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Mafia romana, è scoppiato il bubbone sul "grande affare dell’immigrazione"

Più che emergenza umanitaria, quello dei “barconi della speranza” sembra essere stato un affare d’oro.

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Il nome dei politici, di destra e di sinistra, è su tutti i giornali. Forse è più interessante un cenno a quelle che sono le dimensioni economiche del business. Quello dei «barconi della speranza», anziché un'emergenza umanitaria, è stato un affare d’oro.

Per avere un’idea del “fatturato dell’Accoglienza” è sufficiente quanto registrato in una delle intercettazioni telefoniche: «Tu c'hai idea quanto ce guadagno sugli immigrati, eh? Il traffico di droga rende de meno!».

Centri di primo soccorso e accoglienza (CPSA) centri di accoglienza (CDA) centri di accoglienza per richiedenti asilo (CARA) centri di identificazione ed espulsione (CIE), il «business dei migranti» inizia nell'estate del 2008, quando arriva la prima grande ondata. Centinaia di milioni di fondi statali e comunitari, quella dell'accoglienza è stata una straordinaria mangiatoia.

Alle gare d’appalto per ottenere la gestione dei centri - ma qualche volta si preferisce l’affidamento diretto…- hanno partecipato e vinto soprattutto le cooperative collegate a Legacoop, ma anche onlus legate a Comunione e Liberazione, Arciconfraternite di Misericordia, società di assistenza varie e imprese private.

E gli ospitati che provengono dal mare sono, per appunto, una marea: secondo i recentissimi dati del Ministero dell’Interno al 30 novembre 2014 i migranti presenti nelle strutture temporanee erano 34.705.

La gestione dei centri viene affidata mediante gare d’appalto in cui il prezzo di aggiudicazione oscilla da 35 a 40 euro/giorno per ospite. A conti fatti il solo costo di gestione grava sui contribuenti per una cifra che supera il mezzo miliardo di euro all’anno, ma solo per la gestione dei centri, escludendo i costi di Mare Nostrum.

Al centro delle indagini romane una cooperativa "sociale" controllata segretamente da Massimo Carminati, ex terrorista dei Nar affiliato alla Banda della Magliana che da decenni coniuga politica, affari e criminalità organizzata nella capitale.

La cooperativa aveva in affidamento tra le altre cose, il Centro di accoglienza richiedenti asilo (Cara) di Bari (1500 ospiti), il Centro di Identificazione ed Espulsione (Cie) di Ponte Galeria a Roma (500 ospiti) , il Centro di Accoglienza di Caltanissetta (500 ospiti) e lo Sprar (Sistema Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati) di Bitonto Bari (circa 500 posti). Una presenza media, solo in queste strutture, che si aggira intorno a 3000. Il contratto per Ponte Galeria prevedeva un compenso di 40,9 euro al giorno. Solo per questi centri il fatturato della cooperativa “sociale” dovrebbe essersi dunque attestato intorno ai 40/45 milioni di euro.

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