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Nostalgia del calcio che fu

I tifosi più giovani non hanno motivo di non pensare che i rituali del calcio sono sempre stati quelli a cui loro assistono. In realtà non è proprio così, e cito qualche esempio.

LO SPEZZATINO
Quando ero bambino le partite si giocavano alle 14,30 della domenica pomeriggio. Punto. Era come un punto di riferimento (allora ce ne erano tanti) sul quale far ruotare tutto il resto, una certezza, come il pranzo di Natale o l’inizio dell’anno scolastico. Oggi vediamo tutti cos’è diventato, per compiacere il circo televisivo si gioca a tutte le ore di tutti i giorni, e sarà magari anche più comodo ma a me personalmente crea fastidio e irritazione. Soprattutto se pensiamo che degli spropositati diritti televisivi che ne derivano i veri beneficiari sono i calciatori, giovanotti che nel 99% dei casi se guadagnassero cifre con uno (o a volte due) zeri in meno potrebbero comunque fare saLti di gioia carpiati.

I NUMERI SULLE MAGLIE
77, 45, 22, 107: sembrano le estrazioni del superenalotto. Una volta i numeri andavano dall’1 all’11, come è giusto e ragionevole che sia, il terzino sinistro aveva il 3 e l’ala destra il 7: elemento di ordine e riconoscibilità, che aiutava anche i profani a capire e penetrare nei meccanismi del calcio.

ALTRI NUMERI


E’ tutto un dissertare dei cosidetti “schemi”: 4-3-3, 4-2-3-1 ecc. A chi interessa sapere quale schema adotterà l’allenatore in quella tal partita? Cosa aggiunge alla comprensione del gioco, cosa modifica del giudizio che alla fine sarà emesso sul gioco e – soprattutto – sul risultato?

I BALLETTI DOPO IL GOL
Ormai non c’è squadra che, quando segna un gol, non si esibisca in danze, pose collettive, trenini, balletti propiziatori studiati evidentemente con grande accuratezza coreografica durante tutta la settimana. Pensano di dare un contributo allo spettacolo? Non se ne sentiva proprio la mancanza

I COMMENTATORI
Non basta il telecronista, serve il “commentatore”, quella seconda voce fastidiosa (mi ricordo Bagni, meno manle che non c’è più!) che si insinua nelle pause della descrizione delle azioni per esprimere aggiunte il più delle volte banali,spesso fuori luogo e sempre superflue. Secondo me si spiega solo con la crisi del mercato del lavoro, offrendo una fonte di reddito ad alcuni volonterosi ex calciatori.

SCANDALI
Quelli no, c’erano anche prima
 

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