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Mondo arabo: una primavera “incompiuta” o “tradita”?

Un lungo reportage di Bernardo Valli, pubblicato oggi da Repubblica, ci racconta La primavera incompiuta del mondo arabo. Il giornalista sostiene che “la tendenza prevalente nel fervore rivoluzionario, in due realtà diverse come la piccola Tunisia e il grande Egitto”, è quella di “creare una società più aperta, pluralista, democratica”, “in cui siano possibili relazioni distese tra lo Stato e l’Islam”.

Valli ritiene che non “bisogna lasciar fare” i movimenti religiosi, che ad ogni buon conto non godono di un generale consenso: i sondaggi tunisini danno il Nahda, il partito islamico che si rifà al modello turco di Erdogan, non oltre il 25 per cento, e comunque “circa tre tunisini su quattro non si dichiarano islamisti e dicono di non aver fiducia” nel partito guidato da Rashid Gannouchi. In Egitto, “al principale partito religioso, quello dei Fratelli Musulmani, i sondaggi pronosticano un robusto successo elettorale, ma non superiore al 20 per cento”: “molti diffidano di loro”, afferma, ma vi sono anche altri partiti che si rifanno all’islam. In ogni caso, secondo Valli, “la primavera araba non è stata tradita. Ha poco più di sei mesi ed è più che mai viva”.

Di parere diverso il noto reporter Robert Fisk, che sull’Independent parla esplicitamente di “rivoluzione tradita”, quantomeno con riferimento all’Egitto. A suo dire, “l’esercito egiziano è ora colluso con i Fratelli Musulmani, una volta odiati”, e il nuovo paese che sta venendo fuori da questa alleanza somiglia molto a quello vecchio, per quanto ripulito dalla presenza di Mubarak e dei suoi accoliti. Ma i privilegi e la corruzione dell’esercito restano, scrive Fisk, e non sembra esserci posto, nel prossimo futuro “per i giovani e laici rivoluzionari che hanno combattuto il vecchio rais per le strade della capitale”. I generali cercano di rassicurare l’Occidente sostenendo che i Fratelli Musulmani stanno, giorno dopo giorno, diventando più moderati: tuttavia riempiono piazza Tahrir reclamando l’introduzione della sharia.

Raffaele Carcano

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