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1° Maggio: "festa" dei... disoccupati

In occasione della festività del 1° Maggio l’Istat ha reso noto alcuni dati sull’evoluzione del mercato del lavoro negli ultimi anni, dati che dimostrano che la crisi economica è stata, ed è, anche e soprattutto crisi occupazionale, peraltro di notevoli dimensioni.

Dal 2008 al 2010 gli occupati sono diminuiti di 533.000 unità. Infatti nella media del 2010 gli occupati in Italia erano 22.872.000, appunto 533.0000 in meno rispetto ai 23.405.000 registrati dall'Istat nella media del 2008. Nel 1997 gli occupati erano 20.384.000, oltre tre milioni in meno rispetto al picco del 2008. I lavoratori dipendenti nel complesso sono diminuiti in questi due anni di 336.000 unità (da 17.446.000 a 17.110.000) mentre gli indipendenti sono diminuiti di 197.000 unità. Il tasso di occupazione nell'anno nella fascia 15-64 anni è sceso di quasi due punti percentuali rispetto al 2008 (dal 58,7% al 56,9%).

Il calo è stato contenuto grazie alla crescita della componente straniera: in questi due anni infatti i lavoratori stranieri occupati regolarmente sono aumentati di 330.000 unità (anche grazie alla sanatoria del 2009). Il calo di 533.000 occupati è quindi il risultato di una diminuzione di 863.000 occupati italiani e un aumento di 330.000 stranieri. Il tasso di disoccupazione è arrivato nella media 2010 all'8,4% dal 6,7% registrato nel 2008.

I disoccupati hanno superato ampiamente quota due milioni (2.102.000) dai 1.692.000 del 2008 con oltre 400.000 senza lavoro in più. A fare le spese della crisi economica sul fronte del lavoro è stato soprattutto il Mezzogiorno con 281.000 occupati in meno (i lavoratori sono passati da 6.482.000 nel 2008 a 6.201.000 nel 2010) mentre nel Centro si sono persi solo 24.000 posti passando da 4.857.000 occupati nel 2008 a 4.833.000 nel 2010. È aumentata l'età media con un crollo dell'occupazione giovanile (235.000 occupati in meno nella fascia tra i 15 e i 24 anni e quasi 620.000 nella fascia tra i 25 e i 34 anni nel periodo considerato) e un aumento nella fascia tra i 55 e i 64 anni, anche a causa delle nuove norme sull'accesso alla pensione. I lavoratori più anziani sono passati dai 2.466.000 del 2008 a 2.699.000 nel 2010 con 239.000 occupati in più. Gli uomini che lavoravano nel 2010 erano 13.789.000, 430.000 in meno rispetto ai 14.064.000 del 2008 mentre per le donne la contrazione si è limitata a 103.000 unità (da 9.341.000 a 9.238.000). La crisi è stata pesante soprattutto per il settore industriale con il comparto che è passato da 6.955.000 occupati a 6.511.000 (444.000 posti in meno). L'industria in senso stretto ha perso 404.000 posti mentre le costruzioni hanno perso 40.000 posti. Nei servizi l'occupazione ha tenuto con solo 84.000 posti in meno (da 15.555.000 a 15.471.000). L'industria nel Mezzogiorno ha perso 172.000 posti in due anni.

La crisi economica è stata determinante per l'aumento dei disoccupati ufficiali (coloro che cercano attivamente lavoro e sono disponibili a impiegarsi entro due settimane) ma anche per l'aumento dei cosiddetti scoraggiati. Se nel 2008 erano 1.321.000, un milione dei quali nel Mezzogiorno nel 2010 sono diventati oltre 1,5 milioni (1.080.000 dei quali al Sud) con una crescita elevata anche nel Centro e nel Nord del Paese, aree che avevano sperimentato prima della crisi una grande fiducia nella possibilità di trovare lavoro.

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