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 Home page > Tribuna Libera > Mario Monti e la patata bollente

Mario Monti e la patata bollente

La patata bollente” è il titolo di un film di Steno del 1979. Tratta di un argomento per l’epoca assai scottante: la difficoltà dell’accettazione – da parte di uno dei protagonisti Massimo Ranieri – della propria omosessualità.

Altri tempi. Altre regole. Altri motivi. Altre dignità. Altra storia politica e sociale. La patata bollente di Monti, invece, è qualcosa che ci coinvolge tutti o ci coinvolgerà. E’ ciò che tutti stiamo attendendo. La soluzione di tutti i nostri problemi, oppure il baratro in cui molti temono di cadere ancor di più.

A pochi giorni dalla nomina a Premier del Professore e Senatore a Vita Mario Monti, siamo tutti sospesi, in attesa, quasi come di fronte al miracolo divino che si sa debba compiersi da un momento all’altro. Ma questo “miracolo” parla di cifre, numeri e soldi. E non di anime e pentimenti o amore per il Dio di cui tutti più o meno riconosciamo l’esistenza. 

Lo stimato professore, recente - e strategicamente - nominato a Senatore a Vita e componente delle lobby mondiali più potenti, come il Gruppo Bilderberg, Il CFR e la Trilateral, componente della Goldman Sachs ed unico sanzionatore della potentissima Microsoft, ha in qualche modo il nostro futuro nelle mani. In tutti i sensi. La patata bollente di Monti, parla della difficoltà di far uscire una nazione come l’Italia dal fallimento quasi certo. E’ una patata bollente enorme, che è passata di mano da un Premier all’altro quando nessuno più credeva potesse accadere. Una patata talmente bollente che brucia in mano a chiunque abbia avuto l’ardire di appropriarsene.

I fatti li conosciamo. Abbiamo persino imparato a memoria il significato di parole come default, spread o e-bond. Non che si sia compreso appieno il significato, ma è già qualcosa aver assimilato che una nazione non è le persone che la abitano, bensì parametri oscuri di alta finanza, economia, mercati e politica. La crisi ci ha fatto capire che un paese è frutto delle scelte economiche, politiche, finanziarie. Penso così per tutti una porta tenuta chiusa da sempre: i cittadini sono numeri e come tali, vanno considerati ed utilizzati.

Chi potrebbe esser tanto folle da accettare d’essere il personaggio chiave di una scoperta così penosa per tutti? Forse, la decisione di scegliere un governo tecnico anziché politico e scelto – più o meno, legge elettorale attuale permettendo – dai cittadini, è una sorta di bypass attraverso il quale far digerire alla massa la penosa condizione che per molto tempo ci è stata tenuta nascosta: cittadini=numeri=contributi=soldi. Punto.

A chi avesse ancora dubbi su questa squallida equazione, consiglio di aprire gli occhi una volta per tutte: ogni qualvolta vi chiedete “perché pressano sempre le fasce deboli”? La logica risposta è l’equazione sopra riportata. Ora, in considerazione di ciò, urge controbattere, urge ridefinire. Urge – assolutamente – uscire dalla cuccia calda ove ci accoccoliamo troppo spesso con la speranza ormai palesemente perduta che altri che noi deleghiamo possano prendersi cura della nostra vita e del nostro futuro. Reset.

Se da numeri vogliamo tornare ad essere persone, è necessario dirlo, è necessario suggerirlo. E’ necessario non accettaere l’incongruenza di un fatto che serve solo ai soliti più o meno noti a far di conto sulla pelle dell’unica vera forza vitale del paese. E non sarà certo attraverso le ormai inutili e sterili manifestazioni che potremo chiedere di ripensare il sistema umano nazionale. Credo di poter dire oggi più che mai, che ogni singolo cittadino adulto deve ed ha diritto di iniziare a partecipare attivamente alle sorti e decisioni della nazione, utilizzando ogni mezzo legale, moderato e condivisibile.

Prendere ogni strumento concesso alla popolazione per dire, proporre e condividere idee e necessità. Prendiamo ad esempio l’ormai tormentata storia dell’ICI prima approvata, poi “limata”, poi addirittura cancellata ed oggi, riproposta sotto falso nome: IMU (Imposta Municipale Unica). Appare ai più incomprensibile che una imposta venga calcolata non sul numero delle abitazioni possedute, bensì sulla prima che in alcuni casi è l’unica e sola.

In pratica: quando fu approvata l’ICI, si pensò di bastonare i proprietari di “prima casa” e non i proprietari di molte case. Anche se ad onor del vero, anche l’ICI va considerata nelle diverse peculiarità e nella personalizzazione cittadino per cittadino di alcuni parametri. Ma nella fantasia nazionale, l’ICI era e rimane l’imposta antipatica per eccellenza, perché in quell' “Imposta sulla prima casa” si abbattono milioni di scontenti per sentirsi una volta in più accollare il peso di pagamenti sempre più spesso resi impossibili da onorare.

Forse, e credo fosse fondamentale, se all’origine l’Ici si fosse chiamata “Imposta sulla proprietà” oggi non ne staremmo nemmeno parlando. E’ l’aggiunta di quel “sulla prima casa” che fa rodere e di molto la nazione intera. Anche perché c’è anche da riflettere sul fatto che non tutti poi si armano di pazienza e voglia di compredere fino in fondo il significato ed i contenuti di una normativa fiscale.

L’IMU – se vedrà l’alba come si dice – accorperà in sé più di un tributo. E difatti è stato pensato su basi totalmente diverse dall’ICI. Intanto pare che si escluderà la prima casa, cagione di tanti malumori. Poi, avrà un'aliquota di riferimento più alta della media Ici (7,6 per mille aumentabile fino al 10,6) e ingloberà l'Irpef sui redditi fondiari, oggi pagata dai proprietari di seconde case non affittate.

La patata bollente brucia, ma si cerca di raffreddarla un po'. Resta da vedere poi nel dettaglio, le altre misure che verranno proposte. Patrimoniale sì o no? Pensioni: cosa avverrà? Nuovo aumento dell’i.v.a.? Una cosa – valida credo di poter dire per bocca tutti – che vorremmo sentire è quella che nessuno ha voglia né coraggio civile di proporre: diminuzione dei costi della politica, taglio agli stipendi parlamentari, cancellazione dei vitalizi facili.

Credo che se l’attuale governo sarà in grado di miscelare le esigenze di politica, economia e società civile, avrà un trionfo di successo da parte di tutti. Vorrebbe dire, dopo tanto tempo, che qualcuno sta prendendo in seria considerazione la possibilità di rivalutare e sostenere il capitale umano che è l’unica sorgente di energia. Inutile far finta che non sia così.

Se così sarà, sono certa che ognuno di noi con benevolenza, vorrà prendere nelle proprie mani un pezzettino di quella patata bollente per ora in mano solo a chi è chiamato a dimostrarci che è possibile salvare una nazione come l’Italia sostenendo l’esistenza dei cittadini.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.163) 26 novembre 2011 19:50

    Standby >

    L’evasione fiscale vale sui 250 miliardi.
    La corruzione e gli sprechi da spesa pubblica ci costano circa 100 miliardi.
    Gli apparati politici consumano 10 miliardi l’anno.
    Incalcolabili sono i “privilegi” accumulati da centinaia di corporazioni.
    Il 10% delle famiglie possiede il 48% dell’intera ricchezza nazionale.
    Sono circa 1,5 milioni le unità immobiliari private “sconosciute” al fisco.

    Secondo le indiscrezioni più diffuse l’agenda di Monti apre con i ritocchi dell’ICI, dell’IVA e dell’anzianità pensionabile. Altro che “misure impressionanti”.
    Se così fosse sarebbe “in continuità” con la linea del “rigore” targata Tremonti.
    Con buona pace per il “coraggio” che servirebbe ad un riscatto di “equità” volto al rilancio della crescita.
    Sarebbe la riproposizione di una ricetta “calibrata” per essere “digeribile” da una casta di Primi Super Cives attenta a …

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