• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Società > Nella redazione di Pride per parlare di informazione e diritti lgbt con (...)

Nella redazione di Pride per parlare di informazione e diritti lgbt con Stefano Bolognini

Ogni mese, dal 1999, parla di politica, attualità nazionale ed estera, società, cultura, cinema, musica, libri, fumetti, internet, viaggi, nightlife, cercando sempre di dare un taglio analitico alle notizie di cui si occupa e offrendo un punto di vista attento e attuale sul mondo gay: si chiama PRIDE, sfogliamo la rivista e ce la facciamo raccontare dal suo direttore; nel tinello di AgoraVox Italia c'è Stefano Bolognini.

Salve Stefano, benvenuto su AgoraVox Italia.
 
Buongiorno!
 
Parliamo di Pride, qual è la sua storia?
 
Siamo nati nel 1999 e siamo, ahinoi, l'unica testata scritta da persone omosessuali e che si rivolge a un pubblico omosessuale, sopravvissuta, fin qui, alla grande crisi della stampa cartacea. A luglio 'compiremo' i nostri primi 200 numeri...
 
E' un bel traguardo. Dal contenitore al contenuto: cosa si trova all'interno del mensile?
 
Approfondimento, e cioè quello che non c'è sul web. Oggi su Internet è facilissimo reperire la cronaca spicciola che riguarda la popolazione omosessuale e trans. L'informazione è schiacciata tra miliardi di voci che riportano e copiano-incollano notizie di: pestaggio di qui, unioni civili approvate o bocciate di là, dichiarazioni omofile o omofobe.. Sul cartaceo cerco, per quanto possibile, di offrire analisi e approfondimento. Chiedo ai miei collaboratori di aprire lo sguardo e raccontare non il singolo caso, ma cercare di dare chiavi di lettura alla complessità e alle novità che ci sono sul campo. L'obiettivo del primo mensile gay mai pubblicato in Italia, “Fuori!”, era quello di liberare il senso di bellezza insita nella condizione omosessuale. Mi muovo in quel solco, la bellezza della condizione omosessuale è un traguardo ancora lontano dall'essere raccontato e compreso nella sua interezza. 
 
Maggio è il mese in cui si parla d'omofobia attraverso una giornata internazionale che mira a sensibilizzare l'opinione pubblica sul fenomeno, come nasce l'iniziativa?
 
Il 17 maggio in particolare è stato scelto per la Giornata internazionale contro l'omo-transfobia perché è la ricorrenza dalla cancellazione dell’omosessualità dalla lista delle malattie mentali nella classificazione internazionale dell’Organizzazione mondiale della sanità del 1990. Quella data segna il cambiamento di un paradigma e la fine di un lungo periodo storico che ha guardato ai gay come malati, oggetto d'interesse della psichiatria o della psicologia. E' stato un grande passo avanti.
 
Qualche evento legato alla giornata del 17 maggio che ti senti di suggerire ai lettori?
 
Mi è difficile suggerire un evento in particolare. Su e giù per lo stivale l'associazionismo lgbt organizzerà eventi, conferenze, iniziative di sensibilizzazione e momenti di raccoglimento per le vittime della violenza antigay e trans. Consiglio di tenere le antenne sintonizzate proprio sull'associazionismo della propria città, magari seguendo anche la pagina Facebook. Certo qualche sollecitazione sul tema arriverà.
 
Da direttore puoi aggiornarci: a che punto stanno la legge contro l'omofobia e le unioni civili?
 
La legge sull'omofobia è arenata. Se sulle unioni civili anche in Vaticano si sono messi il cuore in pace, il contrasto all'omo-transfobia è ancora un limite invalicabile. Si pretendono le mani libere per continuare a diffondere pregiudizi. Certo è che se oggi dichiaro pubblicamente in Italia “ebrei nei forni” incappo nella legge Mancino (“chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull'odio razziale o etnico, ovvero chi istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”), che prevede la reclusione fino a sei mesi e multe; se invece dichiarassi “omosessuali nei forni” no, manca una tutela contro la discriminazione per orientamento sessuale. Ho preso ad esempio un caso di razzismo perché chiarisce oltre ogni dubbio che stiamo parlando della stessa forma violenza; solo che quando riguarda gli omosessuali è percepita come meno grave, non bisognosa di tutele e ci si nasconde dietro al diritto di parola. Nessuno impedirebbe con una legge contro l'omofobia di sostenere il no al matrimonio gay. Ma chi propaganda odio verso qualsiasi minoranza va punito.
 
E intanto le unioni civili..
 
Per le unioni civili si stanno aspettando i tempi tecnici, scadono intorno ai primi di maggio è ho l'impressione che Renzi acceleri: vuole portare a casa qualcosa di sinistra per buttarlo nel piatto delle amministrative. Ha bisogno di strizzare l'occhio all'elettorato di sinistra. Certo la legge di cui discutiamo è molto al di sotto delle aspettative: l'Occidente è ormai serenamente orientato al matrimonio egualitario e noi parliamo di un provvedimento buono per vent'anni fa.
 
Approfondiamo: cosa rende a tuo parere così travagliato in Italia il percorso che porta al riconoscimento di semplici tutele e diritti civili
 
Tanti attribuiscono alla presenza del Vaticano e alla sua presa sui politici (i voti cattolici piacciono) il ritardo nell'arrivare ai diritti in Italia. E' vero solo in parte, io guardo anche nel mio cortile di casa e la pavidità di tanti gay invisibili non ha aiutato a creare quella massa critica capace di fare seriamente pressione per i diritti. Dall'altra parte, anche storicamente, il nostro Paese non ha mai avuto leggi repressive sull'omosessualità come in Inghilterra e Germania. In Italia tutto si può fare ma non si deve dire. La possibilità di fare senza dire ha consentito una vivibilità (per quanto penosa) a migliaia di omosessuali, senza che si creasse quella coscienza civile di minoranza, una sorta di senso di classe. Ci ha diviso e lo dimostra la frammentarietà del movimento lgbt.
 
Le ingerenze della Chiesa in politica comunque davvero non sembrano aiutare, anzi..
 
La Chiesa fa il suo mestiere ed è nemica degli omosessuali e di qualsiasi espressione che richiami una sessualità libera; è anche decisamente in crisi per l'inevitabile secolarizzazione ed estremamente divisa al suo interno. Non chiedo alla Chiesa di normalizzare, è lo Stato che deve trattare i cittadini alla pari.
 
Parliamo di web e social: Facebook ha dato ai più giovani la possibilità di aggregarsi e trovare nuovo sostegno, pagine come “I'm gay, any problem?” e “OmofobiaStop” (che adesso si costituisce in associazione) sembrano crescere sempre più e coinvolgere trasversalmente. Anche Pride è social. Come avete affrontato la crisi del cartaceo di cui accennavamo all'inizio di questa intervista?
 
Al momento abbiamo un sito che propone, a distanza di qualche giorno dall'uscita del mensile, i contenuti del cartaceo e offre la possibilità di scaricare i numeri in pdf. Sul tema prendo ad esempio La Repubblica e il Corriere della Sera, è il cartaceo che sostiene le redazioni online, Internet - al di là dell'enfasi sulle possibilità che offre - non ha ancora una standard giornalistico o entrate pubblicitarie tanto ampie da consentire di mantenere intere redazioni. Il problema troverà una soluzione, ma la realtà oggi è che le grandi redazioni del passato, con inviati e così via, saranno un lontano ricordo. Avremo ancora bisogno di informazione, e probabilmente la cronaca sarà gratuita. Dobbiamo valutare se siamo disposti a pagare l'analisi o ci accontenteremo dei gattini, tre righe sull'incidente stradale occorso a pochi metri da casa o la dichiarazione ripetitiva di questo o quel politico di governo. Guardo con interesse alla partecipazione dei cittadini al giornalismo. Ho lanciato, per esempio, il progetto Wikipinkun'enciclopedia gay. Siamo a 400 voci e stiamo creando un database sull'omosessualità, perché continuo a pensare che ci sia bisogno di approfondimento e dibattito. E' un bisogno profondo e pervasivo ma, dopo la desertificazione culturale del berlusconismo e del renzismo (due facce dello stesso vuoto), mancano gli strumenti.
 
Tra il cinema e la libreria, suggerimenti?
 
Mi faccio pubblicità: tra i libri sul coming out c'è il mio Una famiglia normale, come abbiamo disinnescato la bomba gay, edito da Sonda. Sul cinema direi un classico sottovalutato: Priscilla la Regina del Deserto. È un film del 1994 ma affrontava già allora, con leggerezza e serietà, il tema delle genitorialità.
 
Sembra interessante anche Stonewall. Prima di salutarci viene spontaneo chiedere uno spoiler dell'uscita in corso di Pride: di cosa si parlerà sul numero di maggio?
 
Il pezzo forte sarà sui sex party a base di droghe chimiche. Dopo il caso dell'omicidio Foffo di Roma riusciamo a dare qualche dato sul fenomeno. Penso sia importante.
 
Grazie per la chiacchierata, Stefano, ci rileggiamo su Pride. Con l'augurio di riuscire a dare in materia sempre più buone notizie.
 
Grazie a voi.
Mika in una delle copertine di Pride {JPEG}
(Mika in una delle copertine di Pride)

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità