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“Notte” di Carmine Carbone

“Era come se inconsciamente quella cicatrice mi ricordasse il mio passato, il mio incidente, il mio presente e la mia condizione”

Barbone, senza fissa dimora, clochard. Ci sono mille modi per definire una persona che vive avendo come unico tetto un manto di stelle. Carmine Carbone ha deciso di dedicare un libro intero a queste persone, raccontando un po’ la loro dimensione e i loro punti di vista. Ha deciso di dare voce proprio a chi viene spesso accantonato dalla società.

Il protagonista che rappresenta la categoria è Dave. È un ragazzo che aveva immaginato tutt’altro tipo di vita. Il suo cuore batteva per la musica e insieme a una band girava per i locali per farsi conoscere. Ma qualcosa d’inaspettato è arrivato sconvolgendo completamente la sua routine. Pagina dopo pagina, racconta i suoi episodi di vita con flashback improvvisi, descrive persone di etnie diverse accanto a sé, sensibilizzando il lettore alla tolleranza verso culture diverse. Tutti hanno una storia da raccontare. Zingari, cinesi, greci, non importa da dove essi provengano, la cosa più importante da ricordare sempre è che con sé portano dietro le loro abitudini, le loro tradizioni.

Con una narrazione molto semplice e diretta, “Notte” racchiude una carica di umanità andata persa in una quotidianità diventata ormai troppo frenetica. Questo libro fa vedere la vita da un’altra prospettiva, di cui solitamente non si è abituati a leggere. Non ci sono storie d’amore con “happy ending” né scene alla “50 sfumature di grigio”, ma si tratta di un racconto lineare dove la solidarietà e la tolleranza fanno da sfondo.

Carbone descrive i problemi che si incontrano vivendo per strada, dalla prepotenza di altri clochard alla speranza di cibo. La vita per Dave non era semplice eppure aveva trovato il modo di apprezzarla anche così. C’è da dire però, che il libro lascia l’amaro in bocca: il finale è del tutto inaspettato.

 

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