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Pensioni: facciamo un po’ di chiarezza. Come stanno le cose!

Non è piaciuto ad Umberto Bossi svegliarsi l’altra mattina e ritrovarsi centinaia di “trattori” sotto casa a protestare per le quote-latte. E stavolta il bos della Lega, non ci pensa affatto a sostenere un’altra ondata d’urto, lui che lo aveva sì duro, ma non al punto da sopportare l’assalto di migliaia e migliaia di donne inferocite: le dipendenti statali “avvelenate” contro il governo per la questione dei “65anni”! Pertanto le donne del pubblico impiego possono continuare a dormire sonni tranquilli, Brunetta permettendo! Da oggi hanno un nuovo alleato: Umberto Bossi.

Il ministro per le Riforme ieri è intervenuto "duramente" sul tema del momento, l’innalzamento dell’età pensionabile per il personale pubblico di sesso femminile: «Devono essere le donne a scegliere» ha tuonato il senatur! Il partito di Bossi segue il suo leader e dimostra l’intenzione di far sentire la propria voce sull’argomento. Anche il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli ha detto la sua: «Ritengo ingiustificato un aumento dell’età pensionabile per le donne». E un’altra leghista, la vicepresidente del Senato Rosi Mauro, dice: «Vada l’Europa in pensione a 65 anni. Non ci piacciono le imposizioni di stampo europeo». L’ipotesi di cui si è parlato tanto nei giorni scorsi, nata negli uffici dei ministri Brunetta e Sacconi - attenti a quei due - prevede che l’età della pensione di vecchiaia per le donne venga portata a 65 anni, anziché i 60 attuali, strumentalizzando la sentenza della Corte di Giustizia europea del 13.11.2008 che, tra l’altro, non ha mai chiesto di elevare l’età pensionabile delle donne a 65 anni.



Siamo di fronte ad un falso problema!
Dacchè già oggi la normativa vigente prevede che uomini e donne, pubblici e privati, vadano in pensione a 65 anni. Il pensionamento a 60 anni è facoltativo solo per le donne che lo richiedono! In realtà la questione è di natura esclusivamente economica: elevando obbligatoriamente a 65 anni l’età pensionabile delle donne "solo" nella P.A., il governo conta di ricavare un risparmio di spesa di oltre 2 miliardi di euro nell’arco di sette anni! Insomma, un modo come l’altro per "fare cassa" e spartirsi la torta! Il Senatur l’ha capito e ha fatto una battuta ai giornalisti: "Sulla questione, in Aula ci azzufferemo", correggendo subito dopo il tiro: "Discuteremo". E come spesso accade alla coalizione del Cavaliere, quando la temperatura interna al Carroccio sale finisce presto per propagarsi all’intera coalizione e il dibattito sulle misure da adottare in materia di pensioni prenderà presto un’altra piega!

Tant’è che il governo-berlusconi, emblematico per le sue sparate e per la sua tattica di “un passo avanti e due indietro”, sta già facendo retromarcia, percorrendo un’altra ipotesi: elevare la soglia minima a 62 anni, lasciando alle singole lavoratrici la possibilità di restare volontariamente al lavoro fino ad un massimo di 67 anni. Certo è, che se uomini e donne dello Stato percepissero la stessa indennità dei parlamentari l’età pensionabile potrebbe essere portata tranquillamente a 100 anni e statene pur certi che... nessuno e nessuna se ne lagnerebbe!

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