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Magneti Marelli: la CGIL e la FIOM fuori dal tavolo delle trattative

Oramai è assodato: l’affezione che sembrava avesse colpito esclusivamente l’AD del GRUPPO FIAT, Sergio Marchionne - una sorta di letale immunodeficienza nei confronti di CGIL e FIOM e soprattutto per le loro diramazioni al Sud e in particolare, per quelle della Campania e di Pomigliano d’Arco - s’è trasformata in un’epidemia che ha invaso l’intero Gruppo. Stavolta è toccato a Magneti Marelli, l’azienda nazionale leader nella progettazione e produzione di sistemi e componenti ad alta tecnologia per autoveicoli, che non gradisce la presenza ai tavoli di trattativa del sindacato rosso, figuriamoci delle tute blu della FIOM. Gossip? Pura invenzione giornalistica? Pare proprio di no, visto che il gruppo si è preoccupato di far pervenire al coordinatore della cabina di regia della Giunta Regionale della Campania (che ha il compito di affrontare e dare risoluzione alle crisi industriali), e cioè all’Assessore al lavoro Severino Nappi, una nota in cui verrebbe chiesta l’esclusione di CGIL e FIOM dalla trattativa.

A denunciarlo le segreterie regionali confederali CGIL CISL UIL e di categoria FIOM FIM UILM che, in una nota, hanno stigmatizzato il comportamento dell’azienda.

“Si vuole dividere i sindacati e i lavoratori davanti a una richiesta unitaria di incontro” denuncia Davide Pastore, responsabile del Dipartimento Industria CGIL Campania.

La riunione, chiesta dalla Confederazione alla cabina di regia regionale, aveva all’ordine del giorno la vertenza ex Ergom, l’azienda di componenti in plastica per la Fiat ora rinominata Plastic Components Magneti Marelli, e, in particolare, il rinnovo della cassa integrazione in deroga per i lavoratori degli stabilimenti ex-Ergom (Caivano, Pomigliano e Napoli) e le prospettive legate al progetto industriale e ai livelli occupazionali dell’azienda.

La situazione resta drammatica: il 19 marzo scorso alcuni lavoratori dell'ex-Ergom, hanno protestato per le strade di Napoli, fino a raggiungere la Prefettura, per rivendicare l'istituzione di un tavolo tra sindacati, Regione, Comune di Napoli e Lingotto, sul loro futuro. In oltre 500, infatti, non rientrano nell'accordo con Fiat per l’assunzione nella newco Fabbrica Italia Pomigliano, e sono in cassa integrazione per cessazione attività.

Erano già scesi in piazza il lunedì precedente, 16 marzo, proprio per denunciare il nuovo piano del gruppo guidato da Marchionne: su mille, solo in 200, infatti, sono stati reintegrati e trasferiti in Fip per rispondere alle esigenze produttive della nuova Panda.

“Avrebbero dovuto avere una prima risposta dal tavolo – commenta Pastore – ma la Magneti Marelli ha scelto la strada della rottura”.

Ora le segreterie regionali CGIL CISL UIL della Campania chiedono la ricomposizione del tavolo unitario, che sia rinnovata la cassa integrazione in deroga ai lavoratori e data una prospettiva produttiva e occupazionale allo stabilimento.

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