Necropolis, la città dei morti, as above so below

Il titolo potete sceglierlo voi. Necropolis, La città dei morti, As above so below, tutti vi porteranno al film di John Erick Dowdle, che è un buon film. Un found footage realizzato con particolare attenzione, che non si perde nemmeno nei momenti più concitati (pur arrivando vicino così al limite). Si perde molto di più nel mischiare tradizioni, miti e mitologie, ma quello è un discorso diverso.

Scarlett è un’archeologa, che segue la passione del padre ed è sempre alla ricerca di tesori e verità. In particolare la sua vita è dedicata alla ricerca della pietra filosofale. Così, quando scopre che potrebbe trovarsi nelle catacombe sotto Parigi, si fa aiutare da un amico, da un gruppo di ragazzi che conoscono perfettamente quei sotterranei e da un cameramen che sta girando un documentario su di lei e si immerge nelle profondità della città.

Ne verrà fuori un viaggio nel profondo non solo di Parigi, ma dell’inferno reale e della propria anima.
Tutto documentato da una videocamera e da alcune microocamere posizionate sui caschi.

L’insieme della vicenda mischia alchimisti, crociati, cercatori del Graal e perfino Dante in un viaggio nel mistero, nei trabocchetti, nella magia, che li porterà dritti dritti alle soglie dell’inferno.

Il film è molto oscuro, molto claustrofocbico, tutto nel buio e nel nulla dei sotterranei, illuminato solo da poche torce e continuamente disturbato da crolli e immagini in movimento.

Non mancano però sequenze buone, come la scalata della montagna di ossa o il crogiuolo di orrori e follia che prende corpo nel finale del film.

Buona anche l’idea del mondo ribaltato (che è dichiarata nel titolo originale).

La soluzione finale non ve la rivelo, ma man mano che la vicenda si snoda diventa anbbastanza evidente.