caro amico Ti invio questa mia missiva.

Egli è stato abbattuto a pochi passi dalle due strutture che erano lo scopo della Sua vita: l’Istituto di Medicina Legale e il Centro Trasfusionale AVIS. All’Istituto aveva iniziato la carriera come assistente, giungendo all’epoca a svolgervi la professione di docente insigne, nonché ricercatore appassionato e qualificato in campo europeo; il Centro Trasfusionale AVIS, che il Prof Ideale Del Carpio assieme a Lui aveva creato fra mille difficoltà nel 1963, era sotto la sua direzione, condotta con disinteressato amore.

AMORE verso l’AVIS, AMORE verso gli altri. Questo l’aspetto più significativo della Sua figura di uomo.

Mi vengono alla mente piccoli episodi che testimoniano questo amore: l’interessarsi del decorso della malattia di alcuni ricoverati del Policlinico per i quali, più di altri, era stato chiesto con affanno del sangue; o offrirsi lui stesso di donare il sangue dinnanzi ad una madre terrorizzata, pronta a dare al figlio la propria vita, ma non il sangue…
Era il 1970 quando ci incontrammo. Fui invitato, in qualità di socio, a partecipare all’Assemblea annuale dell’AVIS. Ci presentammo in quattro: il dr. Salemi, il sig. Leotta, il sig. Fullone e il sottoscritto. Il Prof. Giaccone dichiarata aperta l’assemblea in seconda convocazione, ci relazionò brevemente sulle cause dell’esiguità del numero di donatori – non ultima la mancanza di organizzazione – e ci pose quindi un solo quesito: sciogliere la sede AVIS di Palermo o rifondarla rimboccandoci le maniche. Ci guardammo negli occhi ed optammo per la seconda soluzione.
Primo fra tutti però c’era Lui, Paolo Giaccone: ci ospitava ogni settimana presso il suo studio professionale, e assieme, assiduamente, si cominciò a riorganizzare l’associazione. Così diventammo amici. All’assemblea dell’anno successivo eravamo presenti già più di cinquanta soci.


Poi la modestia.

Pur essendo uomo e professionista affermato, non aveva nulla di scostante, era semplice, affabile e soprattutto Amico.

Infine l’onestà.

Da tutti unanimemente attestata, adamantina, che costituiva una cer­tezza incrollabile per le Sue perizie medico­-legali. Per questo è stato ucciso, ma chi ne ha decretato la fine non sapeva che avrebbe privato gli ammalati negli Ospedali e l’AVIS di una persona capace, che operava per una maggiore disponibilità di sangue per tutti, e per una più qualificata presenza del Centro Trasfusionale all’interno del Policlinico.

53 anni, Medaglia d’Oro AVIS con 56 dona­zioni (l’ultima una settimana prima dell’assassinio), aveva coinvolto alla donazione la moglie e la figlia Milly, la maggiore di quattro. Come non ricordare la gioia e la commo­zione quando aveva voluto Lui stesso, nella qualità di Presidente Regionale, conse­gnarle la medaglia di bronzo.

Presidente della Co­munale fino a quando, nel 1981, non fu designato all’unani­mità a dirigere l’AVIS in Sicilia. Sotto la Sua presidenza era stata formulata dal Consiglio Direttivo una proposta di piano san­gue che era già stata diffusa, e costituiva una base proficua di discussione. Altre iniziative erano state ideate per rilanciare l’AVIS – e le altre associazioni di donatori in Si­cilia – conferendole maggiore consapevolezza del ruo­lo da svolgere nel moderno Servizio Sanitario.

Ricoprivo la carica di Presidente dell’AVIS Comunale di Palermo e quell’11 agosto ricevetti una telefonata che mi informava dell’orribile fatto: fui tra i primi ad arrivare al Policlinico, riuscendo a vederlo, per l’ultima volta.

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