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Il Governo taglia i fondi ai Giornali


I tagli all’editoria contenuti nella manovra economica un primo scossone l’hanno prodotto: Secolo d’Italia, Manifesto, Liberazione, Padania, Avvenire, Unita’ ed Europa hanno dato vita ad un coordinamento con la Fnsi, mentre Mediacoop fissa al 23 settembre una assemblea straordinaria dell’editoria e dell’emittenza cooperativa. "Non amo il giornalismo sfogatoio dove puoi attribuire la responsabilita’ di ogni male a chi vuoi", esordisce il direttore del settimanale ’Left’, coinvolto nei tagli della manovra. "Non mi piace attribuirla ai fantomatici poteri occulti - aggiunge Di Maula - e’ una pratica, questa, cieca e pigra". Non e’ affatto un chiamarsi fuori, tutt’altro. "Al di la’ della provocazione, la tessera P2 n. 1816 al governo esiste e lotta contro di noi, e’ evidente - spiega Di Maula - la ragione dei tagli di Berlusconi: i messaggi, i suoi messaggi importanti non devono essere veicolati da giornalisti intellettualmente autonomi e indipendenti. I su!


 oi messaggi devono passare altrove e le interviste si devono fare nei talk show con signorine e con signorini accondiscendenti, i personaggi non si devono criticare ma esaltare o massacrare: la violenza sessuale non deve essere una notizia ma uno strumento propagandistico ad uso elettorale e di restaurazione culturale". Insomma, "il Re media vuole con il controllo del contenitore dare anche un nome alle parole e oggi con il voto di fiducia e’ riuscito nell’opera...Il Re media ha vinto, assicurandosi il consenso per governare altri 100 anni", continua Di Maula. "Complice forse anche - avverte il direttore di ’Left’ - il sindacato che in questi anni si e’ occupato piu’ di conservare se stesso che difendere la missione di un’intera categoria: ben venga allora il risveglio dell’Ordine con il suo massimo dirigente, Del Boca, che oggi striglia l’Usigrai dicendo ’meglio sarebbe stato se si fosse battuta per assicurare ai direttori piu’ autonomia..senza dover rendere conto ai potenti e ai potentini che in Rai abitualmente sono di casa". Pertanto, "spero davvero che con la discussione della legge finanziaria si possa riavviare la battaglia sulla liberta’ ed autonomia dell’informazione e rilanciarla con nuovi contenuti perche’ il modello informativo cosi’ com’e’ non serve - conclude Di Maula - a nulla e men che meno alla societa’, per cui occorre rivedere regole e modalita’ di finanziamento alle testate che per numero di giornalisti occupati e missione culturale e politica possono garantire democrazia e sviluppo: si taglino insomma i giornalini di parrocchia e quelle testate che non garantiranno lavoro stabile ai giornalisti".

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