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Meno investimenti delle imprese italiane ed occidentali nell’Europa orientale

Il vice- ministro economico sarà in visita in Romania all’inizio della settimana per consolidare il primato delle imprese italiane nell’economia del paese danubiano

Sono crollati nel primo trimestre di quest’anno, confermando una tendenza già segnalatasi durante il 2008, gli investimenti delle imprese dell’ex Europa dei quindici, e quindi anche di quelle italiane, in tutta la parte centro- orientale del vecchio continente, cioè in quei paesi che tra il 2004 ed il 2007 sono entrati a far parte dell’Unione europea.

Ultimamente a Roma, nonostante una certa contrarietà espressa dal ministro Giulio Tremonti, la Lega Nord pare abbia ottenuto dal premier Silvio Berlusconi il via libera all’introduzione, nel pacchetto anti-crisi, di una norma che esclude dagli incentivi governativi alle imprese italiane in difficoltà tutte quelle ditte che investiranno in altre nazioni dell’Unione quali Romania e Polonia, tradizionalmente i luoghi prediletti dai nostri industriali per impiantare nuovi stabilimenti. Potrebbe trattarsi a prima lettura una norma anti-Fiat ed anti-Marchionne che strizza l’occhio - in periodo elettorale non è poi così male - alla classe operaia del Nord Italia che da tempo ha abbandonato nel segreto dell’urna la sinistra ed ora assai volentieri occhieggia al partito di Umberto Bossi.


Tremonti continua a mostrarsi in disaccordo ritenendo che una norma così protezionistica non farà altro che incontrare l’ostracismo di Bruxelles in un momento non molto favorevole, comunque, per l’immagine dell’Italia all’estero. Ad avvantaggiarsi di questa avversione verso gli investimenti nell’Europa dell’allargamento sono i paesi mediterranei della sponda magrebina e medio-orientale: qui, al contrario, grazie ad incentivi e progetti comunitari nonché al bassissimo costo del lavoro è possibile ancora fare buonissimi affari. Già da oggi alcuni paesi della “Nuova Europa” come la Slovacchia e la Slovenia, a seguito del loro ingresso in Eurolandia, non sono più appetibili per le imprese di casa nostra e lo stesso si può affermare per l’Ungheria che, nonostante il prestito accordato dal Fondo Monetario Internazionale, anche a causa delle turbolenze politiche che la percorrono è considerata dal mondo economico internazionale a rischio “default”.

Nel 2008, infine, pure in Polonia, nazione che non ha risentito molto della crisi internazionale e che non ha dovuto far ricorso in maniera massiccia al prestito internazionale ma dove la moneta nazionale (lo zloty) è stata molto svalutata, gli investimenti occidentali sono calati del 28% rispetto all’anno precedente. La Romania invece pare che sinora, nonostante la fragilità del suo sistema monetario ed infrastrutturale, mantenga intatto per le imprese italiane il suo “appeal”. E’ questo sostanzialmente il succo del discorso tenuto dal nostro ambasciatore a Bucarest Mario Cospito durante la conferenza stampa di presentazione della prossima visita nella capitale valacca del vice-ministro italiano Adolfo Urso. “Le autorità romene tengono molto a questa visita e si stanno preparando al meglio. E’ il primo incontro di un ministro economico italiano con il nuovo governo romeno di centro-sinistra guidato da Emil Boc” ha affermato l’ambasciatore Cospito.

L’Italia è il primo partner commerciale di Bucarest, qui sono registrate ventottomila imprese italiane: al secondo posto è la Germania con solamente diciannovemila imprese. Il valore degli scambi commerciali è superiore a dodici miliardi di Euro. Nonostante alcuni momenti di grande difficoltà, seguiti all’ondata di gravi episodi criminali compiuti da cittadini romeni in Italia, il rapporto tra i due grandi paesi neo- latini è ripartito in maniera soddisfacente ed oggi non è più limitato ad aspetti economici e finanziari ma si è allargato anche al settore culturale ed a quello sportivo. La Romania, nonostante i suoi proverbiali malanni legati alla corruzione politica capillare, nel prossimo quinquennio è chiamata ad ammodernare in senso europeo la sua derelitta rete stradale e a rinnovare le ferrovie: un business che fa gola a molti. Per far pendere la bilancia a favore delle nostre imprese quindi il vice- ministro Urso, che ben conosce il paese, ha programmato questa sua missione: con la benedizione di Tremonti. 

 

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