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 Home page > Attualità > Cultura > Non siamo poi così diversi dalle rondini, Corrida #43

Non siamo poi così diversi dalle rondini, Corrida #43

 

L’unico racconto pubblicato a puntate sulla rete che è un po’ come la vita: si sa quando e come inizia, ma non si sa mai bene dove vada a finire.

per chi si fosse perso qualcosa, eccovi la puntata precedente

.43


Ninfa solcava le onde con docile maestria, sembrava danzare sulle movenze che il tempo aveva con pazienza modulato sulla sua chiglia. Sembrava ubbidire a regole imperscrutabili di ordine metafisico, trascendentale, ultraterreno.

L’alba iniziò a farsi strada sulle creste delle piccole onde, e la spuma dalla chiglia iniziò a colorarsi di uno strano arancione e rosa, dipingendo acquerelli evanescenti, ideogrammi di acqua e luce.

Ce ne stavamo in silenzio, inalando a distratti sospiri il vento fresco, cercando di tramutarlo dentro di noi in qualcosa di simile al calore. Il mare aperto spoglia dei vestiti il viandante, lo rende pelle nuda alle intemperie, pelle nuda e screpolata a vento, sole, acqua e sale.

Ogni volta che ripenso a quel mare, sento una piccola fitta nell’addome, come quando da esiliati si pensa alla casa, al calore del camino, e si prova un lievo tepore nelle orecchie, una sorta di musicalità e caldo, si annusa l’aroma dei mobili scelti dalle nostre stesse mani, passando le dita su ogni minima venatura del legno.
Avevo visto talmente tanto mare, e mare aperto, oceano, nella mia vita, che probabilmente la scelta più azzeccata sarebbe stata quella di finire davvero su di un peschereccio, o che ne so, mozzo di una qualche impresa transoceanica.

Anche pirata, ma di quelli che hanno entrambi gli occhi, entrambe le gambe, e non parlano coi pappagalli. E che soprattutto non sotterrano tesori per non andare mai più a ricercarli.

La costa europea iniziava a confondersi come una sottile nebbiolina.

Girarsi indietro, voltarsi verso il passato è sempre come fissare il mondo attraverso una sottile foschia. Ci si addentra facendo strada con le mani tra i ricordi, quelli ben lucidi e definiti, quelli stravolti da mimiche di pensiero, quelli fatti propri ma in realtà inventati. Un viandante che non sappia girare nuovamente le spalle e guardare avanti rimane fisso a scordare il futuro per rimirare il passato, finendo per chiedersi dove si sia volatilizzato.


Mi girai in avanti e osservai l’immensa ed oscura luminosità del mare. Mi chiedevo tra me e me come mai facesse quell’anziano capitano, o pilota che fosse, quello che stava al timone, insomma, a sapere la rotta. Come si fa, mi chiedevo, in tanto "nulla" aperto, tutto identico a se stesso, a decidere che si deve andare di qua o di là. Uno ha una cartina, è ovvio, ma quella è gente che naviga con le stelle, e con lo strascico di sole. E’ probabile che a passare una vita intera a mollo si finisca per agitarsi ed irrigidirsi come aghi di bussole con la scelta della rotta giusta.

Alle spalle il passato, davanti a me, un presente, un futuro che in realtà era passato anch’esso. Mi chiedevo dopo tutto questo tempo cosa ne fosse stato degli Stati Uniti. Cosa fosse cambiato, se potessi ancora avere diritto a chiamarli "casa".

Mi guardavo intorno, e osservavo avvolti dal silenzio e da lacere coperte, i visi rischiarati dal tenue sole, di chi la casa l’aveva lasciata sicuro di non farci ritorno. Senza la minima certezza di un lavoro, di un nuovo tetto, di essere accettati.

Siamo nomadi.

L’uomo è animale, ed è animale nomade.
Sfrutta tutte le riserve e materie prime di un luogo per andare poi a sfruttarne un altro ancora. Si copre la testa sotto un tetto, ma per semplice comodità, solo perchè una casa è più accogliente di una grotta. Ma la natura ci ha pensato conformi alle grotte.

Non siamo differenti dalle rondini.

Non siamo differenti dalle berte.

Sapete cosa sono le berte?

Sono uccelli, che vivono nel mediterraneo e nell’atlantico, piuttosto simili ai gabbiani, pesi appena 400 grammi.

Ogni anno compiono un tragitto di 20.000 chilometri, che dalle coste della Gran Bretagna, le porta a sfiorare l’Africa occidentale per poi scendere fino alle coste estreme del Sud America e ritornare alla Gran Bretagna dopo aver attraversato una parte dell’America Meridionale e aver costeggiato molto al largo gli Stati Uniti.

Non credo portino documenti con sè, e temo che non lavorino, in nessuno di questi paesi.

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