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Niente più tasse e un bel reddito minimo garantito

Ho già scritto della provocatoria idea di Simon Thorpe di applicare una tassa flat dell’uno per mille sulle transazioni finanziarie (TTF) per sostituire l’insieme di tutte le tasse esistenti; torno volentieri a parlare di questo argomento per un certo numero di motivi che mi sembrano tutti interessanti.

Intanto perché il Parlamento Europeo ha adottato in questi giorni, su proposta della socialista greca Anni Podimata (nella foto), una risoluzione che parla proprio di tassare le transazioni di azioni al 0,1% e dei derivati al 0,01%, contando di recuperare così circa 200 miliardi di euro l’anno (più o meno un quarto delle tasse incamerate dal Tesoro italiano), sempreché i Parlamenti nazionali - che hanno conservato competenza sulla fiscalità - dovessero adottare ed applicare l’imposta.

 Che l’Europarlamento si sia espresso con un voto a larga maggioranza fa però capire che non si tratta della questione cervellotica di un qualche strampalato sognatore d’altri tempi, ma di pragmatiche - e percorribili - operazioni di fiscalità generale.

Ne ha scritto sull’Unità di domenica Federica Mogherini, giovane deputata del PD, in un articolo titolato “Sostenere il disegno di una tassazione UE”, in cui, oltre a chiarire il parere favorevole da parte del maggior partito italiano, parla della necessità di far crescere la mobilitazione popolare attorno al progetto. Inoltre anche una mia lettera relativa alla proposta, pubblicata la settimana scorsa sia sull’Unità che su Il Fatto Quotidiano, è stata ripresa e rilanciata come proposta da adottare sul sito del Movimento 5 Stelle che ad oggi sembra essere una formazione politica (guai a chiamarla “partito”) destinata a rastrellare voti sia a sinistra che tra quelli in libera uscita della destra ex-leghista ed ex-berlusconiana.

Insomma, sembrerebbe che sulla TTF sorprendentemente ci sia un ampio accordo trasversale. Anche a livello europeo le convergenze sono significative, dal momento che la tassazione sulle transazioni finanziarie fu proposta da Nicolas Sarkozy e approvata dalla Merkel, nonostante l’opposizione dei liberali interni al suo governo. Altri oppositori? Il nostro ex-premier, Silvio Berlusconi, che, con il suo raro acume strategico, la definì “ridicola” affermando di aver posto il suo veto (peraltro immediatamente smentito dal portavoce del Consiglio Europeo). Decisamente ostile l’establishment politico-finanziario inglese su cui tornerò più oltre. A favore invece i partiti socialisti di tutta Europa.

Se poi ce la vogliamo dire tutta, bisogna ricordare che la sigla di ATTAC, movimento noto per le accese posizioni antiliberiste finalizzate alla regolamentazione in senso democratico ed ecologista dei processi di globalizzazione, non è altro che l’acronimo di Associazione per la Tassazione delle Transazioni finanziarie e per l'Aiuto ai Cittadini.

I new-global di Attac - da non confondersi, senza però allontanarsene troppo, con i movimenti no-global - di fatto fecero propria l’idea di un'applicazione della Tobin Tax, avanzata già nel '72 da James Tobin, premio Nobel per l’economia, sollevando però le proteste dello stesso ideatore, la cui proposta non era altro che un tentativo di regolamentazione degli scambi internazionali che “doveva servire per diminuire le fluttuazioni dei tassi di cambio”.

Un’operazione (sacrosanta) sulle valute, insomma, con meritorie finalità antispeculative, ma non un’operazione politica o tantomeno ideologica contro i grandi manovratori del Fondo monetario internazionale o del WTO. Per Tobin i ricavi della tassa erano solamente un sottoprodotto di un’operazione antispeculativa, non una manovra per reperire risorse. E probabilmente così è rimasta a lungo, fino a che le ristrettezze economiche che stanno strangolando i paesi europei non hanno modificato qualcosa nell'approccio politico.

Insomma di tassare in qualche modo le transazioni finanziarie se ne parla da decenni (fatti salvi molti politici italiani, esilaranti nelle loro variegate espressioni immortalate in questo video) e pare che già Keynes ne avesse indicato utilità e opportunità negli anni trenta; ma solo ora le condizioni sembrano essere maturate davvero.

Però l’idea di Simon Thorpe, direttore del CNRS dell'Università di Tolosa III, rilanciata dall’articolo di Roberto Casati sul Sole 24ore di cui ho parlato su Agoravox, non si occupa tanto degli aspetti di regolamentazione della speculazione (cosa peraltro che prima viene fatta e meglio è per tutti) quanto dell’uso dei proventi di una tassa flat dell’uno per mille su ogni transazione, che offrirebbe su un vassoio d’argento la possibilità di sostituire tutte le tasse oggi esistenti, aprendo così spazi impensati di rilancio dell'economia; una percentuale appena più alta permetterebbe agli stati di avere enormi surplus da impiegare per strategie di soluzione radicale delle crisi del debito, per pianificare nuovi disegni di investimento e nuovi piani di sviluppo e per immaginare nuove architetture sociali. Roba non trascurabile, direi.

Potete scaricare qui il suo paper con tutti i numeri che servono. Anche se, è bene ricordarselo, è un'imposta che ha un senso compiuto e può dare le sue migliori performace una volta applicata su scala globale.

L'esempio è chiaro: se l’ammontare complessivo delle tasse esistenti nei 13 paesi occidentali più sviluppati - circa 9mila miliardi di dollari nel 2008 - ammonta a un millesimo dell’insieme globale delle transazioni finanziarie - circa 9 trilioni (milioni di miliardi) di dollari (fonte: www.bis.org) - è matematico che una tassa flat dell’uno per mille porterebbe nelle casse di quegli stati lo stesso ammontare complessivo di tutte le tasse in essere, che potrebbero essere sostituite dalla nuova imposta ed eliminate. Allargando l'indagine al resto del mondo pare che lo schema resti lo stesso.

Tirate voi le conseguenze, non vi piacerebbe trovarvi in tasca, disponibili, tutti i soldi che oggi lo stato vi preleva con le tasse, mentre gli speculatori della finanza mondiale le pagano per voi?

Non a caso la Gran Bretagna è uno dei principali oppositori della proposta. Il totale delle sue transazioni finanziarie ammonta, nel periodo preso in esame, ad oltre 2 milioni di miliardi di dollari, mentre le sue tasse complessive a soli 881 miliardi di dollari; ben 2500 volte di meno. Gli interessi in ballo sono veramente giganteschi.

Ma la questione non è finita qui perché anche questa domenica il Sole24ore torna sull’argomento con un articolo di Armando Massarenti dal titolo suggestivo ed estremamente accattivante: “Niente tasse e reddito minimo per tutti”. C’è da vacillare di fronte a parole che se le dicesse un giovanotto un po’ alternativo suonerebbero come l’ennesima riproposizione del buon vecchio comandante Che Guevara (hasta la victoria siempre), ma dette dal filosofo di punta del quotidiano di Confindustria hanno un altro suono.

La citazione di Philippe Van Parijs - altro filosofo-economista, questa volta belga - riportata nel dotto articolo di Massarenti, va trascritta parola per parola: "Eliminate le indennità di disoccupazione, i sistemi pensionistici, i sistemi esistenti di aiuto sociale e di reddito minimo garantito, gli assegni familiari, le riduzioni fiscali e i crediti d’imposta per le persone a carico, le borse di studio, i sussidi per l’impiego, l’aiuto statale alle imprese in difficoltà. Versate però ogni mese, ad ogni cittadino, una somma sufficiente per coprire i bisogni fondamentali di un individuo”. Ebbene, “dove prendere i soldi da redistribuire universalmente col reddito minimo?” si chiede Massarenti davanti al classico dubbio sul reperimento delle risorse. E poi si risponde, ovviamente, con un languido “ma lasciateci sognare” perché la risposta è nella “flat tax di un misero uno per mille sulle transazioni finanziarie”.

Con la proposta Thorpe si prospettava un mondo senza tasse; dopo aver eliminato tutte le tasse, l’IVA, le patrimoniali, l’irpef, l’imu, l’irap e non so che altro; dopo aver visto crollare il prezzo dei carburanti per l’eliminazione delle accise; dopo aver visto crollare i prezzi per il combinato di annullamento di tasse e di taglio drastico delle spese di trasporto; dopo avere visto questo e altro, si può immaginare un rilancio poderoso dell’economia, grazie alle immani risorse improvvisamente accomulatesi nelle tasche di consumatori di nuovo - finalmente - nelle condizioni economiche di poter ri-consumare o anche di investire in nuovi progetti.

Con la proposta Van Parijs ci viene proposto addirittura di usare i proventi della TTF per garantire a tutti, senza guardare in faccia a nessuno, un “reddito di esistenza” che forse mi piace anche di più dell’abolizione delle tasse, nel caso si dovesse scegliere fra le due prospettive (se invece fossero abbinabili sarebbe come aver vinto tutti quanti al superenalotto). Perché l’idea che un essere umano abbia garantito quel minimo che gli dia i mezzi per vivere decentemente cambia la prospettiva sociale e antropologica.

All’essere umano verrebbe riconosciuta la sua essenza di ‘essere sociale’ al posto di quella nefasta ideologia dell’homo homini lupus che ne faceva a priori un furbastro animale feroce (definizione applicabile ai pescecani della finanza speculativa, ma non direi così facilmente generalizzabile).

Vuoi vedere che là dove ha fallito il vecchio Marx con tutti i suoi approfonditi studi di economia politica, alla fine può riuscirci, indirettamente, la speculazione finanziaria e una banale tassa dell’uno per mille sulla medesima? Roba da non credere.

In ogni caso mobilitarsi, far girare l'idea e sostenere la proposta. Intanto c'è una valida variante da firmare, io l'ho già fatto; la trovate qui.

 

Commenti all'articolo

  • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.107) 29 maggio 2012 14:06
    Fabio Della Pergola

    il link al video non sembra funzionare. Lo potete trovare qui http://www.video.mediaset.it/video/...

  • Di (---.---.---.189) 30 maggio 2012 16:15

    Bello.
    Lo sai che c’e’ anche un paese dove crescono le monete d’oro sugli alberi?
    Ma secondo te gli investitori di tutto il mondo sarebbero disposti a pagarti pure il pizzo per comprare roba in euro?
    Gli devi dare tu il pizzo per farti comprare. Ma come si fa a essere così idioti.....
    Se alzi le tasse diminuiscono in maniera proporzionale le transazioni fino a rendere fiscalmente neutro il tuo intervento. Solo degli idioti potrebbero pensare che le monete d’oro crescono sugli alberi.

  • Di (---.---.---.107) 31 maggio 2012 02:27

    se diminuiscono le transazioni - azioni, futures, derivati ecc. - smettono di guadagnare, non ci avevi pensato ? Non necessariamente devono essere tassati anche le transazioni sui titoli di stato, come sembri dire tu.
    L’intervento di tassazione è una percentuale quindi non possono neutralizzarla se non azzerando le transazioni stesse, quindi i loro guadagni. E se anche funzionasse come dici tu, caro furbacchione offensivo, se si azzerassero le speculazioni finanziarie avremmo comunque un risultato importante, visti i risultati attuali.

    In ogni caso il Parlamento Europeo ha approvato la risoluzione in cui raccomanda agli stati di applicarla questa tassa; evidentemente nessuno si è accorto che è da idioti pensare di prendere i soldi là dove sono... meno male che ci sei tu...

    FDP

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