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Commento di ps

su Messina | Ancora viva, data alle fiamme dall'ex. L'aveva lasciato, l'infelice maschio...


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ps 17 gennaio 2017 11:24

Mi permetto di rispondere ulteriormente perché volevo ringraziarla della sua risposta e sottolineare che la mia non fosse una critica alle sue parole, giustamente sintetiche, che invece mi hanno dato il la per un approfondimento e per esprimere uno sconforto non causato dalle sue parole.
La mia sensazione è che un certo tipo di reati siano percepiti non più come contro la "persona", ma contro la morale: se un uomo dà fuoco alla compagna il significato del suo gesto ha sicuramente sede in un odio generalizzato contro il genere femminile, la femminilità, siamo quindi tutte vittime in quanto donne. Credo che il succo delle campagne contro il femminicidio sia questo, sintetizzando e semplificando brutalmente.
Pur essendo profondamente femminista, è uno dei motivi per cui ho sempre considerato il concetto di femminicidio come pericoloso e questo fatto di cronaca ha mostrato uno dei rischi connessi: se siamo tutte vittime, siamo tutte protagoniste titolate a parlare, reagire, anche zittendo o aggredendo la vittima di turno se esprime concetti contrari alla logica del femminicidio. Siamo legittimate ad appropriarci di una violenza altrui e zittire chi l’ha subita. Credo che questo sia quanto avvenuto nel caso di Ylenia, alla quale sono stati consigliati tso, le è stato augurato di essere bruciata una seconda volta perché se difende l’ex allora se l’è proprio cercata etc etc...

Senza capire che quel tipo di reato avviene proprio in un contesto di ambivalenza emotiva e psicologica: ruoli di vittime e carnefici confusi (è colpa mia se mi ha aggredito, non sono stata abbastanza/l’ho ferito....), sopraffazione scambiata per troppo amore... In altre parole, i ragionamenti di Ylenia sono proprio quelli che ci si deve aspettare in vittime di questo tipo di reati. Esse reagiscono e denunciano solo in due casi: o quando acquisiscono coscienza di questa ambivalenza (e magari non sentiremo mai parlare della loro storia, gestita in una fredda aula di tribunale e non sufficientemente succulenta per la tv del morboso); oppure perché costrette da un eccesso di violenza, dal tentato omicidio che le ha deturpate e non può più essere nascosto. Il 99% delle vittime di violenza non ragiona come una Lucia Annibali ma come Ylenia, altrimenti non subirebbe. E forse anche la Annibali sarà stata preda di quell’ambivalenza per un certo periodo della propria vita, prima di avere la forza di denunciare.
 
Essere vicine alle vittime di femminicidio significa abbracciare proprio le Ylenie di turno, proprio perché in preda all’ambivalenza, proprio perché si sentono meritorie di violenza, proprio perché la giustificano e la scambiano con l’amore.

Il paradosso della situazione è che Ylenia è stata semplicemente sincera: con le sue bugie ha mostrato come ragiona una donna che si trovi in quella situazione e le sue parole sono state paradossalmente stigmatizzate proprio da chi pretende di proteggere le vittime di violenza. Quante Ylenie non cercheranno più aiuto perchè timorose di una gogna mediatica se solo scappasse loro una parola giustificatoria nei riguardi di chi le ha aggredite o perché si sentono stupide a riconoscersi nelle sue parole, quindi non meritevoli di aiuto? Quanti danni fanno coloro che stigmatizzano un’Ylenia come una che se l’è cercata perché difende l’ex in tv, senza capire che è semplicemente ovvio che una donna che subisce quel tipo di violenza ragioni in quel modo, altrimenti non subirebbe. E’ questa incomprensione e insensibilità di fondo che segna la misura tra l’essere vittima di quel tipo di reato e sentirsene vittima solo per averne avuto contezza in tv, vittima solo in quanto donna. La differenza tra il reato contro la persona e quello contro la morale.

La mia visione è che invece cosiddetti femminicidi raramente esprimano odio generalizzato, ma si fondino su un qualcosa di estremamente personalizzato, malato ed esclusivo. Sicuramente la componente maschilista avrà un ruolo, ma è minimo, ha più a che fare con difficoltà individuali che si incistiscono e si canalizzano contro una persona specifica. Per intenderci assomigliano più ad un figlicidio o un parricidio, qualcosa di estremamente oscuro e forte nelle motivazioni, che all’aggressione di un tifoso della squadra avversaria, che non ha nome e viene accoltellato solo perché rappresenta in quel momento il "nemico". Quel tipo di violenza non è espressa contro la prima donna che si incontri per strada ma contro quella che ha, in un’ottica malata, un ruolo fondamentale nel proprio malessere. Per questo motivo, ho seri dubbi che il movente primo che spinge un uomo ad uccidere la compagna o gettarle addosso acido o benzina sia il sessismo, quella è solo una componente.

Il secondo motivo per cui ho sempre guardato con sospetto il concetto di femminicidio e l’ascolto che ha avuto nelle istituzioni, è nella sua inconsistenza rispetto alle reali esigenze di parità di genere: fuffa, un contentino. In fondo è facile scaricare le disuguaglianze sociali sul codice penale, significa colpire i detenuti, la feccia della società, gli "altri", quelli che non sono "noi" persone per bene. Non tocca alcun privilegio radicato, non cambia gli squilibri sociali. Ci si guarda invece bene dal legiferare in modo da applicare nei fatti l’uguaglianza di genere prevista dalla nostra costituzione, per quanto riguarda l’accesso ai posti di potere, la parità di stipendio a parità di lavoro etc etc. In Italia la maggiorparte delle donne che hanno un ruolo prestigioso sono figlie/mogli/amanti di... e questo è un argomento sul quale le istituzioni sembrano sempre poco sensibili. Allo stesso modo parlamentari pronti ad indignarsi e valutare l’aggravante di omofobia erano però estremamente restii ad approvare una qualsiasi legge che regolasse le unioni di fatto e garantisse i relativi diritti connessi. Fuffa, un contentino superfluo, perché le aggravanti di omofobia o di sessismo sono già previste dalla nostra legge, rientrano nei cosiddetti "futili motivi". Un doppione con un nome diverso, giusto per far vedere che si è sensibili all’argomento, mentre sulle cose importanti, quelle che toccano davvero la società e i suoi equilibri, non si legifera, si resta sordi.
Perchè le ho scritto? Perché mi sembra una donna sensibile all’argomento e inserita in un contesto sensibile all’argomento e il femminicidio, per come è stato presentato, andrebbe un po’ ripensato. Ylenia oggi è la vittima di un uomo violento e dell’ideologia del femminicidio: ci si è dimenticati che è una donna che ha subito violenza, non la bandiera di una crociata. Una donna che ha anche diritto a non avere un master, a non essere particolarmente intelligente, ad essere superficiale, a dire stupidaggini. Le idee, per quanto buone, se perdono il contatto con la la realtà, la sensibilità e l’empatia, diventano ideologie e le ideologie hanno spesso derive non previste nelle buone intenzioni di partenza.


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