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Nato: i soldati abbandonano la difesa del monastero di Gracanica, passa alla polizia kosovara

Ora i Vescovi ortodossi serbi, appoggiati dal Vice- Ministro per le questioni del Kossovo di Belgrado, Oliver Ivanovic, hanno veramente paura.

Dure le reazioni del governo di Belgrado di fronte alla decisione unilaterale, presa dalla Nato, di abbandonare la difesa dei monasteri cristiano- ortodossi nel Kosovo da più di un anno auto-proclamatosi indipendente: “Siamo allarmati e sorpresi negativamente della decisione della Nato di ridurre i contingenti. Ora i monasteri medioevali del Kossovo, patrimonio dell’Umanità secondo l’Unesco, saranno protetti dalla polizia kossovaro-albanese, composta da ex militanti dell’Uck di religione islamica” dicono i governanti serbi a Belgrado.
 
La Nato e l’Unione europea, infatti, hanno deciso di abbandonare, nel breve volgere di qualche mese, il presidio militare garantito dai soldati dell’Alleanza atlantica a Gracanica, Budisavci, Gorioc, Zociste, Decani, Devic, Sant’Arcangelo e presso il Patriarcato di Pec, luoghi sacri dell’ortodossia serba, culla della civiltà e della memoria religiosa cristiana tra gli slavi del sud. A Gracanica, anzi, da alcuni giorni il monastero è controllato dalla polizia kossovara. Il Vice- Ministro di Belgrado per gli affari del Kossovo Oliver Ivanovic, il titolare del medesimo ministero Goran Bogdanovic, già espulso dalle autorità di Pristina dall’enclave serba di Kosovska Mitrovica, il Patriarca di Decani Teodosjie ed il metropolita serbo- ortodosso Amfilohije, lanciano un appello disperato alla Comunità internazionale, ed in primis all’Onu, affinché sia rispettata in uno Stato, definito dalla stessa Unione europea come governato dalle mafie di origine albanese, la libertà di religione. Durante l’amministrazione internazionale del Kosovo, dal 1999 in avanti, sono stati infatti ben centocinquanta i luoghi di culto ortodossi distrutti dai “partigiani” albanesi di religione musulmana, nonostante la massiccia presenza dei militari della Kfor.
 
Anche gli italiani che per ora molto egregiamente difendono il monastero di Decani ed il Patriarcato di Pecs fra un po’ faranno le valigie come ha confermato il nostro ministro degli esteri Franco Frattini.
 
Intanto la Corte internazionale per i crimini di guerra nell’ex Jugoslavia, che ha sede all’Aja, ha deciso, con una decisione singolare, di mettere sotto inchiesta la sua ex Procuratrice, la ticinese Carla Del Ponte, accusandola di irregolarità nel corso dell’interrogatorio di un criminale di guerra serbo. Un’accusa risibile ed infondata pensata solamente per screditare le indagini del giudice elvetico sulla sparizione di migliaia di civili serbi nel Kosovo che potrebbero essere stati uccisi e poi sottoposti all’espianto di organi nella famigerata “Casa Gialla” di Tropoje, in Albania, luogo d’origine del premier di Tirana Sali Berisha. La Del Ponte, probabilmente, mai andrà sotto processo, è protetta dall’immunità diplomatica rappresentando la Confederazione elevetica in Argentina, ma intanto l’obiettivo è screditarne l’indagine. Cristiani sotto tiro non solo in Kosovo ma anche in Bosnia, l’altro focolaio balcanico che potrebbe riaccendersi dopo la decisione della Corte dell’Aja di riconoscere come “non illegittima” l’indipendenza unilaterale di Pristina: in una moschea di Sarajevo sono stati ritrovati volantini di marca wahabita in cui si incita la popolazione bosniaca, in gran parte musulmana, a ribellarsi al governo democratico della Bosnia che manda le proprie truppe a sparare contro i “confratelli talebani in Afghanistan”, ad abbracciare la Sharia come unica legge riconosciuta ed a concorrere alla conquista all’Islam dell’Europa. Tornano brutti fantasmi del passato in terra balcanica e, purtroppo, questa volta con l’assenso di Unione europea e Nato. 

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