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Luigi Tenco, un mistero ancora irrisolto

Il 21 arzo il cantautore alessandrino avrebbe compiuto settantasei anni. 

E’ stato trasferito dalla Procura di Roma a quella di Imperia, per competenza territoriale, l’ennesimo fascicolo processuale aperto sulla morte tragica del cantautore alessandrino Luigi Tenco, nato a Cassine il 21 marzo del 1938 (quindi avrebbe compiuto settantasei anni), avvenuta a Sanremo nella notte tra il ventisei ed il ventisette gennaio del 1967 nella stanza numero 219 dell’allora Albergo Savoia di Corso Nuvoloni.

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Dopo che la Procura di Sanremo (allora esisteva ancora il Circondario della “ Città dei Fiori”) nel 2009 archiviò quella che forse è stata la più esauriente inchiesta in materia, è oggi il giornalista forense Pasquale Ragone a contestare le conclusioni, soprattutto in materia balistica, cui allora giunse il Procuratore capo di Sanremo, Mariano Gagliano.

Le indagini balistiche furono affidate al gabinetto centrale balistico e scientifico della Polizia di Stato, l’Erp, che si trova per l’appunto a Roma, città in cui è stato formalizzato l’esposto di Ragone.

“Se si accetterà di dare seguito ad un riaccertamento del bossolo agli atti dell’inchiesta Tenco allora potremmo giungere ad una svolta decisiva”

Come ha osservato il giornalista, per il quale il proiettile che uccise Tenco non fu mai sparato dalla pistola del cantautore che, quando fu rinvenuto il cadavere della vittima, si trovava in una posizione incompatibile con il suicidio, ufficialmente si è sempre sostenuta questa versione, del cantante. Ragone in poche parole poco crede al fatto che Luigi Tenco si sia ucciso ma, anzi, ritiene molto probabile la tesi dell’omicidio commesso da una persona, non è dato sapere se a causa di una vendetta personale o a seguito di omicidio su commissione, sinora mai identificata e sospettata.

Ragone afferma pure che nel sostenere la propria tesi è spalleggiato da consulenza di parte redatte da fior fiore di scienziati, come il criminologo Francesco Bruno, Vincenzo Tarantino e Martino Farneti. Di parere completamente opposto sono stati, e continuano ad esserlo anche oggi, parecchi colleghi e, ancora prima di rivestire tale veste, amici, di Luigi Tenco tra l’altro presenti a Sanremo in occasione del Festival della Canzone Italiana del 1967. Scomparso Bruno Lauzi, di essi rimangono ben vivi e vegeti Ornella Vanoni e Gino Paoli.

“Dopo la penultima serata del Festival di Sanremo del 1967, Tenco, che cantava in coppia con la francese Dalida e che aveva visto escludere la sua canzone dalla finale, assunse molti psicofarmaci e bevve in quantità per dimenticare. Probabilmente ciò gli fece perdere il senso della realtà”

Dissero nel corso degli anni trascorsi da quel lontano 1967. Secondo Paoli e la Vanoni quindi non è da ascrivere a nessun soggetto terzo la tragica fine del cantautore alessandrino, in quanto la loro ricostruzione delle ore che ne precedettero la morte ben è compatibile sia con l’ipotesi del suicidio, sia con quella della disgrazia involontaria, Tenco cioè avrebbe maldestramente maneggiato la propria arma, magari anche simulando un suicidio, non accorgendosi che essa aveva il colpo in canna. L’obiettivo che si prefigge il giornalista Ragone con il suo esposto è, per l’appunto, quello di sgomberare i tragici fatti dell’ormai lontano 1967 da qualsiasi dubbio. Ora sarà il Procuratore capo di Imperia a decidere a chi affidare il fascicolo derivante dall’esposto depositato da Ragone alla Procura di Roma.  
 

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