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Messina | Ancora viva, data alle fiamme dall’ex. L’aveva lasciato, l’infelice maschio...

Era anche caduta la neve a Messina e tirava un vento forte. Hanno trovato quell'avanzo di uomo che ha dato fuoco alla sua ex-fidanzata, sua...

Razza umana? Non so, a me non risulta che tra gli animali, a parte le lotte tra maschi, ci sia tanta inaudità crudeltà: l'anno 2017 si apre con l'ultimo fatto di violenza su una donna a Messina. Solito retroscena lei lascia lui... sono passati già due mesi.

Era mattina molto presto dell'8 gennaio, quando una giovane di 22 anni ha aperto la porta di casa ed è stata investita dal lancio della benzina da quello che era stato il suo ex fidanzato, subito scappato dopo averle dato fuoco.
Lui ha 24 anni, si è nascosto come potrebbe fare solo un avanzo del peggior delinquente ed è stato bloccato stamattina dalla polizia: è accusato di tentato omicidio.
Sì, perchè la ragazza è stata salvata da una parente che l'ha sentita e ha immediatamente chiamato i soccorsi. E' al Policlinico con il 60% del corpo rovinato e sta lottando per vivere.
C'è un'onda al tramonto dipinta dall' artista di strada Claudio Piccini, a Messina. Vorrei che un' onda di affetto e abbracci possano arrivare a questa coraggiosa giovane donna con la speranza che possa farcela.
 
Siamo con lei.
Doriana Goracci

Commenti all'articolo

  • Di Doriana Goracci (---.---.---.1) 10 gennaio 2017 09:27
    Doriana Goracci

    Se mai Ylenia Grazia Bonavera legge il post che ho scritto, è probabile che sarrebbe molto arrabbiata nei miei confronti, per come ho descritto il suo ex fidanzato che le ha dato fuoco come a un ciocco di legno e non era importante conoscerlo per sapere che era sempre stato un bravo ragazzo, andato fuori di testa come il peggior criminale. Ylenia Grazia Bonavera scagiona l’ex, malgrado tutto dichiari il contrario, Ylenia Grazia Bonavera è molto carina e lo sa, la sua pagina Facebook è piena solo di lei in pose seducenti e di lui con lei, a cui lei dichiara tutto il suo sconfinato amore, che a quanto pare era finito. Lui era molto geloso, e aveva scelto evidentemente una compagna poco timida e discreta nel modo di vestirsi ed esporre i suoi giovani anni, ed evidentemente ne ha "sofferto". Forse lei si sente in qualche modo in colpa...è un quadro purtroppo molto chiaro diffuso e stagnante di violenza che ci si fa e si procura. Per quanto mi riguarda, penso che solo massicce quotidiane capillari dosi di affetto cultura emancipazione sport lavoro a contatto con la natura e la "gente" che nei servizi sociali pubblici di ogni ordine e grado, l’insegnamento e il rispetto della persona, fin da quando si nasce e a opera di chi si prende cura di noi, può modificare qualcosa. Ciononostante tanti Auguri Ylenia Grazia Bonavera, ora sappiamo che ti chiami così, siamo con te e tu cerca di essere un po’ di più con noi, che speriamo di non scrivere mai di violenze...http://www.agoravox.it/Messina-Ancora-viva-data-alle.html

  • Di ps (---.---.---.78) 15 gennaio 2017 18:51

    Ho letto l’articolo e il commento, decisamente più delicato delle polemiche che hanno seguito le dichiarazioni di Ylenia.
    Volevo farle una domanda: lei è sicura che "noi" siamo con Ylenia?
    La mia non è una domanda polemica nei suoi riguardi, la considero un’interlocutrice valida proprio per la sensibilità che ha mostrato nel commento.
    Faccio le doverose premesse, giusto per far capire da che parte sto: sono donna; ho piena fiducia nella magistratura (non ho elementi per accusare o scagionare nessuno, aspetto l’esito delle indagini e di un eventuale processo). L’aggressione è ingiustificabile, che l’abbia compiuta l’ex o un altro (magari mandato dall’ex?!). E’ triste ma per certi versi comprensibile, se inquadrata nell’ottica di un vissuto di violenze, la difesa strenua di Ylenia, sempre se effettivamente il colpevole sia l’ex ed ella ne sia pienamente consapevole. L’ex potrebbe non essere l’esecutore materiale, per dirne una, e la ragazza essere in buona fede.

    Sono due gli aspetti che mi stupiscono della vicenda, che non ho seguito molto: il primo è che la ragazza sembra appartenere ad un tessuto sociale abbastanza disastrato, almeno a primo ascolto. Eppure la madre e i familiari intervistati hanno un modo diverso di esprimersi, diciamo così. In genere le situazioni di degrado, che portano inevitabilmente a certe derive, sono - come dire - apprese, "familiari". In questo caso, almeno apparentemente, non sembra così. Il secondo aspetto è l’aggressione mediatica che ha subito questa ragazza a seguito della difesa ad oltranza dell’ex. Quasi come se non fosse la vittima di un fatto di cronaca nera, pur nell’inaccettabilità delle sue dichiarazioni (sempre se effettivamente l’ex è il colpevole, sarà la magistratura a stabilirlo), non le è stato risparmiato niente, è stata praticamente accusata e sbeffeggiata, quasi fosse complice e non parte lesa. Immagino che una difesa ad oltranza dell’ex abbia delle rilevanze penali, forse integra il favoreggiamento, ma anche qui sarà la magistratura a valutare e, nel caso, Ylenia pagherà le conseguenze delle sue parole.
    Ciò che mi turba è il circo mediatico, pronto ad ergersi difensore delle donne vittime di violenza, ma ugualmente pronto ad aggredire la vittima che si vorrebbe tutelare se fa qualcosa di non previsto dalla sceneggiatura. Insomma, la sensazione è che Ylenia, con la sua difesa presumibilmente sgangherata, ha rotto le uova nel paniere di una campagna mediatica e politica che va avanti da anni e che permette a molte donne di ergersi a paladine dei diritti delle donne violate, paladine spesso semplici influencer, donne che non hanno subito violenza in prima persona, né lavorano direttamente nel campo dell’aiuto.
    Insomma, Ylenia mi è sembrata sacrificabile ad una campagna più o meno politica perchè dimostratasi singolare, imprevista, dimenticandosi che è la vittima, è quella che ha subito, mentre noi siamo comodamente sedute sul divano a lamentarci per qualcosa che non ci ha toccato in prima persona (si spera). Non è che il circo mediatico, puntando molto sull’immedesimazione e su un concetto anche distorto di condivisione, stia facendo dimenticare che esistono dei limiti tra il vivere in prima persona qualcosa e "viverlo" per aver visto in tv? E’ rispetto sentirsi tutte vittime o per certi versi è un modo di usare le vittime vere, perché si parla a nome loro anche quando le vittime dicono altro? So che è un discorso un po’ spinoso, perché non bisogna lasciare sola nessuna donna che abbia subito violenza, ma bisogna anche ricordare di non essere parte in causa, a volte, e lasciare che le vittime esprimano se stesse portando loro rispetto, anche se non si condivide il loro pensiero, anche se ciò che affermano è controverso. Noi siamo con Ylenia oppure lo siamo solo se Ylenia fa ciò che ci aspettiamo da lei? Una vittima di una violenza ha diritto ad essere confusa o fragile, oppure ha l’obbligo di essere forte, denunciare, diventare la bandiera di un principio, per quanto giusto?
    Dato che ha mostrato una certa sensibilità e ha toccato il punto spinoso, mi piacerebbe sapere che ne pensa, perché a volte ho la sensazione, sgradevole, che la società stia con qualcuno solo finché è funzionale a...
    Grazie delle riflessioni.

    • Di Doriana Goracci (---.---.---.41) 16 gennaio 2017 18:07
      Doriana Goracci

      Prima di tutto grazie a lei per quanto scritto e mi trova del tutto in sintonia con le sue riflessioni. Si, ha ragione, quel noi me lo potevo risparmiare ma a volte sento la pressione delle tante persone amiche su Facebook, i loro messaggi nascosti alla lettura pubblica, mi tornano alla mente certe confidenze ricordi parole...certi fatti di cronaca nera che non vorrei mai leggere e invece anche oggi un altra donna, neanche giovanissima è stata uccisa da 23 coltellate dal marito, Rosanna Belvisi, tra le altre cose lui ha detto: "trascorreva troppo tempo sui social".
      Quasi sempre mi pento di avere scritto qualcosa a nome anche di altre o altri, ma mi pentirei lo stesso di personalizzarte troppo quello che scrivo. In effetti parto da me, in effetti ognuna di noi parte da sè, e dal proprio vissuto. E’ molto difficile cara signora (e mi spiace non sapere il suo nome) esprimere compiutamente chiaramente e sinteticamente quello che ci passa per la testa e pubblicarlo, è solo una parte emozionale anche se ragionata di ciò che poi vorremmo dire, ecco ad esempio l’ aggiunta postuma. Mi permetto a questo punto di riportare quanto scrissi in un altro articolo vicinissimo a queso tema, perchè certe parole per me non moriranno mai. un abbraccio e se crede si metta in contatto con me privatamente o su FB.
       "Un giorno mi perdonerò Del male che mi sono fatta Del male che mi sono fatta fare E mi stringerò così forte da non lasciarmi più" Emily Dickinson
      Certe giornate amare delle donne senza nessuna maiuscola http://www.agoravox.it/Certe-giornate-amare-delle-donne.html

    • Di ps (---.---.---.105) 17 gennaio 2017 11:24

      Mi permetto di rispondere ulteriormente perché volevo ringraziarla della sua risposta e sottolineare che la mia non fosse una critica alle sue parole, giustamente sintetiche, che invece mi hanno dato il la per un approfondimento e per esprimere uno sconforto non causato dalle sue parole.
      La mia sensazione è che un certo tipo di reati siano percepiti non più come contro la "persona", ma contro la morale: se un uomo dà fuoco alla compagna il significato del suo gesto ha sicuramente sede in un odio generalizzato contro il genere femminile, la femminilità, siamo quindi tutte vittime in quanto donne. Credo che il succo delle campagne contro il femminicidio sia questo, sintetizzando e semplificando brutalmente.
      Pur essendo profondamente femminista, è uno dei motivi per cui ho sempre considerato il concetto di femminicidio come pericoloso e questo fatto di cronaca ha mostrato uno dei rischi connessi: se siamo tutte vittime, siamo tutte protagoniste titolate a parlare, reagire, anche zittendo o aggredendo la vittima di turno se esprime concetti contrari alla logica del femminicidio. Siamo legittimate ad appropriarci di una violenza altrui e zittire chi l’ha subita. Credo che questo sia quanto avvenuto nel caso di Ylenia, alla quale sono stati consigliati tso, le è stato augurato di essere bruciata una seconda volta perché se difende l’ex allora se l’è proprio cercata etc etc...

      Senza capire che quel tipo di reato avviene proprio in un contesto di ambivalenza emotiva e psicologica: ruoli di vittime e carnefici confusi (è colpa mia se mi ha aggredito, non sono stata abbastanza/l’ho ferito....), sopraffazione scambiata per troppo amore... In altre parole, i ragionamenti di Ylenia sono proprio quelli che ci si deve aspettare in vittime di questo tipo di reati. Esse reagiscono e denunciano solo in due casi: o quando acquisiscono coscienza di questa ambivalenza (e magari non sentiremo mai parlare della loro storia, gestita in una fredda aula di tribunale e non sufficientemente succulenta per la tv del morboso); oppure perché costrette da un eccesso di violenza, dal tentato omicidio che le ha deturpate e non può più essere nascosto. Il 99% delle vittime di violenza non ragiona come una Lucia Annibali ma come Ylenia, altrimenti non subirebbe. E forse anche la Annibali sarà stata preda di quell’ambivalenza per un certo periodo della propria vita, prima di avere la forza di denunciare.
       
      Essere vicine alle vittime di femminicidio significa abbracciare proprio le Ylenie di turno, proprio perché in preda all’ambivalenza, proprio perché si sentono meritorie di violenza, proprio perché la giustificano e la scambiano con l’amore.

      Il paradosso della situazione è che Ylenia è stata semplicemente sincera: con le sue bugie ha mostrato come ragiona una donna che si trovi in quella situazione e le sue parole sono state paradossalmente stigmatizzate proprio da chi pretende di proteggere le vittime di violenza. Quante Ylenie non cercheranno più aiuto perchè timorose di una gogna mediatica se solo scappasse loro una parola giustificatoria nei riguardi di chi le ha aggredite o perché si sentono stupide a riconoscersi nelle sue parole, quindi non meritevoli di aiuto? Quanti danni fanno coloro che stigmatizzano un’Ylenia come una che se l’è cercata perché difende l’ex in tv, senza capire che è semplicemente ovvio che una donna che subisce quel tipo di violenza ragioni in quel modo, altrimenti non subirebbe. E’ questa incomprensione e insensibilità di fondo che segna la misura tra l’essere vittima di quel tipo di reato e sentirsene vittima solo per averne avuto contezza in tv, vittima solo in quanto donna. La differenza tra il reato contro la persona e quello contro la morale.

      La mia visione è che invece cosiddetti femminicidi raramente esprimano odio generalizzato, ma si fondino su un qualcosa di estremamente personalizzato, malato ed esclusivo. Sicuramente la componente maschilista avrà un ruolo, ma è minimo, ha più a che fare con difficoltà individuali che si incistiscono e si canalizzano contro una persona specifica. Per intenderci assomigliano più ad un figlicidio o un parricidio, qualcosa di estremamente oscuro e forte nelle motivazioni, che all’aggressione di un tifoso della squadra avversaria, che non ha nome e viene accoltellato solo perché rappresenta in quel momento il "nemico". Quel tipo di violenza non è espressa contro la prima donna che si incontri per strada ma contro quella che ha, in un’ottica malata, un ruolo fondamentale nel proprio malessere. Per questo motivo, ho seri dubbi che il movente primo che spinge un uomo ad uccidere la compagna o gettarle addosso acido o benzina sia il sessismo, quella è solo una componente.

      Il secondo motivo per cui ho sempre guardato con sospetto il concetto di femminicidio e l’ascolto che ha avuto nelle istituzioni, è nella sua inconsistenza rispetto alle reali esigenze di parità di genere: fuffa, un contentino. In fondo è facile scaricare le disuguaglianze sociali sul codice penale, significa colpire i detenuti, la feccia della società, gli "altri", quelli che non sono "noi" persone per bene. Non tocca alcun privilegio radicato, non cambia gli squilibri sociali. Ci si guarda invece bene dal legiferare in modo da applicare nei fatti l’uguaglianza di genere prevista dalla nostra costituzione, per quanto riguarda l’accesso ai posti di potere, la parità di stipendio a parità di lavoro etc etc. In Italia la maggiorparte delle donne che hanno un ruolo prestigioso sono figlie/mogli/amanti di... e questo è un argomento sul quale le istituzioni sembrano sempre poco sensibili. Allo stesso modo parlamentari pronti ad indignarsi e valutare l’aggravante di omofobia erano però estremamente restii ad approvare una qualsiasi legge che regolasse le unioni di fatto e garantisse i relativi diritti connessi. Fuffa, un contentino superfluo, perché le aggravanti di omofobia o di sessismo sono già previste dalla nostra legge, rientrano nei cosiddetti "futili motivi". Un doppione con un nome diverso, giusto per far vedere che si è sensibili all’argomento, mentre sulle cose importanti, quelle che toccano davvero la società e i suoi equilibri, non si legifera, si resta sordi.
      Perchè le ho scritto? Perché mi sembra una donna sensibile all’argomento e inserita in un contesto sensibile all’argomento e il femminicidio, per come è stato presentato, andrebbe un po’ ripensato. Ylenia oggi è la vittima di un uomo violento e dell’ideologia del femminicidio: ci si è dimenticati che è una donna che ha subito violenza, non la bandiera di una crociata. Una donna che ha anche diritto a non avere un master, a non essere particolarmente intelligente, ad essere superficiale, a dire stupidaggini. Le idee, per quanto buone, se perdono il contatto con la la realtà, la sensibilità e l’empatia, diventano ideologie e le ideologie hanno spesso derive non previste nelle buone intenzioni di partenza.

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