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 Home page > Attualità > Società > Non è un paese per donne, ma di tanti ipocriti propositi

Non è un paese per donne, ma di tanti ipocriti propositi

 

Anche la festa dell’8 marzo quest’anno vorrebbe evadere dalla ritualità a cadenza annuale per “ricordare a tutti, come scrive Michela Murgia, che per molte donne essere donna ancora oggi significa tutto tranne che una festa”. Sarebbe più corretto parlare di maggioranza delle donne che si trovano sacrificate ovunque: sul posto di lavoro, per le poche che ce l’hanno, e per la maggioranza che rimane a casa a cui spesso non va meglio, perché non viene riconosciuto un minimo di gratificazione per un lavoro straordinario.
 
E anche le parole, che volano oggi ovunque, non aiutano a dissipare i dubbi non tanto sulla teoria della liberazione femminile quanto sulla pratica quotidiana, quella che poi conta davvero, tutto l’anno. Persino nelle parole del ministro Fornero, una donna fortunata che ha raggiunto una visibilità adeguata, si percepisce solo la speranza che la riforma del mercato del lavoro “rafforzerà i segmenti deboli. E quello più debole è rappresentato proprio dalle donne”. Ma è la diagnosi del ministro che è sbagliata quando afferma che “per le donne è difficile farsi valere sul lavoro perché non abbiamo una società basata sul merito".
 
Finora, il ministro, l’uguaglianza dei sessi, l’ha ottenuta solo con l’innalzamento dell’età pensionabile per le donne, che sono costrette anche a impegnarsi con figli e famiglia, in assenza di strutture pubbliche adeguate. Ed è su questi aspetti critici che si gioca, per le donne che lavorano e per le poche ai posti di comando, l’affermazione delle proprie capacità anche sul posto di lavoro. Non è solo una questione di merito è una questione di arretratezza della società italiana, della pubblica amministrazione come delle imprese che, a differenza di altri paesi decantati ma non imitati, non fanno nulla per liberare quel potenziale che le donne possiedono.
 
Allumiere - 8 marzo 2012 - Artisti di stradaMa percorrendo i tanti 8 marzo nella nostra penisola, si scopre che non sono solo le grandi città quelle dove le donne cercano di far sentire la propria voce. Anche nei paesi, come ad Allumiere, in provincia di Roma, le donne associate sotto la sigla significativa di “Se non ora quando?”, capaci di utilizzare bene Internet e comunicare con Facebook e posta elettronica, hanno organizzato la loro sacrosanta festa, con i propri soldi, con i dolci fatti a casa, i bambini che giocano sulla piazza.
 
Così, tra un messaggio del Sindaco, presente in piazza, e una poesia scritta e letta dal poeta dialettale Piero Pennesi, insieme a tante affermazioni di principi universali, le donne hanno voluto denunciare non solo la mancanza di un’uguaglianza vera tra i sessi ma una sistematica violenza esercitata contro di loro e che la cronaca non manca di arricchire quotidianamente con tutti i particolari.
 
E così che senso ha parlare di una società “non ancora” basata sul merito se la donna viene considerata troppo spesso un animale da punire se solo prova ad affermare la propria libertà? Quello che non funziona, spesso, lo conosciamo tutti ma non è sufficiente ricordarlo tutti i giorni per azzerare più che un gap una vera una maledizione culturale.

Commenti all'articolo

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.185) 9 marzo 2012 10:36
    Damiano Mazzotti

    Infatti... Siamo rimasti fermi alle chiacchere... come quando si mette un viceministro giovane per regalare uno zuccherino ai più giovani... Solo quando ci sarà un Presidente del Consiglio donna e un Presidente della Repubblica donna, le cose cambieranno veramente in Italia...

    Solo allora si inizierà a investire nelle scuole, materne, primarie e secondarie, e finalmente le italiane e gli italiani inizieranno a parlare in inglese come Dio comanda, in molti casi, e in modo perlomeno decente in tutti gli altri... E solo a quel punto, fra dieci anni, l’Italia uscirà dall’immobilità...

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