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Non fuma ma è romeno: massacrato di botte. Torna la romenofobia nella capitale

L’aggressione razzista ad opera di tre giovanissimi di Ostia è avvenuta qualche giorno fa nel quartiere romano di Ponte Galeria.

Non fuma ma è romeno: massacrato di botte. Torna la romenofobia nella capitale

Sono tre minorenni romani, aventi un’età compresa tra i diciassette ed i diciotto anni, gli autori dell’aggressione a sfondo razziale subita alcuni giorni fa nel quartiere di Ponte Galeria, periferia occidentale della capitale, da un ragazzino romeno colpevole solamente di non fumare. I tre, infatti, una volta individuata la propria vittima proprio in base alla sua nazionalità lo hanno fermato per strada chiedendogli una sigaretta. Alla risposta negativa del ragazzo, che tra l’altro non fuma proprio, hanno iniziato a tempestarlo di calci e pugni, riducendolo ad una maschera di sangue. Lo hanno pure pesantemente insultato gridandogli “romeno, zingaro di m…” e “Tua madre cosa fa? La m… come tutte le romene?”.
 
La vittima è però riuscita con la forza della disperazione a rifugiarsi in una casetta di campagna che sorge nei pressi, abitata da suoi connazionali nonché conoscenti. Qui ha potuto curare le ferite e chiamare i carabinieri che, dopo qualche giorno, con l’accusa di lesioni aggravate dall’odio razziale hanno fermato e denunciato i tre minorenni di Ostia. Il giorno successivo, però, da un cavalcavia nei pressi dell’abitazione ove si era rifugiato il ragazzo pestato è stata lanciata una bottiglia molotov verso la casa che solo per un difetto di mira del lanciatore non è andata a fuoco. Infatti la molotov ha colpito, incenerendolo, il “dehor” dell’abitazione ma nessuno ha subito lesioni. Ora i carabinieri, che già avevano denunciato i tre per l’aggressione al ragazzino, stanno indagando al fine di appurare che gli indagati non siano pure gli autori dell’attentato incendiario che per un puro caso non si è trasformato in tragedia.
 
Torna dunque a Roma il fuoco purificatore contro la nazionalità immigrata più odiata e dileggiata d’Italia, i Romeni per l’appunto, dipinti dall’opinione pubblica come un insieme di zingari, prostitute, badanti infedeli e delinquenti. Per l’ennesima volta dunque la più numerosa comunità di immigrati, stime parlano di un milione e centomila cittadini del paese danubiano in Italia, a Roma viene fatta oggetto di un attacco squadristico nella trattazione del quale, però, la stampa italiana è stata a dir poco “distratta”: il pensiero corrente infatti è che in fondo in fondo i romeni si meritino questo trattamento anche se innocenti minori. Non sono certo come gli altri immigrati, albanesi, bengalesi e sudamericani che, a parte qualche mela marcia, vengono in Italia a lavorare: loro no, sono dei delinquenti nati. Così la stampa di Bucarest descrive quotidianamente il pensiero degli italiani nei confronti dei loro connazionali. In realtà la stampa del paese danubiano non è che abbia tutti i torti: i giornali italiani amano dare il massimo risalto ai crimini commessi dai discendenti degli antichi Daci ma quando uno dei cittadini dell’unico paese latino dell’Europa centro- orientale riveste il ruolo di vittima confinano la notizia relativa in quattro righe nelle pagine interne.
 
Il disprezzo verso i romeni, poi, in Italia non è patrimonio esclusivo degli autoctoni ma anche e soprattutto degli altri stranieri: non è infrequente assistere nelle nostre città ad aggressioni a sfondo razziale perpetrate contro di loro da immigrati magrebini, albanesi o sudamericani. Non sempre, come superficialmente si potrebbe essere portati a pensare, queste aggressioni avvengono tra appartenenti al mondo della malavita, molte volte sono dettate unicamente dal disprezzo verso la nazionalità romena. Troppe volte questi crimini, come sottolinea la Caritas nazionale, non vengono neanche denunciati giacché i romeni pensano sia inutile farlo: “Tanto noi avremmo sempre torto!” dicono. 

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