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M - Il mostro è nella cultura

Una parte di uomini della cultura sono, e sono sempre stati, dalla parte dei pedofili, quindi complici della violenza sui minori.

Il 7 di maggio 2010 all’Università degli studi G. D’Annunzio di Chieti-Pescara, si è svolta una preziosa lezione che aveva per tema la pedofilia. Alla lezione sono intervenuti: il Prof. Andrea Masini-psichiatra, la Prof.ssa Annamaria Zulli-psicologa, Federico Tulli-giornalista, Francesco Dall’Olio-magistrato, Clementina Ruggeri-avvocato.

Il tema, molto delicato, soprattutto dopo lo scandalo dei preti pedofili, ormai scomparso solo dalle pagine dei giornali, è stato scandagliato da tutti i punti di vista in modo interdisciplinare. Dai docenti, che si sono avvicendati, sono uscite conoscenze importati e sconcertanti. Dal punto di vista psichiatrico è stato affermato più volte che il crimine di pedofilia devasta la psiche del bambino spesso in modo irreparabile tanto da farne a sua volta un criminale pedofilo. Uno di questi è Luigi Chiatti, il Mostro di Foligno: lui stesso aveva lasciato vicino al primo bambino violentato ed ucciso un biglietto farneticante scritto con il normografo firmandosi “il mostro”: «Aiuto! Aiutatemi per favore. Il 4 ottobre ho commesso un omicidio. Sono pentito ora anche se non mi fermerò qui. (… )PS.: non cercate le impronte sul foglio, non sono stupido fino a questo punto. Ho usato dei guanti. Saluti, al prossimo omicidio”.»

Sconvolgenti sono le affinità tra questo fatto di cronaca e il film M - Il mostro di Düsseldorf , del 1931, diretto da Fritz Lang. Il protagonista, Hans Beckert, pedofilo e assassino seriale, nella famosa deposizione davanti al tribunale popolare, composto dalla criminalità locale e dalle madri delle bambine uccise, si accusa dei crimini dicendo che è una voce che gli comanda di uccidere: «Che cos’è che sento urlare dentro al mio cervello? E come uccido: non voglio! Devo! Non voglio! Devo! E poi sento urlare una voce, e io non la posso sentire! ( …) Soltanto quando uccido, solo allora... (la voce si placa n.d.r.). E poi non mi ricordo più nulla.»

Nel dibattito che è seguito alla lezione di Chieti è emerso chiaramente la dinamica psichica coattiva che “obbliga” il pedofilo alla violenza sui minori ancora fisicamente e psichicamente non atti al rapporto sessuale. Il pedofilo è un “serial killer” ha affermato il Giudice Dall’Olio confortato dall’esperienza sul campo dello psichiatra Andrea Masini, quindi, un malato di mente grave e pericoloso che, se non arriva ad uccidere fisicamente, “uccide psichicamente”.

Il 28 dicembre 1994 Luigi Chiatti viene condannato a due ergastoli. Ma la vicenda non è conclusa: l’11 aprile 1996 la corte d’Assise d’’Appello di Perugia riforma la sentenza di primo grado, lo ritiene seminfermo di mente e lo condanna a 30 anni di reclusione. Determinante si rivelerà la testimonianza di un giovane che aveva trascorso diversi anni in brefotrofio con Chiatti il quale racconterà di violenze sessuali subite da entrambi da parte di un prete.

Inoltre ciò che è venuto sorprendentemente alla luce durante la lezione è da far tremare i polsi: una certa parte di uomini della cultura sono, e sono sempre stati, se non dichiaratamente pedofili come i filosofi greci, da Socrate in poi, dalla parte dei pedofili, quindi complici della violenza sui minori. Si va dalle velate e “veniali” affermazioni di un filosofo tanto acclamato come Umberto Galimberti che svogliatamente chiama la perversione che devasta i bambini “attrazione erotica verso i bambini”, svuotando in questo modo di senso la tragedia della pedofilia, alle reiterate affermazioni di Michel Foucault, il ”grande filosofo” francese, il quale sosteneva che il bambino è un seduttore che cerca il rapporto sessuale con l’adulto e che quindi ha tutto il diritto di fare l’amore con gli adulti. Anche Nichi Vendola, l’attuale Governatore della Regione Puglia, in un’intervista di Stefano Malatesta apparsa sul quotidiano La Repubblica il 19 maggio 1985 affermava senza ombra di dubbio: «Non è facile affrontare un tema come quello della pedofilia ad esempio, cioè del diritto dei bambini ad avere una loro sessualità, ad avere rapporti tra loro, o con gli adulti … ». Ora Vendola è in lizza per dirigere la sinistra alle prossime elezione, qualcuno potrebbe chiedergli se la pensa ancora così o se erano state le cattive letture e le cattive compagnie a suggerirgli questa frase che, ora, è un’apologia di reato. Se la pensa ancora così potrebbe dare una mano ai camerati del Pdl e della Lega i quali zitti zitti, nel disegno di legge sulle intercettazioni avevano infilato l’emendamento 1.707, quello che introduceva il termine di "Violenza sessuale di lieve entità" nei confronti di minori.

Certo che di cattive compagnie ce ne sono state molte tra i “maestri del pensiero”. Primo fra tutti Freud il “grande pensatore” ancora osannato sulle pagine dei giornali nonostante la demolizione operata da una parte della cultura francese dopo vari opere - l’ultima bordata è di Michel Onfray - che denunciano il suo non-pensiero, che, tra le altre nefandezze, lo portava a scrivere a Mussolini definendolo: “un’eroe della cultura“. Ma c’è anche una parte della cultura francese che ha alzato gli scudi per difendere sia Freud sia il ministro della cultura Frederic Mitterrand che nel suo libro autobiografico ’La Mauvaise Vie’, narrava i suoi rapporti pedofili, facendo un’apologia del turismo sessuale e affermando che forse «sono relazioni sbagliate ma non crimini.»

Sigmund Freud è uno dei principali colpevoli di questa ambivalenza, che tanto ha corrotto il pensiero culturale, nei confronti del crimine di pedofilia. Il “cosiddetto scopritore dell’inconscio” ripropone la credenza religiosa del peccato originale, definendo il bambino un “polimorfo perverso”. Per Freud tutti i bambini sono geneticamente perversi, e inoltre, scrisse di “seduzione infantile” verso gli adulti e affermò che il bambino molto spesso fantasticava la violenza o la manipolazione subita, favorendo, in questo modo, l’impunibilità dei pedofili e togliendo al bambino la verità, prezioso strumento di cura dal trauma psichico subito.

In questa brutta storia sulla violenza ai minori che da sempre avvelena la cultura vi sono molti complici. Nell’ottobre 2009 un articolo di Mario Gamba, sul quotidiano L’Altro, strillava in prima pagina:”Roman Polanski, per favore non chiamatela pedofilia”; l’articolo giustificava la violenza del regista, il quale stuprò una ragazzina di tredici anni, e difendeva il sesso con i minori. Il 6 ottobre, il quotidiano Terra, pubblicò la presa di distanza di molti politici e intellettuali di sinistra, compreso Nichi Vendola, bloccando sul nascere la legittimazione alla pedofilia.

Legittimazione che invece corse sui giornali, invisibile ai più, nel 2005 per le celebrazioni culturali del trentennale dalla morte di Pasolini. Adriano Sofri, La Repubblica, venerdì 21 ottobre 2005, citava Pasolini il quale affermò: “Io, come il dott. Hide, ho un’altra vita” . Pasolini sbagliò la citazione, era il dott. Jekyll lo scienziato buono che cercava di fermare la cattiveria degli esseri umani; era mister Hide il suo doppio cattivo che faceva del male, soprattutto alle donne. Infatti sul supplemento Queer di Liberazione, di domenica 16 ottobre 2005, in un articolo di Renzo Paris, viene accennato dei ricoveri di Pasolini in strutture psichiatriche per sdoppiamento di personalità: dott. Jekyll faceva l’intellettuale acclamato, mister Hide sfruttava sessualmente i ragazzi di vita spesso minorenni come, poi lo vedremo, raccontano i suoi compagni di merenda sui giornali senza rendersi conto di ciò che dicono.

Ma Pasolini chi era? Cosa faceva agli esseri umani? Sempre nello stesso articolo, altra citazione di Pasolini che scriveva: “Non c’è disegno di carnefice che non sia suggerito dallo sguardo della vittima”. Aveva imparato bene la lezione di Freud il quale, come affermato nella lezione di Chieti, scriveva che la maggior parte degli stupri raccontati dai bambini non erano altro che loro fantasie e che comunque erano loro stessi a suscitare perversioni pedofile negli adulti.

Sempre sullo stesso giornale, Antonio Gnoli intervista Alberto Arbasino su Pasolini. Arbasino: “In quegli anni non c’erano termini che designassero omosessualità o pedofilia. (…) Allora non esisteva il nome e dunque non esisteva neppure la cosa”. Dunque, secondo Arbasino, se non esiste la parola pedofilia – e non è vero, dato che la parola esiste da almeno tremila anni - non esiste il fatto che un minorenne violentato da un adulto sia un individuo rovinato psichicamente, forse per sempre?

Più avanti sempre Arbasino: “Pier Paolo amava i minorenni, un’inclinazione che oggi sarebbe oggetto di una riprovazione assoluta”. Un inclinazione, che, dice Arbasino, oggi, solo oggi, “sarebbe oggetto di una riprovazione assoluta”. Trenta e quarant’anni fa non era un crimine? Oggi, finalmente, questa che, con un eufemismo, Arbasino chiama “inclinazione”, si chiama invece “crimine di pedofilia” e viene perseguito duramente; con le nuove leggi Pasolini, non solo sarebbe stato espulso dall’insegnamento e dal PCI, come è accaduto allora, ma sarebbe andato in galera per una decina d’anni. E c’è voluto il mostro di Marcinelle per fare leggi più severe. Quindi, secondo Arbasino, questo “eroe della cultura italiana” una violenza sessuale su un minore che, per chi non lo avesse ancora capito, vuol dire violentare fisicamente e psichicamente un bambino o una bambina, ora sarebbe oggetto di riprovazione assoluta ma invece trent’anni fa non lo era?

Pazzesco, vero, “eppure Arbasino è un uomo d’onore” direbbe Antonio, il retore, cercando di convincerci che le violenze sui bambini, come dice il Ministro della Cultura francese « forse sono relazioni sbagliate ma non crimini.»

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.107) 2 settembre 2010 21:46

    Finalmente si fa luce su questo marcio insito in una parte della cultura e legittimato da alcuni intellettuali, che si dichiarano di sinistra, che forse votano anche a sinistra, ma che di sinistra non lo sono. Non lo sono perche’ chi sfrutta sessualmente un essere umano oltre che un malato di mente, e’ un criminale. E questo vale sia per i buoni padri di famiglia che vanno con le ragazze di strada senza chiedersi come mai sono li, se sono minorenni, se sono obbligate come viene scritto continuamente sui giornali, sia chi va all’estero nei paesi poveri per stuprare ragazzi e ragazze minorenni e bambini. E’ ora di dichirare che questi sono dei mostri.

  • Di l’incarcerato (---.---.---.126) 2 settembre 2010 22:33
    l'incarcerato

    Lei ha affrontato un argomento davvero interessante e scottante allo stesso tempo: l’altra faccia degli intellettuali di un tempo oserei dire. Però tenderei a fare una precisione su Pier Paolo Pasolini. Lui è stato cacciato dal PCI in quanto omosessuale. Inoltre è vero che frequentava ragazzini, ma dicisassettenni e non credo che si possa definire pedofilia anche se rimane comunque un comportamento da condannare.

    • Di Gian Carlo Zanon (---.---.---.22) 8 settembre 2010 17:49
      Gian Carlo Zanon

      Sono certo che lei è in buona fede, ma appunto è una fede, una credenza quella che dice che Pasolini frequentava ragazzi al di sopra dei 17 anni. Riporto qui di seguito ciò che ha scritto Renzo Paris, un amico di Pasolini, su Queer, il 16 ottobre 2005: “Moravia, l’amico di sempre, era preoccupato dell’altro Pasolini, quello che negli alberghi africani aveva la fila davanti alla porta ed erano tutti giovani aitanti. Non si spiegava perché doveva sfinirsi fini allo svenimento, accettando l’amore a pagamento anche di cinquanta ragazzi a notte”. E’ chiaro che Paris non dica l’età dei ragazzi, ma lei pensa che Pasolini chiedesse loro l’età o chiedesse che i ragazzi gli mostrassero un documento che attestasse la loro età? Inoltre, eufemismi, si parla di “amore a pagamento” con dei ragazzi che probabilmente si prostituivano per mangiare o poco più. Ma che schifo. Inoltre Pasolini è stato allontanato dall’insegnamento e dal PCI per pederastia non per omosessualità, altrimenti non si comprenderebbe come altre persone, Vendola per esempio, che hanno sempre dichiarato le loro scelte sessuali non sono stati espulsi come successe con lui.

       

      Gian Carlo Zanon

  • Di Alessandro De Caro (---.---.---.34) 17 ottobre 2010 21:04
    Alessandro De Caro

    Sono stupito che, nell’affrontare un argomento delicato come la pedofilia, si approfitti per accusare, se ho capito bene, l’intera cultura occidentale a cominciare da Socrate di un reato che, in realtà, non è mai- dico mai- stato difeso da coloro che qui sono nominati con tanta superficialità e malafede: Socrate, Freud, Pasolini, Foucault...Condivido con lei la condanna della pedofilia sul piano giuridico e morale, naturalmente, ma attenzione a confondere le carte della morale con quelle della storia; gli argomenti che Lei qui espone- specialmente quelli inerenti Freud e Socrate- mi sembrano moralistici e privi di fondamento storico.
    Nessuna persona in grado di riflettere storicamente confonderebbe l’omosessualità nella civiltà greca con la pedofilia come fatto patologico, nella società moderna, sono teorie che fanno sorridere. Senza coscienza storica, caro signore, non c’è cultura, c’è soltanto ideologia.

    • Di (---.---.---.15) 18 ottobre 2010 10:12

      Sig. De Caro quello che ho scritto è documentato. Nell’articolo ci sono citazioni vere non ideologie, o teorie, o fantasie. Se fossi in lei invece di accusare in questo modo proverei a contestare tali citazioni che non sono mie. Per quanto riguarda Pasolini ciò che ho scritto lo hanno detto "uomini di cultura" suoi amici, e aggiungerei conniventi.
      Mi rendo conto che svegliarsi un bel mattino e trovare i propri idoli culturali come tanti "re nudi" faccia male. Ma la verità è la verità, e la verità è quella scritta nel mio articolo.
      E non provi, per acquietare i suoi sogni, a confondere pederastia con omosessualità. C’è un codice penale che parla molto chiaro e mette limiti di età ben precisi. Valicare questi limiti, anche solo per difendere certe tesi criminali, è apologia di reato.
      Poi magari mi deve spiegare che significato lei dà alla dizione "coscienza storica" a me, francamente, sfugge. Quanto alla pedofilia storica se vuole può leggere i libri della Cantarella sul tema della pedofilia.

    • Di Gian Carlo Zanon (---.---.---.167) 19 ottobre 2010 14:30
      Gian Carlo Zanon

      Carissimo Sig. De Caro, proprio ieri sul Corriere della Sera c’era un bell’articolo di Armando Torno: Filosofi, quei teorici dell’amore erano in realtà dei pasticcioni. E guarda guarda cosa c’era scritto: " Sull’onda del sessantotto e delle liberazioni dei vincoli borghesi, Jean-Paul Sartre, Simone de Beauvoir, Michel Foucault, Jack Lang, futuro ministro della cultura francese, firmarono una petizione in cui si chiedeva la legalizzazione dei rapporti sessuali con i minori."
      E allora, signor "Alfiere della cultura costi quel che costi" avevo ragione quando scrivevo che il Mostro si nasconde nella cultura? E’ sufficente o vuole continuare ad essere complice di questi crimini contro i bambini? Forse è ora di cominciare a pensare anzichè supinamente credere che la cultura è qualcosa di sempre e comunque sacro. Comunque, se le può far piacere, anch’io molti anni fa agivo esattamente come lei nei confronti della cultura ... poi sono guarito.
      Cari Saluti

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