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Non fatevi fregare dalla "Resilienza"...

Un termine particolarmente usato, e abusato, nell’ultimo periodo è: “Resilienza”. Lo troviamo un po’ dappertutto: dagli articoli sui giornali femminili e di attualità, alle sentenze che vengono costantemente ri-diffuse sui social network.

Il termine, preso a prestito dal mondo della Fisica, con il significato di: “Capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi”, è da tempo utilizzato in Psicologia per indicare le persone che: “sono in grado di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà, di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza alienare la propria identità.”.

Ecco: questa reinterpretazione del termine “resilienza” è una vera e propria fregatura. In pratica, vogliono metterci in testa che, le persone forti, quelle che – pur essendo sensibili – hanno un alto senso della dignità personale, e sanno affrontare la vita senza lasciarsi abbattere troppo dagli eventi negativi, sono “resilienti”. Al pari di un materiale inerte che è in grado di assorbire gli urti.

Nossignore: questo termine non va utilizzato per le persone che, a dispetto degli aspetti bui e gravi che la vita porta a ognuno, sono in grado di cadere e rialzarsi, andare avanti, rimboccarsi le maniche, provare dolore ma affrontarlo. Far sì che le esperienze della vita, siano un’opportunità di crescita e non di decadimento psichico.

Il valore delle persone sensibili ma forti, deve essere espresso con tutti i colori che questo tipo di carattere porta con sé. Non è negazione degli eventi negativi, è saperli vivere tutti fino in fondo. Trarne insegnamento. E’ la capacità, non di adattarsi agli eventi negativi, ma di evolvere anche grazie ad essi.

E’ la capacità di dare un senso ad ogni cosa. E’ vivere profondamente. E’ sapere di poter far conto su se stessi.

Resilienza: un termine arido, come i materiali inerti che presentano la resilienza come caratteristica maggiore. Si usano i “materiali resilienti” per poter contare sulla loro particolare capacità di assorbire i colpi, gli urti.

Nel periodo storico in cui viviamo, in cui agli esseri umani è stata fatta perdere umanità, scambiandola con altri criteri, e chiamando gli umani con termini quali: “consumatori” “contribuenti” “elettori”, non ci serve essere appellati anche come “resilienti”.

Siamo esseri umani, magari maggiormente capaci di affrontare la Vita. Ma mai e poi mai, “resilienti”. Un termine che, peraltro, somiglia a quelli utilizzati per gli abitanti di qualche strano pianeta dei personaggi di Spazio 1999.

Non fatevi fregare dal termine “Resilienza”: anche questo, è un attacco alla dignità umana. Non di piccola entità.

E' un termine molto utile a chi sta facendo degli esseri umani, solo carne da macello, ma in grado di resistere. Siete proprio sicuri, di voler essere considerati "Resilienti"?

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di maurizio zippoli (---.---.---.104) 4 luglio 2016 08:25

    Un saluto!
    Sono d’accordo, fortemente; vogliamo allora cominciare a discutere dell’uso e abuso di "gestire"?
    cito dalla treccani:

    gestire¹ v. intr. [dal lat. gestire, der. di gestus -us "gesto"] (io gestisco, tu gestisci, ecc.; aus. avere). - [fare gesti: attore che gestisce troppo] ≈ [→ GESTICOLARE].
    gestire² [tratto da gestione] (io gestisco, tu gestisci, ecc.). - ■ v. tr. 1. (econ.) [provvedere alla gestione di beni, affari, servizi e sim.: g. un albergo, un ente] ≈ amministrare, condurre. ‖ dirigere. 2. (estens.) [provvedere alla direzione logistica di qualcosa, anche fig.: g. un’organizzazione, una situazione] ≈ condurre, controllare, dirigere, governare, guidare, pilotare, sovrintendere (a). 3. (fig.) [servirsi con equilibrio di ciò di cui si dispone: non saper g. le proprie forze] ≈ amministrare, distribuire, dosare, ripartire. ■ gestirsi v. rifl. [essere in grado di provvedere a sé stesso: è uno che sa g.; devi imparare a gestirti meglio] ≈ amministrarsi, fare da solo, organizzarsi. ‖ arrangiarsi, (fam.) cavarsela.

    Perciò, si possono gestire le emozioni, i sentimenti, i rapporti con le persone? e - con buona pace delle femministe - che pure sostengo ed ho sostenuto - si può gestire l’utero? o rischiamo davvero di rendere azienda ogni cosa?
    (azienda sanitaria, azienda scuola.....)
    buone cose
    Maurizio Zippoli

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