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PD: Partito di Letta e di Governo, ancora sposo di Berlusconi e Monti

La frittata è in tavola. L’Italia ha infine un governo. Dopo tanto penare a seguito di un voto equivoco, espresso da un elettorato equivoco, quantificato in seggi al Parlamento da una legge equivoca, cosa ci si poteva attendere di meglio se non un governo equivoco?

Già la rielezione di Napolitano ha significato uno dei momenti più sgradevoli della nostra equivoca democrazia, non per l’uomo in sé (sulla bontà di alcune scelte qualche perplessità ha comunque ragion d’esistere, come pure su alcune omissioni), ma per l’incapacità del corpo politico di offrire alla nazione un salutare ricambio.

I vecchi partiti, avvitati su se stessi alla faccia delle dichiarazioni ufficiali, hanno utilizzato il grimaldello del voto presidenziale col tentativo di scardinare l’avversario senza neppure aver ben chiaro, soprattutto da parte del PD, chi fosse l’avversario, ciò col concorso determinante del M5S per il quale la strategia disfattista e irresponsabile è oramai sotto gli occhi di tutti, primi i suoi elettori i quali, non a caso, hanno dato un inequivocabile segnale di disapprovazione nelle votazioni regionali del Friuli, sbattendo il candidato grillino in coda, in barba alle previsioni confortate dai sondaggi sino al giorno prima.

Ecco, dunque, il godimento da parte del PDL e dei centristi montiani al prevedibile fallimento dei tentativi, a tratti commoventi, di un Bersani malamente impegnato a far quadrare il cerchio. Se l’uomo si fosse svegliato dal torpore qualche tempo prima del giorno delle votazioni, forse, chissà, la storia su cui commentare sarebbe diversa. Non si dica, per cortesia, che l’esito del voto era imprevedibile: da mille parti, compreso chi scrive, ci si lamentava pubblicamente di come la campagna elettorale fosse condotta in malo modo dal segretario del PD.

Ecco dunque il richiamo al fronte di Napolitano, colui il quale ha favorito, in passato, l’innaturale governo Monti al quale va riconosciuto, ma solo questo, di aver evitato il default dell’Italia procurato dalla crisi internazionale aggravata dalle sciagurate politiche economiche del PDL (sorvoliamo sulle infamie di Berlusconi), ma anche di aver attuato a sua volta scelte tanto scellerate da far peggiorare ulteriormente la situazione del Paese. Le statistiche potranno anche essere opinabili, ma i numeri sono lì a dimostrazione, non cancellabili.

Arrivati a questo punto, la “morale” è sotto gli occhi di tutti: i due Letta, zio e nipote, imbastiscono un esecutivo agendo come le due ali di una cerniera ben oleata, offrendo al Capo dello Stato la possibilità di ripetere la malefatta del governo Monti, alla faccia dell’elettorato, ancora una volta col richiamo, sempre meno giustificato, al senso di responsabilità. Con una differenza, però: stavolta Napolitano si affretta a specificare che si tratta di un governo politico. Vien quasi da ipotizzare una sorta di tardivo mea culpa del Presidente riguardo al governo Monti.

Letta junior, forte della benedizione presidenziale e delle benevolenze parentali, imbastisce a tempo di record una formazione con quasi tutti dentro, stando ben attento, però, a calibrare le presenze in modo tale da schermare i reali detentori del potere all’interno della squadra; ecco allora tanti “giovani” al primo incarico e addirittura un invidiabile colpo di scena: la presenza di una donna di colore per la prima volta nella nostra storia.

Ora, di fronte alla disperazione nella quale versa gran parte della popolazione, con l’economia del Paese disastrata al punto da gettare nella sofferenza migliaia di aziende e centinaia di migliaia di famiglie, con un trend che sembra non accennare a cambiar direzione, verrebbe quasi da sperare in un successo del governo. È lecito chiedersi, invece, se la politica economica che ci dovremo attendere sarà quella ispirata dal saccente Brunetta, col risultato di ritrovarci da punto e a capo, anzi, qualche gradino ancora più in basso; o ancora, se il cappio fiscale al collo delle imprese e dei lavoratori si allenterà oppure no; e ancora, se i nostri ragazzi potranno finalmente intravvedere la prospettiva di un lavoro non precario; e quanti altri "ancora". Sarà tanta, poi, la curiosità di verificare come si potranno conciliare presenza e proposte di un membro del governo di colore col sentire dei neo-fascisti incravattati presenti a frotte dentro il PDL.

Chissà; staremo a vedere. Su una cosa sarà meglio non scommettere: su come si concluderanno le pendenze di Berlusconi con la giustizia, con tanto di solidarietà del PD, oramai partito di Letta e di governo. La lotta può attendere.

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