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Mali: tuareg e jihadisti proclamano l’indipendenza dell’Azawad

Nella zona nord del Mali, i ribelli tuareg del Movimento nazionale di liberazione dell'Azawad (MNLA) e il gruppo islamico di Ansar Dine hanno stretto un accordo per creare uno stato islamico indipendente. La notizia è stata resa nota da Mohamed Ag Atthaer, il portavoce del MNLA. La nuova entità statale comprenderebbe le regioni settentrionali di Gao, Kidal e Timbuctu, tutte già occupate dai ribelli. Le due fazioni sarebbero giunte ad un compromesso annunciando la nascita di un “Consiglio di transizione”.

Il patto tra i due gruppi è il risultato di un lungo e difficile negoziato durato diverse settimane. Dopo accesi dibattiti, si è giunti ad un accordo che prevede l'instaurazione della sharīʿa (la legge islamica) in quasi tutta la zona occupata. Inizialmente, i tuareg dell'MLNA si sono mostrati restii ad accettare queste condizioni in quanto si tratta di un gruppo prevalentemente laico. L'intesa è sopraggiunta quando i jihadisti di Ansar Dine hanno messo sul piatto della bilancia il riconoscimento di un'autonomia statale per i tuareg. Questo scambio lascia intravedere una futura divisione nella zona occupata, anche se per il momento i due gruppi sembrano essere coesi fra loro.

Le due frange di ribelli hanno un unico obiettivo in comune: l'indipendenza del territorio dell'Azawad. Si tratta di una vasta zona desertica a nord del paese, abitata da nomadi di origine araba e berbera. Tra questi, i tuareg rappresentano il gruppo più numeroso. Riuniti nel movimento del MLNA, cominciarono a gennaio un'offensiva contro l'esercito del Mali, riuscendo ad avere la meglio. Le motivazioni di questa insurrezione sono riconducibili al fatto che molti miliziani erano ex mercenari dell'esercito di Gheddafi. Terminata la guerra in Libia i reduci tuareg ritornarono nelle loro terre portando con sé migliaia di armi sottratte dall'arsenale libico. L'esercito governativo poté fare ben poco contro dei ribelli esperti e bene armati. Il 6 aprile l'MLNA dichiarò l'indipendenza della zona settentrionale del Mali.

Questi eventi sono strettamente collegati al colpo di stato avvenuto il 22 marzo a Bamako, la capitale del Mali. Un gruppo di militari, guidati dal capitano Amadou Haya Sanogo, depose il presidente Tourè. Secondo i golpisti il governo non aveva preso adeguate misure per contenere l'attacco ribelle che stava avvenendo a nord del pese.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.241) 28 maggio 2012 15:25

    Mi dispiace quanto accade in Mali. Sono stato a Bamako per lavoro, ho amici musulmani, tranquillissimi e rispettosi della religione altrui. Non meritano d’essere privati delle libertà di cui godono ora, da parte di fanatici islamisti. Ho paura che si prepari un intervento armato esterno, per spazzare via tuareg e islamisti, ristabilire l’unicità del Mali, e riportare ad una situazione pre golpe. Peccato per i turaeg, che non potranno mai avere una terra tutta loro. Una guerra interna ad uno stato poverissimo, rovinerà ancora di più l’economia maliana, con tutte le pesanti sofferenze prevedibili per la popolazione. Sono stato bene in Mali, oggi avrei qualche problema ad andarci, per motivi di sicurezza. La situazione attuale impedisce eventuali investimenti stranieri, e afflusso di eventuali turisti, per cui la situazione locale, già difficile, diventerà disperata.

     

    Salvatore Sanna 

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