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No agli insegnanti di sostegno a tempo, prima le esigenze dei disabili

Recentemente alcuni opinionisti, tra cui Adriano Sofri, e una parte degli insegnanti hanno criticato un aspetto specifico del disegno di legge sulla riforma della scuola: la necessità che gli insegnanti di sostegno non possano cambiare la loro attività e che quindi non sia più consentita l’opzione della reversibilità di questo tipo di insegnamento.

L’associazione Fish (federazione italiana per il superamento dell’handicap) e altri ritengono che questa parte del disegno di legge debba essere mantenuta.

Di quanto successo ci si occupa in un articolo pubblicato su www.redattoresociale.it.

Secondo Sofri l’insegnante di sostegno dovrebbe rimanere un’opzione reversibile, com’è adesso, con la possibilità, sempre aperta, di accedere ad altri ruoli.

Non solo: anche un’eccessiva specializzazione sulle patologie va guardata con sospetto, per Sofri: perché si rischia una “medicalizzazione” della disabilità a scuola, contraria allo spirito di “inclusione” che, invece, dovrebbe prevalere.

E Fish, insieme all’Edf (European disability forum) ha lanciato una campagna, o meglio una “contro campagna”, in risposta agli articoli apparsi su “La Repubblica”: Sofri, giovedì scorso, ma anche Zunino, il giorno successivo.

“Una campagna – spiega Fish – anche mediatica, contro la riforma del sostegno da noi auspicata”.

L’invito è quindi a scrivere alla redazione del quotidiano Repubblica, criticando le posizioni espresse dai due giornalisti e sostenendo la proposta di Fish.

A questo scopo, la federazione ha diramato, insieme alla nota, una bozza di replica: “Le polemiche di alcune organizzazioni di docenti contro la riforma del sostegno – si legge – sconcertano e amareggiano i genitori di quegli alunni ed ex alunni che la scuola italiana non ha incluso, ma discriminato anche rispetto agli alunni con altre disabilità.

La scuola deve essere innanzitutto degli alunni, compresi quelli con gravi disabilità di apprendimento, gli invisibili fra gli invisibili, gli ultimi fra gli ultimi. Anche loro sono cittadini a pieno titolo, e meritano opportunità di apprendimento e di sviluppo insieme ai coetanei”.

Anche Gianluca Nicoletti, giornalista e padre di un ragazzo disabile, ha criticato duramente, nel suo blog, la posizione espressa da Adriano Sofri.

“Sostegno a tempo”, una “pacchia” che deve finire, ha scritto Nicoletti.

Per quanto riguarda la “reversibilità” del sostegno, “che gli insegnanti si preoccupino non mi stupisce – commenta Nicoletti – sarebbe la fine di una pacchia che permette a parecchi di loro (non dico tutti) di velocizzare con la scorciatoia del sostegno le loro carriere, facendo finta per un periodo di tempo di avere competenza nel trattare soggetti disabili”.

E a Sofri, Nicoletti spiega: “Occuparsi di un ragazzo come il mio non è una simpatica esperienza da provare per sentirsi migliori, non è come un corso di Tai Chi o qualche giorno di volontariato in periferia.

Soprattutto non deve occupare un insegnante a patto che riesca a suscitare idee e stimoli, salvo poi mollare tutto quando si accorge di non essere adatto a quel lavoro”.

Da genitore, poi, Nicoletti testimonia che “non ne possiamo più di telefonate a casa perché il ragazzo è agitato, di vedere i nostri figli buttati in un corridoio, in un cortile, di dovere essere noi a spiegare, a convincere, a pregare come fosse una carità di non tenere i ragazzi in parcheggio durante l’orario scolastico con la scusa che nessuno sa esattamente come comportarsi con loro”.

Le valutazioni espresse sia da Fish che da Nicoletti mi sembrano più che condivisibili e le esigenze degli studenti disabili devono venire prima di tutto, anche prima delle esigenze, peraltro talvolta più che discutibili, degli insegnanti.

E ciò dimostra che spesso le proteste degli insegnanti nei confronti del disegno di legge del governo sulla riforma della scuola dipendono dalla loro volontà di mantenere dei privilegi e di salvaguardare solamente loro interessi corporativi.

Foto: http://www.fishonlus.it

Questo articolo è stato pubblicato qui

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