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Maricica Hahaianu è morta per cause proprie e non per colpa altrui

La difesa di Tommaso Burtone chiederà la derubricazione del reato in quello assai meno grave di lesioni.

Clamoroso colpo di scena al processo per la morte dell’infermiera rumena Maricica Hahaianu morta in un letto del reparto di neuro-chirurgia del Policlinico Casilino di Roma nell’ottobre 2010, dopo che l’otto dello stesso mese era stata colpita con un pugno dal pugile dilettante Alessio Burtone al termine di una esacerbata discussione, nata tra i due alla stazione Anagnina della metropolitana di Roma, condita da elementi razziali.

“La rumena non morì per la caduta dopo quel pugno ne per il comportamento negligente dei sanitari del Policlinico Casilino che, anzi, la sottoposero ad un intervento chirurgico egregiamente condotto e riuscito. L’Hahaianu morì a seguito di un danno a livello del tronco encefalico insorto a causa di vasospasmo dell’arteria basilare, dovuto a cause di cui è impossibile l’accertamento”: così hanno sentenziato i periti della Corte d’Assise di Roma che sta processando il giovane laziale per il reato di omicidio preterintenzionale.

I professori Vetrugno ed Anile in poche parole, con il lavoro eseguito, avrebbero dimostrato che a nessuno può essere addossata la responsabilità per la morte della donna che, al momento della scomparsa, ha lasciato un bambino di pochi mesi ed il marito. Raggiante per il risultato dell’accertamento medico- legale che, qualora fosse confermato, smonterebbe totalmente la tesi del Pubblico Ministero, a sua volta suffragata da una perizia di parte, è il difensore di Bertone, l’avvocato Fabrizio Gallo, che dice: “In Tribunale alla presentazione della perizia di fronte alla Corte chiederemo immediatamente per il mio assistito la derubricazione del capo d’accusa in quello assai meno grave di lesioni e la sua remissione in libertà”.

Rimane però un atroce dubbio. Se la rumena non è morta a seguito del pugno sferratole da Bertone, se non è morta a causa di un errore compiuto al momento dell’operazione dai medici del Policlinico Casilino che anzi, intervenendo d’urgenza, le avrebbero salvata la vita, perché, si chiedono parenti ed amici della sfortunata donna, è sopravvenuto il decesso?

“Per questioni imponderabili” ribattono i periti della Corte d’Assise; “a causa, forse, di un errore nel maneggiare le attrezzature al momento dello stubamento” ribatte l’avvocato Gallo, difensore di Bertone. In poche parole ad uccidere Maricica sarebbe stato o un non identificato maldestro infermiere o, addirittura, qualche familiare che al momento del suo risveglio - Maricica per qualche ora uscì dal coma prima di ripiombarvi per sempre - l’avrebbe indebitamente scossa sino a procurargli la rottura fatale del tronco encefalico.

E’ ora molto probabile che Burtone venga prosciolto dall’accusa di omicidio preterintenzionale e che possa cavarsela con poco considerata la ben meno grave accusa di lesioni gravi. Felicissimi gli amici del ragazzo romano che oggi non parlano d’altro e, sfidando il quartiere, ripetono: "L’avevamo detto noi che era tutta una montatura a favore dei rumeni”. Il dubbio che le cose non siano proprio andate così però resta.

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