• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Cronaca > No Tav: occupata la sede di Repubblica

No Tav: occupata la sede di Repubblica

Il collettivo Teatro Valle Occupato ha appena annunciato, tramite la sua pagina ufficiale su Facebook, che un gruppo di manifestanti ha occupato la redazione romana de La Repubblica, "in solidarietà con il popolo No Tav".

Il gruppo del Teatro Valle, "occupy for life", intende con questa azione denunciare l'opera di disinformazione e censura condotta, a loro dire, dal quotidiano La Repubblica. Ecco il testo del comunicato:

 

 

occupata sede repubblica a roma

REPUBBLICA, TI MANCA UN PEZZO

TOGLIAMO IL BAVAGLIO ALLA VALSUSA

 

Per chi come noi conosce e ama la Val Susa e la lotta dei suoi abitanti, non è possibile rimanere in silenzio di fronte al trattamento che il vostro giornale, al pari della stragrande maggioranza dei media mainstream, sta riservando ai fatti di questi giorni. Ci sembra che in nome della libertà di stampa si stiano in realtà perseguendo tutt'altri obiettivi: invece di fornire un'informazione il più possibile esauriente ed imparziale sui fatti, si sceglie di presentarne una piccola parte, isolati dal loro contesto, per formare un'opinione.

 

Quest'opinione è riassumibile così: TINA – There Is No Alternative, e chiunque voglia affermare una verità differente, con la forza e la ragione dei propri discorsi e dei propri corpi, viene bollato come un individuo pericoloso e violento, fuori da ogni regola di convivenza democratica e ostile all'ineluttabile progresso.

 

Dopo la manifestazione del 25 Febbraio, poco e niente si è riferito delle decine di migliaia di persone che hanno marciato da Bussoleno a Susa per ribadire le ragioni del movimento NO TAV e per protestare contro la maxi-operazione giudiziaria promossa dal procuratore Caselli, e molto invece della provocazione della polizia alla stazione di Torino: come sempre, sbatti il violento in prima pagina.

 

Mentre Luca Abbà lottava tra la vita e la morte, e mentre centinaia di persone venivano malmenate dalle forze dell'ordine, con cariche violentissime e indiscriminate e una caccia all'uomo fin dentro il centro del paese, voi ritenevate che la notizia principale da dare fosse quella sull'eroico carabiniere che stoicamente resisteva agli “insulti” di un ragazzo che avete bollato come “squadrista”, e che questo fotografasse perfettamente cosa stesse succedendo in quelle ore.

 

Non siamo giornalisti, ma crediamo che chi fa questo mestiere non possa prescindere dal riportare una pluralità di voci nel racconto di qualcosa di complesso come la realtà. Rimaniamo allibiti di fronte alla scelta che avete fatto in questi giorni: l'unica voce che fate ascoltare è quella di chi ha già tutti i mezzi per farsi sentire, quella del governo di unità nazionale. Ogni altra posizione è destinata al silenzio, o, peggio, ad essere mistificata, riducendola al ruolo costruito a tavolino dell'estremismo.

Guardiamo a ieri: il discorso del premier si fa le domande e si da le risposte: tutte vere, tutte giuste.

E basate, parole sue, su rapporti costi – benefici che sono ancora da completare.

Pensiamo che sia compito di un'informazione plurale porre altre domande. Quello sulla reale utilità di questo progetto, quelle sui rischi per la salute e sull'ambiente, quelle sui costi e su come diversamente potrebbero essere usati quei soldi pubblici. A queste domande ci sono già molte risposte che vengono riprese anche dall' Economist e da Travaglio vostri alleati contro il governo Berlusconi e che ora non appaiono neanche in un trafiletto del vostro giornale.

 

Vi manca un pezzo appunto. Quello che parla di una valle che ha il coraggio di difendere da quasi 20 anni il proprio territorio, quello delle cariche della polizia che colpiscono a caso, quello degli oltre 50 feriti seguiti allo sgombero di Chianocco, quello di un invasione militare che non si ferma neanche davanti alla tragedia di Luca.

 

Voi che avete lottato contro la legge bavaglio oggi state, di fatto, imbavagliando la voce di una valle intera.

 

Giovani, studenti e precari – che a differenza di Monti non vedono nella TAV la soluzione al loro futuro.

 

 

4 cm di Tav = 1 anno di pensione.

 

 

3 metri di Tav = 4 sezioni di scuola materna.

 

 

500 metri di Tav = 1 ospedale da 1200 posti letto,

226 ambulatori, 38 sale operatorie.

 

 

1 km di Tav = un anno di tasse universitarie per 250 mila studenti, oppure 55 nuovi treni pendolari.

 

 

TUTTA LA TAV= reddito sociale per tutti!

 

 

 Sabato 3/3 h 15

 

P.le Tiburtino

 

Corteo

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.152) 3 marzo 2012 15:41

    NO TAV NO TAV NO TAV

  • Di paolo (---.---.---.73) 3 marzo 2012 20:55

    Se qualcuno aveva ancora dei dubbi ,adesso dovrebbe avere capito .
    La TAV (o il TAV come dir si voglia) è soltanto un pretesto .Era già chiaro anche in alcuni articoli pubblicati su AgoraVox .
    All’alba del 2012 l’Italia ,grazie ad una classe politica indecente che è stata commissariata dall’Europa e posta sotto affidamento di pool di tecnocrati ,ci ritroviamo nuovamente di fronte agli stessi problemi che hanno caratterizzato la fine degli anni sessanta e i due decenni successivi .

    Non c’entra nulla l’esborso per la costruzione dell’opera , non c’entra neanche il dubbio sulla sua utilità . A parte il fatto che i conti ognuno li fa pro domo sua ,chi protesta ,con ogni probabilità , non ci rimette un cent dal momento che ho seri dubbi che sia gente che paga le tasse e presenti una dichiarazione dei redditi .
    Non vale neanche la considerazione che se non si fa la TAV si possono fare opere di maggior utilità ,dal momento che in questo paese non si fa praticamente nulla ,siamo all’empasse totale e lentamente scivoliamo verso il terzo mondo .

    La verità ,cari signori , è che è in corso una lotta politica , con forme di intolleranza estremistica ,che vuole mettere in discussione la struttura dello Stato , le sue istituzioni e le leggi che regolano la vita civile di questo paese.
    Non sono più i tempi di " una bistecca per tutti " o "una casa per tutti " demagogicamente ed ideologicamente sparata qualche decennio or sono , adesso si rivendica il controllo politico delle scelte infrastrutturali che questo paese vuole darsi , nel nome del disagio sociale .

  • Di (---.---.---.136) 4 marzo 2012 21:19

    A proposito del commento di Paolo osservo solo che dovrebbe anche spiegare come mai a oltre 150 anni dalla presunta unità d’Italia per andare da Catania a Palermo occorrono oltre 6 ore, di treno si capisce. Se poi si informa dai pendolari che il treno lo prendono tutti i giorni capirà che le cose sono messe maluccio, mica come per quelli che prendono la Frecciarossa. Ma l’Europa sembra non l’abbia scritto a Monti, è finito l’inchiostro.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares