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Lunardi salvato dalla Camera, le teste rotte a Terzigno e le minacce a TeleJato

 

Che c’entra Lunardi con Terzigno? Nulla. O meglio, apparentemente nulla. In realtà un collegamento si potrebbe farlo, anche se forzoso. Perché il ministro delle Infrastrutture è stato “salvato” in estremis dalla Camera che ha respinto la richiesta di autorizzazione a procedere del Tribunale dei ministri di Perugia di indagare su di lui nell’ambito dell’inchiesta Propaganda Fide/Grandi Eventi, mentre contemporaneamente polizia, prefetto, sindaco di Napoli, maggioranza di governo, super commissario alla qualunque cosa nonché capo della protezione civile (il mai troppo citato Guido Bertolaso) stavano cercando attraverso i media compiacenti di criminalizzare un’intera comunità, quella di Terzigno, che si sta opponendo strenuamente all’attivazione di una seconda discarica nel suo territorio. Territorio che ha anche la particolarità di corrispondere, lo so è solo un dettaglio ormai, con quello del Parco Nazionale del Vesuvio. Quindi la coincidenza, oltre ad alcuni nomi, è temporale. Da un lato si nega l’autorizzazione a procedere dall’altra si autorizza a bastonare.

Quindi, confermata l’immunità parlamentare a Lunardi e contemporaneamente giù botte, arresti, denunce a chi subisce le conseguenze di una pluridecennale politica assurda nella gestione dei rifiuti in Campania e ancora una più assurda gestione dell’emergenza. Che non è mai finita e che, lo sanno anche i sassi, non finirà mai se si continua a gestirla così. Botte a “mamme e camorristi” (questa l’infelice definizione di oggi della illuminata Iervolino, sindaco di Napoli). Mentre si brindava al pericolo scampato per il governo.

A questo punto non ci rimane che chiedere l’immunità anche per tutti gli abitanti di Terzigno. Almeno dalle violenze. Perché di manganellate, proclami e teste rotte in questo paese se ne vedono troppe. Che siano reali o solo annunciate come successo qualche giorno fa.

E mentre scrivo queste righe mi arriva la notizia, dal diretto interessato, di nuove minacce gravissime di morte a Pino Maniaci e ai suoi familiari. Pino Maniaci e la sua microscopica redazione di TeleJato che sono una delle poche realtà che, su un territorio complesso e difficile come quello della provincia di Palermo, contina testardamente a fare la differenza. Contro la mafia. Contro il malaffare. Contro l’arroganza, e spesso la stupidità, del potere. Per loro di immunità, protezione e sicurezza neanche a parlarne. Scassano troppo la minchia. E va bene. Va bene così. Ma noi sappiamo. Sappiamo nomi e cognomi di mafiosi e potenti che si sentono disturbati da quel moscerino che è TeleJato. Noi sappiamo chi sono i nemici di TeleJato, quelli armati di piombo e quelli armati di penna. I paladini dell’antimafia da poltrona e del taglia e incolla, i detrattori che fanno carriera nelle paludate e osannate trasmissioni televisive care alla “gggente” che si auto assolve guardando la tv il giovedì sera. Noi sappiamo chi è che non garantisce sicurezza, chi non spende parole di sostegno e continua a sottovalutare il potere irrisolto di Cosa nostra oggi, in quel territorio e non solo.

Noi sappiamo e saremo, come sempre, accanto a Pino e a TeleJato.

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