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“Morte agli italiani”: quando gli extra-comunitari erano i "padani"

l massacro avvenne nel 1893 e fu dettato da ragioni puramente xenofobe che accomunarono la destra e la sinistra francese in un atteggiamento marcatamente anti-italiano.

Correva l’anno domini 1893 quando in Camargue nel comune di Aigues Mortes, la città fortificata nota in tutto il mondo, commandos di francesi, sobillati da movimenti ultra-nazionalisti e dal sindacato di sinistra della Cgt, dettero sfogo alla loro furia xenofoba organizzando spedizioni punitive contro gli operai italiani che lavoravano nelle saline site alla foce del Rodano.

Al grido di “a morte chi ci porta via il lavoro e riempie la Francia di criminali” i “cugini” di oltralpe aggredirono in quell’anno vigliaccamente decine e decine di nostri compatrioti sino a che l’escalation criminale raggiunse il suo culmine il diciassette Agosto quando nove lavoratori provenienti dalla penisola furono barbaramente trucidati. Erano tutti umili persone, arrivate clandestinamente in Francia a lavorare anche più di dodici ore al giorno spezzandosi la schiena nella saline provenzali al solo scopo di guadagnare il necessario per permettere alle loro famiglie, rimaste in Italia, di sopravvivere e non morire di fame. Erano quasi tutti “padani” provenienti da quelle regioni in cui adesso predominano le idee leghiste che mirano ad applicare lo stesso metro di comportamento, praticato dai francesi contro i loro progenitori, nei confronti degli extra-comunitari. I paesi della montagna piemontese e delle Alpi Liguri furono coloro che tributarono il maggior pegno di sangue sull’altare del razzismo francese.



Le istituzioni della Repubblica che si era formata solamente un secolo prima, propugnando gli universali valori di Libertà, Uguaglianza e Fraternità, ipocritamente non intervennero in tempo per fermare il massacro. Questo il contenuto dell’ultimo saggio storico di Enzo Barnabà, professore di francese di Ventimiglia con una lunga carriera accademica in terra d’oltralpe, a Montepellier, alle spalle. Il titolo del saggio è paradigmatico: “Morte agli italiani”. E’ stato presentato domenica scorsa a Diano Marina, la capitale balneare dell’estremo ponente ligure che confina direttamente con la Francia. La prefazione al saggio storico è di Gian Antonio Stella, il giornalista del Corriere della Sera che più volte dalle pagine del suo giornale ha scritto per criticare le politiche xenofobe dei governi italiani di oggi e ci ha messi in guardia da un nascente razzismo tra le genti della penisola che ricorda quei dolorosi fatti, accaduti a fine ottocento nel sud della Francia. Anche Stella pubblicò, anni addietro, un saggio dall’eloquente titolo “L’orda: quando gli albanesi eravamo noi” che narra dei pregiudizi razziali che le genti delle nazioni economicamente più evolute nutrivano nei confronti dei poveri italiani, costretti ad emigrare per fuggire ai morsi della fame.

“Purtroppo oggi gli italiani hanno dimenticato il loro passato prossimo e sembra che bramano far rivivere ai nuovi immigrati nel nostro paese le sofferenze da loro patite in terra straniera” laconicamente commentò una volta Enzo Barnabà a margine di un’intervista concessa quando ancora il suo saggio era in fase di preparazione. Una gestazione lunga, quella di “Morte agli italiani”, tanto che l’introduzione al volume porta ancora la firma dell’ex segretario del Pci Alessandro Natta, da tempo deceduto.

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