• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Politica > Monti sì, Monti no. Le paure di Silvio e quelle dei suoi peones

Monti sì, Monti no. Le paure di Silvio e quelle dei suoi peones

Berlusconi, tirato per la giacchetta da Bossi, che lo ha accusato di avere “paura di tutto” e di non comprendere che “tutto il paese vuole strozzare Monti”, ha negato di voler far cadere il governo, le cui ragioni , ha precisato,  sussistono ancora".

Resta però che, davanti ai dati degli ultimi sondaggi, che vedono il loro partito perdere una larga fetta del proprio elettorato, (secondo SWG lo voterebbero solo il 23,5% degli italiani; solo due per ogni tre del 37,4% che lo ha fatto alle ultime politiche), un manipolo sempre più nutrito di colonnelli del PdL, tra cui l’ex ministro Ronchi ( che ha dichiarato: “Il 90% di noi questo governo non lo sopporta più”),  vorrebbe andare quanto prima alle elezioni.

Continuando ad appoggiare il governo Monti, temono di perdere altri consensi e di creare una spaccatura incolmabile con la Lega che pare, invece, nonostante le furibonde liti interne, godere di buona salute. Il partito di Bossi, infatti, dopo aver condotto il Paese fino al precipizio, sembra stia riuscendo l’impresa di far dimenticare all’elettorato la propria, tutt’altro che piccola, fetta di responsabilità e, con le sua clamorosa contestazione del Governo, ha visto crescere i propri consensi fino a riportarli verso quota 10%.

Pensano, questi strateghi del PdL, che cacciando Monti, magari proprio in occasione del voto sulle liberalizzazioni, potrebbero imitare la Lega e presentarsi come i salvatori della patria, perlomeno di quella berlusconiana, dalle mire di un governo che è arrivano a dipingere come nientemeno che comunista.

Sono sicuri che, in questo modo, potrebbero perlomeno riconfermarsi come il riferimento politico di quell’Italia delle corporazioni, reazionaria e refrattaria ad ogni cambiamento che li ha, fino ad ora, sempre sostenuti; come il partito di quell’Italia sazia e miope che sembra non riuscire a comprendere altro che i propri interessi e che sembra non conoscere altro tempo che il presente: ignara del passato, anche recente, e incurante del futuro.

Mentre dicono peste e corna del governo, ad ogni modo, è proprio grazie ai successi che Monti sta iniziando ad ottenere sul fronte del finanziario, che alcuni dentro il Pdl pensano di potergli ora staccare la spina. Sono convinti, nella loro grassa ignoranza, che la tregua che ci stanno concedendo i mercati (oggi, per esempio, sono stati collocati tutti i 4,5 miliardi di Ctz offerti, con scadenza gennaio 2014, con un rendimento calato al 3,763% , mentre lo spread si sta avvicinando a quota 400) rappresenti già il cessato allarme; che sia possibile tornare già ora a far politica come prima, con gli stessi modi e le stesse priorità di prima.

Una conferma indiretta di questa ottusità ci viene dal sempre pessimo Lupi. Questi, dimostrando quali continuino ad essere le priorità del PdL, lega la sopravvivenza del Governo non al questo o quel provvedimento, non ai risultati che potrà conseguire in capo economico o al testo di una qualche riforma, ma, udite udite, al risultato del processo Mills. “Una condanna che arriva a un giorno dalla prescrizione significa che anche il collegio dei giudici, oltre alla procura, si è accanito. E per noi sarebbe una sentenza politica con conseguenze politiche. Perché i giudici non vivono sulla luna”, ha detto la lingua più veloce del precedente governo, dando prova, oltre che di un totale disprezzo della divisione dei poteri dello Stato (qualcuno gli spieghi che Monti non ha ai propri ordini i giudici di Milano, come non li aveva Berlusconi) di una logica tanto contorta da sfuggire, di suo, a qualunque possibilità di commento.

Di certo, Lupi, come molti altri del suo partito, non sembra aver capito che cosa abbia indotto tanti elettori a voltare le spalle al PdL; perché, se del governo Monti, dopo che ha appena chiesto durissimi sacrifici e leso gli interessi immediati di tanti, sembra si fidi completamente solo il 21% degli italiani (secondo un sondaggio Eurispes pubblicato oggi), del governo Berlusconi se ne fidavano ancora meno: solo il 14,7% di loro, poco prima delle sue dimissioni.

Per quanto male facciano le sue cure, per quanto ad alcuni possa non essere simpatico, pochissimi, specie tra i moderati nel cui bacino pescava una parte dei propri voti il PdL, possono negare che il dottor Monti stia cercando di fare del proprio meglio, magari sbagliando, per salvare il paziente Italia; pochissimi dubitano, poi, della qualità dei ministri che si è scelto.

L’esatto contrario di quel che tutti, a sinistra come a destra, anche tra gli elettori della Lega e dello stesso PdL, erano arrivati a pensare di Berlusconi, considerato un Presidente del Consiglio che badava principalmente agli affari propri e  che si era circondato di una corte di solenni incapaci: di macchiette buone forse a far spettacolo davanti alle telecamere, ma certo non di governare un Paese.

Peones, in un partito che continua ad avere un solo Padrone, che ora  vorrebbero far cadere il Governo soprattutto perché (è mia opinabile opinione che questa sia la semplicissima verità) temono l’eventualità di una nuova legge elettorale che, abolendo il Porcellum, li costringa ad affrontare davvero, uno per uno, forti delle proprie risibili qualità, il giudizio delle urne.

Dimostrano così di non disprezzare completamente l’intelligenza degli italiani; sanno che in questo caso, per quanto i meno informati possano arriva a dire il solito “si stava meglio quando si stava peggio”, ben pochi sarebbero così stupidi da tornare ad offrire a tanti di loro un seggio in Parlamento.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares