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Marche, 2011 anno nero per l’occupazione

È “un quadro a tinte fosche” quello sull'economia marchigiana nel 2011 delineato in una conferenza stampa ad Ancona dalla Cgil Marche. Un rapporto che, basandosi su dati Istat, regionali e relativi alla cassa integrazione, mostra indicatori tutti negativi, “drammatici”, che prefigurano un 2012 “con il Pil regionale in calo dell'1,6-1,8%” e caratterizzato da uno “scenario sostanzialmente depressivo”.

Il recupero rispetto al periodo pre-crisi insomma è di là da venire. “Già da tempo - ha ricordato il segretario della Cgil Marche Gianni Venturi - avevamo previsto che il quadro congiunturale si sarebbe rapidamente deteriorato, e che ad alcuni timidi segnali di ripresa sarebbero seguiti rallentamenti e dati negativi”. Criticando le rappresentazioni sostanzialmente positive dell'economia marchigiana, Venturi ha rimarcato che la situazione “è ampiamente sottovalutata dalla classe dirigente: lo scarto tra la rappresentazione e la realtà è notevole”, e “nelle Marche, per via della tipologia del quadro locale, gli effetti della crisi sono accentuati: se l'economia è in fase espansiva si cresce meno degli altri, mentre se è in fase recessiva si cala più degli altri”.

Qualche esempio in proposito lo ha fatto Daniela Barbaresi, che ha curato la sintesi del rapporto: la diminuzione dell'occupazione registratasi lo scorso anno è in controtendenza rispetto al Paese e al Centro Italia (“le Marche stanno peggio”), così come “le Marche sono ai primi posti nelle assunzioni precarie, che stanno prendendo il posto del lavoro stabile”. La Cgil Marche rileva “un problema di prospettiva strategica di sviluppo”, rispetto al quale, guardando a una decina d'anni da oggi, va ripensata la pianificazione degli interventi fattibili con le risorse europee. E poi, riduzione delle tipologie di inserimento lavorativo dalle attuali 46 a cinque, facendo costare di più le assunzioni a tempo determinato, riforma del sistema degli ammortizzatori sociali, con tutela di tutti i lavoratori, e un piano straordinario per l'occupazione con misure urgenti per crescita e sviluppo.

Di seguito, alcuni dati del report Cgil Marche: 645.000 occupati, tra dipendenti e autonomi, nel terzo trimestre 2011 (-12.000 rispetto al precedente trimestre; -4.000 rispetto allo stesso periodo del 2010). I cali maggiori nel manifatturiero (-13.000, pari al 6,3% rispetto allo stesso periodo del 2010), nelle costruzioni (-12.000, pari al 22,7%); in crescita, però, gli occupati nell'agricoltura e negli altri servizi (+14.000, 11.000 dei quali donne). Il tasso di disoccupazione torna a salire, toccando il 6,7% rispetto al 5,8% del trimestre precedente; in crescita, oltre a quella femminile (8,4%), anche la disoccupazione maschile (+5,2%). Quarantaseimila le persone in cerca di lavoro (nel 2007, prima della crisi, erano 19.000); 12.000 le persone, per lo più giovani, in cerca di prima occupazione. Nel 2011 sono state autorizzate nelle Marche 27,6 milioni di ore di cassa integrazione (5,2 milioni ordinaria, 9,7 milioni straordinaria, 12,6 milioni in deroga), in particolare nella meccanica, nel calzaturiero e nel mobile. Nel 2007 erano state autorizzate tre milioni di ore, nel 2008 ventitre e nel 2010 trentasette. Secondo stime definite “prudenti”, nel 2011 sono stati 20.000 i lavoratori marchigiani finiti in cassa integrazione. 10.000 quelli licenziati e collocati in mobilità. Su 220.000 assunzioni promosse o registrate nei centri per l'impiego nei primi nove mesi del 2011, il 9,3% si riferisce a contratti a tempo indeterminato, mentre nel 90,7% dei casi si tratta di altre tipologie contrattuali a vario titolo precarie (“le Marche sono tra le regioni con la maggiore incidenza di precarietà nelle assunzioni”). In particolare, contratti a termine (46,1% degli avviamenti), contratti a chiamata o intermittenti (16,7% degli avviamenti), contratti di somministrazione (12,3% degli avviamenti); in riduzione i contratti di apprendistato (5,2%), anche a causa dell'incremento dei tirocini formativi, “che spesso - secondo il sindacato - mascherano lavoro non pagato”.

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