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Malaria, 2 milioni di morti ogni anno

Ieri era la giornata mondiale contro la malaria. E’ stata anche l’occasione per fare il punto sulla diffusione nel mondo di questa terribile malattia. E nonostante i progressi compiuti nelle cure, ogni anno la malaria causa la morte di più di 2 milioni di persone, soprattutto bambini sotto i 5 anni e donne incinte, come si rileva in una nota pubblicata su  ConfiOnline

In questa nota si può leggere: “L’infezione viene trasmessa con il semplice morso di una zanzara infettata da uno dei quattro parassiti malarici, il più aggressivo dei quali è il Plasmodium Falciparum, molto diffuso in Zimbabwe che in Myanmar.

Insieme alla tubercolosi e all’Aids, l’infezione malarica è una delle maggiori sfide allo sviluppo dei Paesi poveri. Senza vaccino e con un parassita che diviene sempre più resistente ai farmaci, la prevenzione si dimostra oggi l’arma più efficace”.

Nella nota citata si aggiunge: “La mancanza di conoscenze sanitarie, le scarse condizioni igieniche e la povertà causano nel 70% delle donne anemia e questo crea serie complicazioni soprattutto alle donne gravide. Particolarmente allarmante è inoltre il tasso di mortalità infantile e quello dei bambini al di sotto dei cinque anni di età”.

In occasione della giornata mondiale, Msf (Medici Senza Frontiere) hanno emesso un comunicato, pubblicato sul loro sito, nel quale è stata denunciata la situazione molto grave che colpisce la Repubblica Democratica del Congo. Vi è, in quel paese, una vera e propria epidemia. Infatti i casi di malaria si sono triplicati dal 2009.

Nel comunicato di Msf fra l’altro si rileva:

“Il massiccio incremento dei casi di malaria nella Repubblica Democratica del Congo sta travolgendo i sistemi di cura e prevenzione esistenti.

L’organizzazione medico-umanitaria internazionale Medici Senza Frontiere chiede che vengano dispiegate e rafforzate le misure di risposta a quest’emergenza.

La maggior parte dei centri sanitari e degli ospedali di Msf in Congo hanno registrato un marcato aumento nei casi di malaria, anche nella sua forma grave.

In sei province (metà del vasto Paese), il numero di persone curate per la malaria nei progetti di Msf è cresciuto del 250% dal 2009.

Questa epidemia è particolarmente allarmante a causa del numero elevato di pazienti affetti da malaria grave che necessitano di trasfusioni di sangue e ricovero urgente per l’anemia indotta dalla malattia.

Di fronte a questa crisi su vasta scala, Msf ha annunciato di non essere in grado di rispondere da sola all’emergenza…”

Jorgen Stassijns, specialista di malaria per Msfa, ha dichiarato: “Il trattamento al di fuori delle città resta particolarmente difficile, a causa dell’inaccessibilità geografica. In alcune zone l’assistenza sanitaria è semplicemente inesistente. Anche quando il trattamento è disponibile, i farmaci sono talvolta inadeguati od obsoleti”.

Nel comunicato di Msf così si prosegue:

“In risposta alla massiccia epidemia, Msf ha inviato équipe mediche di emergenza aggiuntive in quattro province della repubblica del Congo.

Nel 2009, Msf ha curato più di 45mila persone con la malaria. Nel 2011, sono state trattate più di 158mila persone. Finora, nel 2012, sono state trattate più di 85mila persone.

Mentre le cause esatte dell’epidemia restano incerte, questa nuova crisi si svolge nel contesto di un sistema sanitario gravemente carente di risorse a tutti i livelli. Il paese manca di farmaci adeguati, forniture mediche, e personale medico qualificato. La prevenzione della malaria e i sistemi di controllo sono carenti”.

Così si conclude nel comunicato:

“La risposta di Msf all’emergenza sta salvando vite a breve termine, ma nel lungo periodo l’organizzazione non può affrontare la crisi da sola.

Msf esorta il governo congolese e le altre organizzazioni sanitarie (nazionali e internazionali) a prendere misure rapide e sostenibili di prevenzione e trattamento per combattere questo flagello.

La malaria è la principale causa di morte nella Repubblica Democratica del Congo e uccide circa 300mila bambini sotto i cinque anni, ogni anno

In una nota pubblicata su The Medical Informer sono contenute altre informazioni sulla diffusione della malaria:

Sono oltre cento le nazioni ancora colpite in maniera preponderante dalla parassitosi malarica. Il rischio varia a seconda delle stagioni, dei luoghi e dell’altitudine.

In Europa solo in alcune località della Grecia, nella zona della Laconia, il parassita sopravvive ma con un rischio davvero minimo.

In Asia la situazione è più complessa, a partire dalla Turchia dove la malaria sopravvive in alcune zone del sud-est, mentre in Cina la malaria è ancora presente nelle zone rurali.

In pericolo tutta la zona del Sud-est asiatico, dalla Thailandia alla Cambogia, passando per il Laos, la Birmania e le Filippine. In India massima attenzione per tutte le stagioni al di sotto dei 2mila metri.

Attenzione in Sud Africa ma soprattutto a tutta la parte subsahariana dell’Africa, dove la malaria è ancora tra le principali cause di degenza e morte, mentre i rischi sono contenuti nella parte settentrionale dell’Africa.

In Sud America a rischio alcune zone di confine tra Argentina, Bolivia, e Paraguay. In Ecuador al di sotto dei 1.500 metri. Moderata la presenza in Brasile e attenzione in alcune zone di Messico, Guatemala e Repubblica Dominicana, dove il rischio di contrarre il parassita esiste soprattutto ai confini con Haiti, nazione purtroppo piagata dalla povertà.

In Oceania la presenza è ridotta in alcuni arcipelaghi e in Papa Nuova Guinea”.

Non c’è molto da commentare. Non c’è alcun dubbio però che 2 milioni di morti ogni anno per la malaria sono decisamente troppi. E non c’è alcun dubbio che, come rilevato da Medici senza frontiere, la situazione che si verifica in Congo è particolarmente preoccupante.

Per il Congo l’appello di Msf deve essere, quanto prima, accolto e in questo caso si devono mobilitare soprattutto le organizzazioni sanitarie, in primo luogo quelle internazionali. Più in generale deve essere attuata una politica sanitaria, che non può non riguardare anche e soprattutto i governi dei paesi più ricchi e le organizzazioni sanitarie internazionali, molto più efficace di quella attuale, perché si deve, o meglio si dovrebbe, necessariamente, ridurre in misura considerevole, nel breve periodo, il numero delle morti per malaria.

Spero che la giornata mondiale di ieri sia servita anche a questo.

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