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Minzolini: assoluzione o prescrizione? Il bis dell’ex direttorissimo sul processo Mills

Sulle pagine del settimanale “Panorama”, Augusto Minzolini, ex direttore del Tg1, torna a parlare del caso Mills.

Ricordiamo che l'ex Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, era coinvolto in un processo che lo vedeva imputato come corruttore dell'avvocato inglese David Mills. Tutto iniziò con la famosa lettera scritta da Mills al suo commercialista in cui spiegava di aver ricevuto da Berlusconi 600.000 dollari, versati in nero sul suo conto in Svizzera, a titolo di ringraziamento per la testimonianza resa davanti al Tribunale di Milano, sulla vicenda della corruzione alla Guardia di Finanza, falsa testimoniaza e nel processo dei fondi neri di All Iberian. E tutti conosciamo l'epilogo di questa vicenda: il 25 febbraio, Berlusconi è stato prosciolto per sopravvenuta prescrizione del reato.

Ma torniamo a Minzolini. L'ex direttore del Tg1 non riesce proprio ad ammettere che l'avvocato inglese era stato corrotto dal nostro ex premier ed è tornato a parlare del caso, con queste parole: “Il processo Mills e le polemiche che ne hanno accompagnato l'epilogo sono un esempio di archeologia politica e giudiziaria. In fondo, a chi può interessare l'esito del processo? A pochi reperti archeologici di un mondo che puzza di stantio", argomenta Minzolini.

Ma sulla sentenza Mills? Il giornalista dice: "Quelle assoluzioni o prescrizioni con cui si chiude questa stagione sono state lo strumento per bloccare ogni tentativo di riforma".

“Assoluzioni o prescrizioni”? Non si tratta di due termini sinonimici e vuoi vedere che Minzolini non è ancora riuscito a capire la differenza fondamentale tra l'assoluzione e la prescrizione?

Non è infatti la prima volta che accade. Il suo primo “incidente” da direttore del Tg1 risale al 25 febbraio 2010 quando lo speaker dell'edizione delle 13.30 annunciò per ben due volte “l'assoluzione dell'avvocato David Mills”.

La Cassazione lo aveva invece dichiarato colpevole di corruzione giudiziaria, confermando in questo modo il giudizio di primo e secondo grado, ma dichiarando prescritto il reato. Mills era stato inoltre condannato a risarcire 250 mila euro allo Stato italiano per i danni inferti alla giustizia facendosi corrompere da Berlusconi.

Già agli inizi degli anni '90, si era iniziato a parlare di minzolinismo, un neologismo coniato per indicare un giornalismo che si basa "sulla raccolta di dichiarazioni anche informali di uomini politici, che non verifica le informazioni raccolte". Esistevano quindi altri precedenti, ma in questo caso si trattò di una vera e propria notizia falsa, che provocò le proteste di vari colleghi, la nascita di un gruppo su Facebook, chiamato “La dignità dei giornalisti e il rispetto dei cittadini”, nonché il processo dell'Ordine dei giornalisti, che gli inflisse la sanzione dell'avvertimento.

Ciononostante, il giornalista rifiutò di scusarsi e ci propinò una serie di scuse poco credibili. In primo luogo, disse che in Italia esiste una scuola di pensiero che sostiene che nella vulgata del linguaggio televisivo si può chiamare prescrizione l'assoluzione. Ma ovviamente non spiegò chi fossero i maestri di questa “scuola di pensiero”. E come se non bastasse, aggiunse che siccome il popolo è bue e non sa cosa sia la prescrizione, non è il caso di utilizzare questa brutta parola: è meglio assoluzione, giusto per “essere più chiari”.

Solo per una questione di chiarezza, dunque, Minzolini era stato “costretto” ad utilizzare una parola al posto di un'altra. Il suo ultimo articolo apparso su “Panorama” sulla vicenda Mills si conclude, invece, in questa maniera: “Finirà pari e patta: Berlusconi, innocente o prescritto, e la magistratura con le stesse prerogative conquistate nella prassi dopo il 1992".

Come sarà quindi finito il processo Mills? Questo non è dato saperlo, visto che stavolta, forse per maggiore prudenza, la chiarezza tanto cara a Minzolini è stata sacrificata.

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