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Molti Comuni pesantemente penalizzati dal federalismo fiscale

Fino ad ora, molto spesso, si è affrontato il tema del federalismo fiscale in termini generali, senza individuare con precisione gli effetti che verrebbero a determinarsi in seguito alla sua attuazione. Quindi anche i giudizi sul federalismo fiscale sono stati di carattere generale. In diverse occasioni si è rilevato che i comuni delle aree più deboli economicamente avrebbero potuto essere penalizzati. Ma, generalmente, non si è stabilito con precisione quanto sarebbero stati penalizzati.

Dati precisi, invece, sono contenuti in uno studio, elaborato dal senatore del Pd, Marco Stradiotto. In questo studio vengono presi in considerazione, prevalentemente, i Comuni capoluogo di provincia e sono utilizzati i dati della Copaff, la commissione paritetica sul federalismo fiscale che è stata costituita presso il ministero dell’Economia.

Il principale risultato è abbastanza sorprendente: i Comuni, con il passaggio dall’attuale situazione, contraddistinta ancora da un notevole peso assunto dai trasferimenti statali, alla piena autonomia nell’imposizione delle tasse, perderebbero, rispetto alle risorse finanziarie oggi gestite, 445 milioni di euro, complessivamente, all’anno. Le imposte gestite dai Comuni e che sono prese in esame nello studio sono tassa di registro, tasse ipotecarie, Irpef sul reddito da fabbricati ed anche la cedolare “secca” sugli affitti.

Quali sarebbero i Comuni maggiormente penalizzati? L'Aquila, ma anche Napoli e diversi altri Comuni del sud perderebbero consistenti fette di entrate (fino a oltre il 60%) con il nuovo fisco. Andrebbe meglio, invece ai municipi del nord o a quelli come Olbia con un alto tasso di seconde case avvantaggiati dalla base immobiliare delle nuove imposte.

Lo studio evidenzia poi come il bilancio del nuovo sistema fiscale sarebbe positivo per 52 comuni capoluogo di provincia su 92, ma il salasso, per quelli che ci perdono è fino al 60%. Tra i capoluoghi di regione, confrontando le entrate con la futura imposta municipale unica prevista dal federalismo fiscale con i trasferimenti del 2010, la differenza in percentuale sarebbe ad esempio di un -10% per Roma, di un -9% per Torino, di un -12% per Bari. Ma, come rilevato, andrebbe ancora peggio a L'Aquila (-66%), Napoli (-61%), Potenza (-56%), Palermo (-55%), Catanzaro (-46%) e Genova (-22%). Ci guadagnerebbero invece Bologna (+40%), Milano (+34%), Firenze (+33%) e Venezia (+26%). I maggiori vantaggi, tra tutti i Comuni capoluogo di provincia, sarebbero quelli di Olbia che tra tasse di registro e ipotecarie, Irpef sul reddito da fabbricati e cedolare secca sugli affitti raggiungerebbe 25.212.732 di euro di entrate a fronte di trasferimenti che nel 2010 sono stati 8.988.534 con un saldo di +180%.

Da questi dati risulta con evidenza la necessità che per certi Comuni, a meno che non mutino i caratteri che dovrebbero essere assunti dal federalismo fiscale, quelli più penalizzati, dovrebbero essere previsti fondi aggiuntivi che almeno in parte compensino le minori risorse, spesso molto consistenti, che si troverebbero a gestire quei Comuni. 

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