• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Mondo > Obama vs Cina

Obama vs Cina

Multilateralismo. Questa è la parola che la Cina si aspetta di sentire da Washington.

Ma non di solo atteggiamento nuovo si tratta. I buoni rapporti tra l’amministrazione Obama e Pechino dipendono da alcuni contenziosi molto concreti.

Sicurezza.
Sia Cina sia Stati Uniti sono interessati a mantenere la stabilità in Asia e a evitare la proliferazione delle armi di distruzione di massa. Corea del Nord e Iran sono i dossier comuni, ma se entrambe le superpotenze condividono l’approccio diplomatico, Pechino ha un atteggiamento più paziente e gradualista di Washington, che punta a risultati nel breve periodo.

Il nuovo segretario di Stato Hillary Clinton sembra, con Obama, favorevole a un maggiore coinvolgimento cinese nella gestione delle responsabilità internazionali. Tuttavia esistono motivi di tensione.

Da un lato, il sistema delle alleanze Usa in Asia sembra puntare all’isolamento della Cina.

Dall’altro, il Dragone sta riarmandosi e affermandosi su piano geostrategico, come dimostra il progetto di costruire una portaerei e la presenza militare nel Golfo di Aden per contrastare la pirateria.

Pechino non digerisce i legami militari americani con Giappone, Corea del Sud, Australia e India. Per controbilanciarli, promuove sistemi di alleanze regionali come l’East Asian Summit, l’Association of Southeast Asian Nations (ASEAN)+3 e la Shanghai Cooperation Organization.

Taiwan.
Da quando il Guomindang è tornato al potere a Taipei, le relazioni tra le “due Cine” - o tra “madrepatria e provincia” che dir si voglia - sono migliorate, con tanto di collegamenti aerei diretti. Tuttavia permane la tensione tra Pechino e Washington sulla vendita di armi americane a Taiwan.

A ottobre 2008, Bush ha approvato un nuovo rifornimento per gli arsenali dell’isola: il sistema missilistico difensivo PAC-3, 30 elicotteri Apache e 330 missili Patriot, per un totale di 6,5 miliardi di dollari.

La Repubblica Popolare ha reagito congelando le consultazioni bilaterali e le reciproche visite militari.

Economia.
I due Paesi sono sempre più interdipendenti, inutile fare riferimento per l’ennesima volta all’immagine dei “galeotti incatenati“. Ricordiamo invece le cifre: il commercio bilaterale è cresciuto dai 2,5 miliardi di dollari del 1979 agli oltre 400 del 2008 e, a novembre dell’anno scorso, gli investitori cinesi erano i maggiori compratori stranieri di bond emessi dal Tesoro americano, per un investimento complessivo di 682 miliardi di dollari.

Ma Obama, tramite il suo segretario al Tesoro Tim Geithner, ha già accusato la Cina di manipolare il valore del renminbi, sottostimandolo per favorire il proprio export. Altre accuse riguardano i diritti del lavoro, la proprietà intellettuale e il libero accesso al mercato cinese per le imprese straniere.

Bush ha sempre optato per gli accordi al vertice, il nuovo presidente è invece più esposto alle pressioni del congresso verso misure più drastiche, anche perché l’America è in crisi e la disoccupazione cresce.

Ma eventuali sanzioni potrebbero provocare una reazione uguale e contraria di Pechino nei confronti delle merci americane - la voce del commercio bilaterale che ha registrato la maggiore crescita negli ultimi anni - danneggiando entrambi i Paesi.

Diritti umani.
Sia Obama sia Hillary Clinton si sono parecchio esposti in campagna elettorale contro quelli che gli Usa giudicano regimi liberticidi. E’ probabile che la nuova amministrazione faccia pressioni non solo perché la Cina migliori i propri standard interni, ma anche affinché tolga il proprio sostegno ai Paesi che gli Usa giudicano responsabili di genocidi o che comunque gradiscono poco: Iran e Sudan su tutti.

Ma la Cina applica il principio di non intromissione negli affari domestici degli altri Paesi, anche perché punta alle risorse energetiche e naturali di chiunque sia disposto a vendergliele. Ovviamente rifiuta anche qualsiasi intrusione nella propria politica interna, tasto sul quale è piuttosto suscettibile.

Ambiente.
Cina e Usa sono i maggiori consumatori di energia e produttori di emissioni carboniche. A giugno, i due Paesi hanno siglato il Ten Year Energy and Environment Cooperation agreement, primo passo di una “green partnership” che punta alla riduzione congiunta dei gas serra e della dipendenza dai combustibili fossili. Per ottenere lo scopo, è previsto anche il trasferimento di tecnologia verde americana oltre Muraglia.

Rimangono forti differenze sulla valutazione del reciproco impatto ambientale. La Cina emette ormai più Co2 degli Usa a livello assoluto, ma gli americani sono infinitamente più inquinanti dei cinesi in termini pro capite.

CCTV taglia il discorso inaugurale di Obama mentre fa riferimento alla sconfitta del comunismo

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares