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Palermo: Malasanità all’Ospedale Civico

 

Il giorno dopo lo sciopero generale contro i tagli della scuola e delle università facciamo un piccolo viaggio all’interno di uno spezzone della sanità siciliana, che come sappiamo rappresenta la maggiore spesa pubblica isolana.

L’Ospedale Civico - Fatebene fratelli e Maurizio Ascoli di Palermo è uno dei maggiori nosocomi del capoluogo ed ospita, all’interno dei suoi spazi, il prestigioso ISMETT, Istituto Mediterraneo Trapianti e Terapie ad alta specializzazione. Ma se l’Istituto appena citato è il fiore all’occhiello della Sanità siciliana, la struttura che gli sta adiacente presenta pecche di non poco conto.

Non vogliamo in questo caso parlare della qualità del personale medico ed assistenziale, ma di difetti strutturali ed organizzativi che in altri paesi lascerebbero a bocca aperta assistiti e relativi parenti. Il termine malasanità è forse improprio, ma i disagi che abbiamo rilevato sono concreti.

Al Civico, per fare un esempio, il reparto di cardiologia è oggi posto nello steso stabile del Pronto Soccorso, mentre l’ufficio di accettazione sta nel vecchio stabile di medicina. Il disagio è evidente pensando che accettazione e reparto si trovano a diverse centinaia di metri di distanza, costringendo i nuovi pazienti a lunghe attese in una struttura vetusta (la sala d’attesa è una specie di ex-sgabuzzino con il soffitto alto non più di 2,30 m) per poi essere trasferiti in reparto mediante pulmino.



Ma il reparto cardiologico, a sua volta, è ben distante dal reparto di cardiochiurugia, all’interno del quale si operano interventi e analisi standard per i pazienti ricoverati in cardiologia. I pazienti che devono affrontare una coronografia o una angioplastica vanno perciò trasportati tra i due reparti. Ma mentre all’andata possono deambulare da soli e pertanto vengono spesso trasportati in pulmino, al ritorno, dopo l’intervento vanno trasportati in barella. Qual è il problema domanderete: il fatto è che le ambulanze in servizio per questo trasporto sono in così scarso numero che i degenti aspettano per ore il trasporto di ritorno in corsia. Abbiamo registrato recenti e notevoli lamentele e abbiamo rilevato nell’ultima settimana trasporti in ambulanza avvenuti mediamente dopo un paio di ore di attesa, con picchi di quasi quattro ore!

Si può comprendere che un giorno possa capitare un’emergenza, ma se la carenza è cronica sono evidenti le responsabilità manageriali di chi gestisce la struttura.

La pazienza dei parenti dei degenti è spesso messa a dura prova, anche considerando la tensione dovuta alla preoccupazione per le condizioni dei malati; e appare anche poco rispettoso lasciare pazienti in corsia dopo l’intervento per tanto tempo, lasciandoli al di fuori del loro reparto di competenza. Si espone tra l’altro il personale medico-assistenziale a lamentele su attività non di competenza, essendo impossibile per l’utenza avere informazioni o potere contattare una figura di riferimento.

Questa è solo una piccola segnalazione per chi di competenza...perchè malasanità è anche l’inefficienza quotidiana di un servizio di una struttura pubblica ospedaliera...

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.195) 27 novembre 2008 02:26

    Caro fascio e martello condivido in pieno il tuo punto di vista, ed è vero quello che dici, non si può in due parole esprimere tutto il marcio che gira attorno. Siamo daccordo che è un problema di sistema,ma la cosa che piu’ ti demoralizza è che non hai l’imput da parte di quelle persone che in realtà dovrebbero controllare e vigilare, di chi dovrebbe essere garante, e quindi ti senti abbandonato. Una volta si diceva, quando una cosa non andava,"ora lo dico a.....": Oggi solo a pensarlo mi fa ridere, perchè opinione generale è che ognuno si fa i fatti propri. La direzione sanitaria, che dovrebbe vigilare e controllare la gestione di molti reparti, su questo è latitante ed a volte anche complice.Pochi dati ma reali: LA CARDIOLOGIA puntualmente fa piu’ ricoveri programmati di quanto in realtà il reparto può ospitare, e questo determina un forte disagio per i pazienti che vengono sistemati puntualmente in corridoio con tutti i disagi ed i rischi del caso. In UTIC invece la situazione è più drammatica, ma basta criticare, ai posteri l’ardua sentenza.

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