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Napoli non è Berlino - Intervista a Isaia Sales

Isaia Sales è docente di storia della criminalità organizzata nel Mezzogiorno d’Italia presso l’Università Suor Orsola Benincasa. Martedì 22 maggio alle 17.30 ha presentato il suo libro “Napoli non è Berlino” al Circolo Artistico Politecnico in Piazza Trieste e Trento a Napoli.

L’ex sottosegretario all’Economia nel primo governo Prodi ha analizzato il ruolo della città nel dopo tangentopoli confrontandolo con ciò che la Germania ha saputo fare nelle sue regioni orientali.

Napoli non è come Berlino. C’è qualche speranza per la nostra città?

Ce ne sono molte. Nel libro ho evidenziato come il Mezzogiorno ha usufruito di erogazioni di fondi che non sono paragonabili a nessun’altra zona dell’Unione Europea. L’esempio è quello della Germania dove sono stati stanziati fondi notevolmente inferiori, 5 volte di meno in venti anni, con risultati sensibilmente diversi. Oggi è una delle principali potenze industriali d’Europa, il sud Italia no.

Nel 2008 Lei era consulente della Regione Campania poi ha lasciato per i dissensi con Bassolino. Quali?

Erano vari. Il dato essenziale è che, dopo un inizio incoraggiante, non ho riscontrato un particolare interesse a cambiare radicalmente le cose. Vorrei sottolineare però che la colpa non è solo dell’ex sindaco di Napoli ma il risultato di politiche nazionali e dei partiti.

Il Governo ha stanziato 2,3 miliardi per il Mezzogiorno d’Italia. Può essere un’occasione per la ripresa economica?

Sicuramente sì. Il Ministro per la coesione territoriale Francesco Barca che sta dimostrando una particolare attenzione per quanto riguarda le problematiche che affliggono il Sud. Il risanamento di queste zone si rifletterebbe anche sulla crescita nazionale.

Come valuta il comportamento del sindaco Luigi De Magistris?

È ancora presto per le valutazioni. Deve fare attenzione a non ricadere negli stessi errori di Bassolino. Mi riferisco in particolare al considerare Napoli come troppo ristretta per le proprie ambizioni politiche, la città ha bisogno di qualcuno che si dedichi in maniera incondizionata ai suoi problemi. Mi auguro che legga il libro.

Le mani delle mafie sull’energia pulita. Come si contrasta il fenomeno?

La criminalità organizzata investe su tutto ciò che garantisce profitto. Non bisogna però rinunciare agli investimenti nelle energie rinnovabili perché la camorra ha investito in quel campo. Sarebbe come non realizzare importanti infrastrutture perché la mafia mette le mani su ferrovie e strade. Lo stato ha i mezzi per contrastare questi fenomeni e garantire trasparenza.

Secondo lei è vivo il rapporto tra criminalità organizzata e politica?

Assolutamente. Non si può parlare di mafia senza la presenza di un appoggio politico, è un rapporto fatto di relazioni strette.

Esiste un metodo efficace per contrastare le narcomafie?

Il discorso è complesso. Il proibizionismo ha dimostrato di aver fallito il suo scopo. Bisogna trovare dei metodi alternativi per contrastare il fenomeno dello spaccio che alimenta buona parte dell’economia mafiosa.

Sta già lavorando ad un prossimo libro?

Per il momento vorrei dedicarmi allo studio. Insieme con altri colleghi stiamo lavorando ad una mappa delle mafie. Il quesito che ci stiamo ponendo è “perchè le mafie hanno successo?”.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.86) 25 maggio 2012 20:42

    Caro Isaia, se il rapporto mafie politica costituisce l’essenza stessa del fenomeno mafioso allora spezzare questo rapporto diventa la condizione sine qua non per arrivare alla sconfitta definitiva dei clan. Il terreno su cui condurre la lotta è quello del contrasto alla corruzione.

    Di recente (2011) anche Nino Di Matteo (Assedio alla toga) e Piergiorgio Morosini (Attentato alla giustizia) sono giunti alla stessa conclusione.

    Ugo

     

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