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Mondi paralleli: Grecia e Italia

Guardando alla crisi greca, c’è qualcosa di tremendamente silente ma allo stesso modo pericolosamente pendente come una spada di Damocle sul destino futuro dell’Italia, e mi riferisco al fatto che la stampa tace o solo bisbiglia quello che sta avvenendo nel paese balcanico, come se il Bel Paese non sia minimamente interessato a delle problematiche che sono praticamente le stesse e alla base del declino socio-economico dell’Italia. Ma le cose non stanno come vogliono far credere.

Proprio l’anno scorso dedicai un articolo alla crisi greca, che era allora appena scoppiata; il suo titolo era “Graecia capta docet: alla fine i più deboli pagano per tutti!”. Tuttavia, da come vedo e posso tuttora constatare, l’Italia - quanto la Grecia stessa - la lezione non l’ha colta proprio. Grecia e Italia soffrono entrambe delle stesse problematiche: evasione fiscale a livelli spaventosi, corruzione, stesse crisi di legalità cha vanno dal calcio alla politica, società divisa in due tronconi: da un lato quelli che sono legati al sistema e sono ipercontrollati dal fisco, ossia sono tracciabili e non possono evadere neanche un centesimo, dall’altro la grande massa di evasori, mazzettari, liberi professionisti e imprenditori che formano la borghesia medio-alta, che possiedono ville, case, suv, barche, e chissà, magari questi beni di lusso sono anche intestati a prestanome e/o società off-shore situate alle Bahamas o a Santa Lucia. Vecchi trucchi per vecchie volpi, ma quest’anno, così come l’anno scorso, il caro Papandreu sembra che non abbia avuto intenzione di attaccare il suo vero elettorato.

Secondo il New York Times, la manovra di Papandreu, approvata il 29 giugno, prevede tagli al sistema sanitario, alla difesa, licenziamenti nel pubblico impiego, aumento della pressione fiscale sulle piccole imprese, aumenti delle accise sui carburanti, privatizzazioni e vendite di beni e proprietà appartenenti allo Stato, congelamento dei salari del pubblico impiego, abbassamento del limite di tassabilità per famiglie disagiate da 12000 a 8000 €. In tutto ciò emerge solo una cosa: il governo greco non ha attaccato minimamente i problemi storici del Paese, ma si è limitato a spremere la classe media e quella medio-bassa, aumentando il disagio delle classi più deboli, senza attaccare la perniciosa evasione fiscale e la corruzione che dominano la politica e le alte sfere della società ellenica.

L’Università di Heildeberg, già l’anno scorso, pubblicò cifre spaventose sullo stato dell’economia greca, e da alcune statistiche emerse che in Grecia l’economia in nero sottrae al Pil il 25%; in più, su 11milioni solo 5mila contribuenti dichiarano al fisco greco di aver guadagnato oltre i 100mila euro. Con questi numeri siamo abituati anche noi, vero?

C’è qualcosa di tragicamente simile nel pensiero delle classi politiche italo-greche; sempre il NYT riporta che “un crescente numero di analisti in Grecia dice che il governo sta sperando che la crisi del debito a lungo termine rientri”, e diciamocelo anche noi che anche qui, in Italia, il nostro governucolo sta facendo di tutto per far passare la nottata, per poi, al peggio, passare la patata bollente ad altri, senza minimamente attaccare il “forziere” d’Italia, ossia la classe medio-alta, che si è arricchita enormemente grazie ad evasione fiscale che dura da decenni, che possiede case e magari le affitta pure a nero, che possiede beni di lusso e in gran copia e li intesta a prestanome o società off-shore. Questa gente non si tocca per il bene del consenso.

Come dimostrano ampiamente le attuali misure che si profilano qui in Italia, siamo alle solite, e come era da aspettarselo, quelli che pagano di più, stando a queste misure, sono sempre i poveri cristi, quelli che lavorano e pagano le tasse, mentre per quelli che evadono, solo misure vaghe e indefinite. Il tutto teso a mantenere ogni cosa nello statu quo.

Questa ennesima crisi tra i pochissimi “meriti” che ha, ha proprio quello di aver messo di nuovo in evidenza la sempre più presente sperequazione di una società capitalistica basata sull’ineguaglianza fiscale, che prende dai più poveri e lascia perdere i più ricchi, i quali non sono tracciabili e hanno vari modi per evadere. Ma è tutto calcolato.

Come si può ben vedere Grecia e Italia si assomigliano molto.

Solo che la Grecia, non è l’Italia, è molto più piccola, ed i conti nelle tasche piccole, si sa, si fanno prima, e fanno presto a non tornare, ma prima o poi i conti li faremo anche qui, e allora saranno guai seri. La stampa tace, la politica sonnecchia e il popolo bivacca, come se i quasi 1900mld di debito pubblico siano una bazzecola. La Grecia rischia il collasso e una crisi che getterebbe il paese, non solo fuori dalla zona euro ma potrebbe trascinarci dentro anche tutta l’Europa e mezzo mondo al seguito. Tuttavia il suo debito è di appena di 350mld di euro, e rappresenta soltanto il 3,7% del Pil dell´intera zona euro. Qui certamente c’è qualcosa che non quadra! Un paese che ha un debito sei volte inferiore al nostro rischia di creare un catafascio mondiale, e noi pensiamo a gente come Bossi che spara scemenze a ripetizione e immobilizza il paese su questioni banali – si fa per dire - come una crisi locale di rifiuti, oppure dobbiamo sorbirci i servizi sul matrimonio della Carfagna, o il ministrello Trivaldemont, con le sue perle di saggezza, che ha paura di toccare la suscettibilità del suo elettorato facendogli “cagare” il mal tolto? Se non affidiamo al più presto l’Italia a una classe seria e capace, che agisca sul serio e faccia pagare il dovuto a chi deve, ci troveremo nel bel mezzo di una debacle economica, sociale e generazionale dalla quale non ci rialzeremo mai più!

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