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"Michele Misseri dormiva mentre uccidevano Sarah": nuovi scenari e vecchi tabù

C'è una novità nel tragico caso di Sarah Scazzi. Siccome ci sono gli sciacalli a due zampe che sguazzano tutto il giorno e da anni nel torbido televisivo, non possiamo tentare di fare un discorso più approfondito sull'efferato omicidio di una ragazzina perché si tratta di inutile e gratuita morbosità e, come dicono i guardiani di regime, ci vuole moderazione.

E' il colmo perchè ci hanno abbuffati a forza fino a ieri di villette e plastici di Cogne, di mostri di Firenze e delitti di via Poma, di omicidi di Perugia, di Olindi e Rose e Chiare Poggi, con la santa benedizione del dio dei media. Le adunate presso le villette del delitto sono una conseguenza delle migliaia di portaapporta dedicati ai più truci delitti con plastico incorporato, o no? Perché, quindi, questo caso dovrebbe essere diverso e dovrebbe indurci ad un maggiore rispetto delle persone coinvolte, arrivando alla necessità dell'autocensura?

Non è improvviso ravvedimento contro i precedenti eccessi di una cronaca gettata in pasto alla televisione. Non è assolutamente vero che vogliono proteggere la pubblica opinione dalla morbosità. La cronaca più nera viene servita ogni giorno a cucchiaiate e fatta ingollare a forza al popolo da un regime quando è funzionale ad esso.

Finché si tratta di zingari ladri di bambini, di extracomunitari stupratori e violenti e di islamici che vogliono sterminarci, non prima di averci tutti convertiti a barbone e burqa, ok. Nessuna remora. Se si tratta di instillare ansia e diffidenza verso l'altro da sé e far diventare tutti paranoici con il terrore del diverso va bene, purché il popolo italiano prosegua nella sua trasformazione da entità quasi-civile a popolaccio infame pronto a difendere un assassino per puro spirito di solidarietà tribale sullo schema del clan mafioso allargato a tutto il territorio nazionale.

Perché di questo si tratta. Della mentalità mafiosa che, come un cancro, sta invadendo e distruggendo il tessuto ancora sano del paese. La sottomissione ad un unico padrino avente potere di vita e di morte sugli altri, dispensatore di ordini ai quali bisogna obbedire. Con una vasta rete di esecutori materiali che si occupano di far fuori gli infami, zittire i testimoni e garantire al capo l'impunità assoluta. Garantita mediante intimidazione, omertà e, se necessario, violenza e disprezzo di ogni regola. Un modello che, risalito dai bassifondi ai piani alti del potere, ne ridiscende fino ad infiltrarsi ovunque nella società (in)civile.

Se nell'inevitabile strutturazione della nostra comunità nazionale in clan in lotta l'un l'altro fino alla morte si inserisce la componente razziale si può arrivare facilmente alla pseudospeciazione, al considerare gli appartenenti ad un altro popolo al di fuori non solo della razza ma addirittura della specie, quindi potenzialmente eliminabili senza rimorsi perchè nemmeno i loro cuccioli ci muovono a pietà. Cominciate a riscaldare i forni perché torneranno utili a breve.
Lo avete visto ieri. Di fronte ad una donna morta per il pugno di un energumeno si è arrivati a parteggiare per il bruto solo perché la vittima è rumena, ovvero aliena e a valore zero, insultando le forze dell'ordine incaricate di arrestarne l'aggressore, come si fa nei paesi ad alta concentrazione mafiosa quando si vanno a prelevare i boss dai covi segreti ma noti a tutti.

La cronaca nera al servizio dell'addestramento occulto alla mentalità mafiosa di un popolo va bene, quindi. Se invece un delitto va a scoperchiare un avello puzzolente contenente tutte le schifezze possibili che può racchiudere la Sacra Famiglia del Mulino Nero, le sue brutture, le sue ancestrali modalità di oppressione dei deboli, le sue norme interne di omertà, così simili alle regole mafiose, appunto, è uno schifo, bisogna censurare. I panni sporchi si lavano in famiglia anche se il vederli appesi fuori potrebbe mettere in guardia altre potenziali vittime e salvarle.

Perché una bambina morta potrebbe muoverci a pietà e indurci a voler modificare le cose, ad eliminare le metastasi culturali che hanno provocato la sua morte. Invitarci a ribellarci tutti contro l'omertà così diffusa in famiglia che, in quel caso, ha permesso l'eliminazione violenta di un suo membro. Insomma potrebbe farci vedere improvvisamente quanto la mafiosità sia ormai insita nella nostra società e cultura. E non è questione di Nord o Sud, di ambienti degradati o altoborghesi.


C'è un altro punto interessante, però, negli ultimi sviluppi del caso di Sarah. Come nei gialli più appassionanti, c'è stato il colpo di scena. Il principale dei sospetti potrebbe non essere l'unico colpevole, potrebbe addirittura essere innocente. Se le risultanze delle indagini dovessero essere confermate, delineando una faida intrafamigliare tutta femminile di rivalità, gelosie, coperture di misfatti e brutalità spinta all'omicidio, ci troveremmo nella necessità di dover porre le scuse allo zio Michele che non solo non avrebbe stuprato la nipote post mortem ma non l'avrebbe nemmeno ammazzata. Lo so che è difficile, dopo averne invocato la morte per macellazione come zio porco ma se la verità fosse questa dovremmo accettarla.

Una vasta complicità fra donne, quindi, al fine di colpirne una, la più fragile, molto probabilmente. Il mio precedente scritto sull'argomento si è rivelato in certi aspetti profetico, non certo per mie qualità paranormali ma perché conosco i miei polli (o dovrei dire piuttosto pollastre?).

Ho parlato di omicidio di mafia e difatti, una volta commesso l'omicidio, il clan si è mosso per occultarlo. Tanto, come ci ricordano, il favoreggiamento in ambito famigliare non è punibile. Se io aiuto mio marito e mia figlia a far sparire il cadavere di mia nipote, uccisa per un qualsiasi motivo da determinarsi, non possono farmi nulla. L'appartenere alla famiglia ti protegge, esattamente come l'appartenere all'altra famiglia, quella mafiosa.

Se ti ribelli alla famiglia potresti anche morire, come accade agli infami. Sia che tu abbia resistito alle voglie di un vecchio patriarca o che abbia osato mettere gli occhi sul fidanzatino della cugina-amica del cuore.

Comunque vadano a finire le cose, non si potrà che riflettere su come una bambina possa essere stata ammazzata in quel modo dopo essere stata intrappolata in quella tela di ragno di evidenti complicità.

Devo dire, come ultima cosa, che sto leggendo dei discorsi che non mi piacciono affatto sui siti femministi.

Vi si sostiene, tra l'altro, che sarebbe in corso una campagna misogina contro Sabrina "a prescindere dalle sue colpe" (!). Sabrina sarebbe additata come strega colpevole "in quanto donna" e per alimentare l'odio contro le donne, non perchè avrebbe tenuto ferma Sarah mentre suo padre la strangolava oppure addirittura la strangolava ella stessa. Cioè il delitto eventualmente commesso da Sabrina scompare di fronte alla necessità di denunciare comunque e sempre la malvagità degli uomini e la grande cospirazione maschilista. Tutto ciò riduce a qualcosa di francamente grottesco una questione seria come la violenza contro le donne. Ecco, per fortuna io non amo le donne fino al punto di negarne l'eventuale cattiveria. Siccome credo nell'effettiva parità tra i sessi e considero le donne fatte della stessa carne degli uomini, non mi passa nemmeno per l'anticamera del cervello di emendarne le colpe in quanto donne solo perchè ogni giorno una donna muore per mano maschile. Care amiche, la violenza maschile sulle donne non c'entra niente se una donna ne ammazza un'altra. Troppo comodo. Abbiamo un bel cervello funzionante anche noi che ci permette di compiere delle scelte. A volte siamo talmente brave che riusciamo a far fare agli uomini quello che vogliamo, perfino fargli commettere un omicidio. L'aver subito violenze non ci emenda da eventuali colpe successive. Anzi, scegliere di colpire la vittima, nel caso della pedofilia intrafamigliare, invece che il carnefice, è il massimo della crudeltà. O della stupidità, se volete le attenuanti generiche. Dire che "è impossibile che una madre voglia coprire un padre pedofilo" e sostenere che sarebbero comunque comportamenti che non ci appartengono come genere, come il negare che ogni giorno vengano compiute "scelte di Sophie" è una cazzata, perchè la realtà dimostra il contrario.

Se Sabrina ha ucciso Sarah o ha partecipato al suo delitto perché era gelosa, perché non voleva che si scoprissero gli altarini di casa, perchè Sarah voleva denunciare il suo paparino, ebbene, rimane colpevole e basta. Non in quanto donna (questo è puro vittimismo da minoranza ed è paradossale perche noi donne siamo addirittura la maggioranza!) ma in quanto persona e basta. Allo stesso modo dello zio porco o non porco, si vedrà.

Non credo affatto infine, come sostengono alcuni, scegliendo la strada più comoda che tutto spiega senza nulla spiegare, che in quella casa siano tutti matti. La patologia non c'entra, casomai facciamo riferimento all'antropologia culturale, a certi modelli criminali che hanno sempre più adepti anche fra i giovani.

Parlare dell'atroce morte di Sarah, tradita ed attirata con l'inganno in trappola e poi soppressa come un animale, dovrebbe servire, soprattutto a noi donne, perché di delitto ad alto tasso di estrogeni pare trattarsi, a fare una profonda autocritica sul rapporto tra di noi, sulla nostra inestinguibile voglia di combatterci e distruggerci. l'un l'altra Dire che è tutta colpa della società creata dagli uomini è una menzogna. Noi abbiamo addirittura, per un certo periodo della loro vita, da piccoli, la possibilità di plasmare la mentalità degli uomini ma decidiamo comunque di crescerli egoisti, di permetter loro di agire la violenza e di atteggiarsi a padroni nostri e delle nostre vite. Che vi piaccia o no siamo complici del maschilismo e a volte sappiamo essere altrettanto cattive dei nostri oppressori. Il caso di Sarah ci permette di ammetterlo, finalmente, se siamo oneste.

Commenti all'articolo

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.95) 20 ottobre 2010 18:58
    Damiano Mazzotti


    Secondo me in questo caso la demenza italiana raggiunge livelli infernali in quasi tutte le categorie coinvolte...

    Padri, Madri, cugine, magistrati, inquirenti, avvocati, giornalisti...

    Probabilmente la cugina ha sospettato o visto qualcosa ma ha deciso di proteggere il padre e "l’onore" della famiglia... L’eventuale partecipazione all’omicidio sarebbe un caso più unico che raro...

    Il vero problema è l’incontinenza verbale e la pochezza intellettuale e morale dell’italiano medio educato dalla tv o davanti alla tv...





  • Di Lameduck (---.---.---.14) 20 ottobre 2010 19:52
    Lameduck

    Piccola ma doverosa rettifica al testo. Come mi hanno fatto giustamente notare nei commenti sul mio blog, la non punibilità del favoreggiamento in ambito famigliare si riferisce solamente al non denunciare un parente, non certo al partecipare attivamente ad un omicidio sia come esecutori che come complici materiali.
    Lameduck

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.109) 21 ottobre 2010 09:27
    Damiano Mazzotti


    Comuque questa non punibilità del favoreggiamento in ambito familiare per casi di omicidio dev’essere una delle tante norme che derivano dalla cultura "vetero-familista" italiana...

    Una delle tante da abolire insieme alla burocrazia totalitaria dei partiti..

  • Di Sergio Bagnoli (---.---.---.250) 21 ottobre 2010 09:37

    Cari signori lettori, buongiorno, Io penso comunque che sia sul fatto di Avetrana che sull’uccisione dell’infermiera a Roma nella metropolitana grazie ai mass- media si sia alzato un orribile polverone che riveli quanto l’italiano medio sia proprio in uno stato intellettivo comatoso. Una volta i giornali, le televisioni ed i mass- media in genere davano le notizie VERE E FONDATE alla conclusione delle indagini o quando gli investigatori decidevano di parlare. Oggi invece è una gara a chi la spara più grossa ed i risultati sono questi: nel giallo di Avetrana adesso si scopre che il sospetatto numero uno potrebbe essere innocente e che il medesimo ha confessato solamente perchè costretto dalle donne della sua famiglia di cui era succube. Congetture tipiche da uomo della strada e da giornalista da quattro soldi perchè gli investigatori sinora non hanno parlato ed hanno solamente arrestato un uomo e fermato la sua figlia, nonchè cugina della vittima. Nel caso della stazione Anagnina di Roma è andata ancora peggio: testimonianze inventate hanno trasformato la vittima in una poco di buono provocatrice ed i cronisti del Messaggero in criminali dediti solo a calunniare il responsabile del gesto che ha spedito la vittima al Creatore e che oggi si trova a Regina Coeli. Poi commentatori più o meno improvvisati si sono scatenati contro la vittima solamente perchè era ROMENA e l’hanno trasformata nel vero copevole facendo passare il messaggio che il Burtone abbia agito così solamente per legittima difesa. Io sono un CRISTIANO PRATICANTE: I MIEI GENITORI ED I MIEI EDUCATORI DELL’AZIONE CATTOLICA MI HANNO INSEGNATO AD AVERE PIETà PER I DEFUNTI, ANCHE DI QUELLI CHE NELLA VITA HANNO FATTI I DELINQUENTI. PROVO DUNQUE UNO SCHIFO PROFONDO PER QUANTO TANTI ITALIANI OGGI SCRIVONO CALUNNIANDO UNA DONNA CHE IN OGNI CASO è MORTA. SONO SOLAMENTE DEGLI SCIACALLI, ABOMINEVOLI BESTIE RAZZISTE. Sergio Bagnoli

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.109) 21 ottobre 2010 10:31
    Damiano Mazzotti


    Io provo pietà solo per i deliquenti che si pentono nel profondo di se stessi, ed eventualmente lo dimostrano nei fatti...

    E siccome in molti casi questo lo può sapere solo Dio, la giustizia terrena dovrebbe fare il suo corso..

    Il pietoso perdonismo giuridico italiano è una degenerazione ideologica... I criminali recidivi come quello di Roma hanno avuto l’occasione per pentirsi... A persone del genere andrebbe impedito di generare figli...

    Anche la Costituzione dice che si deve tendere alla riabilitazione dei criminali e ciò implica che la cosa non sia sempre possibile...

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