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Luigi Ciotti: «Vogliono colpire la libertà d’informazione»

L’intervista - Don Luigi Ciotti: «Le mafie sono un problema nazionale, non solo di alcune regioni»

di Pietro Orsatti su Terra

«Oggi è un giorno di festa, ma non voglio ringraziare nessuno. Perché non c’è nessuno da ringraziare. Qui ci sono solo persone che hanno fatto la loro parte. Ecco, basterebbe che ciascuno di noi facesse il proprio dovere e basta».

Luigi Ciotti ha inaugurato il 19 giugno il Festival dell’impegno civile “Le terre di don Peppe Diana”, e anche se è evidente la soddisfazione di aver avviato un nuovo progetto di riscatto sui terreni confiscati alla camorra, l’attenzione e la verve polemica non sono certo acquietate. «Si abusa sempre di questa definizione: società civile. Per me esiste il concetto di società responsabile, e il suo manuale, il punto di riferimento continua a rimanere la Costituzione. Ci sono forze che oggi la vogliono cambiare. La nostra battaglia è quella che i principi fondamentali, le regole della nostra società, rimangano questi».

Il testo sulle intercettazioni colpisce pesantemente uno dei principali strumenti d’indagine contro le mafie. Ma il governo esclude questa eventualità. Chi ha ragione?
E’ chiaro che sono necessari dei criteri e delle regole, ma non quelli che bloccano i canali che apparentemente indagano su questioni e reati estranei a quelli tipici della mafia, ma che possono individuare soggetti e sistemi criminali organizzati. È la storia che ci ha insegnato tutto questo.

Sembra che un obiettivo del ddl Alfano sia quello dell’informazione. È così?


Certo che si vuole colpire il mondo dell’informazione. Ripeto, dei criteri ci vogliono per evitare semplificazioni e facili scandalismi, però togliere le condizioni di una corretta informazione no, questo no. Che sia seria, coerente, documentata, rispettosa, però nessuno può togliere questo diritto e questa libertà. Capisco che ci sia qualcuno che abbia qualche interesse, i fatti che emergono in questi giorni, che coinvolgono personaggi pubblici creano allarme nella politica.

Si tratta di una legittima richiesta di privacy?
Si vogliono fare leggi più per tutelare una serie di persone, le loro vicende personali, i loro intrallazzi, che per proteggere giustamente la privacy. Io non sono perché vicende personali finiscano sui giornali. Però, che da questo si nasconda e si cancelli tutto il resto lo ritengo inaccettabile.

Oggi sembra esplodere, fra lo stupore generale, il fenomeno delle mafie al Nord.
A me fa sorridere questa scoperta. La mafia nel Nord del Paese è una realtà di sempre. Bardonecchia è stata commissariata anni fa per infiltrazioni mafiose, allo stesso tempo da anni si conosce la dimensione di penetrazione a Milano e Torino. Che non si stupiscano. Le mafie non sono un problema di alcune regioni. Le mafie sono un problema nazionale. E poi ampliamolo il concetto. Se le mafie sono meno evidenti al Nord non mi sembra che la corruzione e il malaffare non siano assenti da queste realtà. Sono troppe le persone che hanno depenalizzato nella propria coscienza molti reati.

Commenti all'articolo

  • Di l’incarcerato (---.---.---.200) 22 giugno 2009 13:42

    Bellissima intervista. Mi ha fatto sorridere anche a me quando i giornali hanno fatto uscire notizie come se fosse una novità che la mafia ci sia pure al nord. Oppure quando la ’ndrangheta ha ucciso in Germania sembravano tutti meravigliati. Invece sono decenni che questa mafia(la più potente) fa affari con tutto il mondo. Quanto mi disgusta l’informazione attuale e ora con questa nuova legge diventerà sempre più imprecisa e dannosa.

    http://incarcerato.blogspot.com/

  • Di pietro (---.---.---.193) 23 giugno 2009 01:41

    Se le mafie sono meno evidenti al Nord non mi sembra che la corruzione e il malaffare non siano assenti da queste realtà. Sono troppe le persone che hanno depenalizzato nella propria coscienza molti reati.>

    la mafia al nord non è solo la mafia meridionale trasferitasi al nord, ma è anche malaffare autoctono (guido chiesa docet)

    per molti è accomodante sapere che i malavitosi siano solo meridionali con la faccia rigata, ma i malfattori in giacca e cravatta li vedete?

    • Di l’incarcerato (---.---.---.3) 23 giugno 2009 02:19

      Infatti la mafia ha vari livelli: parte dall’ala militare(quelli con la faccia rigata), passa per gli affaristi(e molti sono anche di cultura elevata) finendo ai cosiddetti colletti bianchi. E quest’ultimo è il famoso quarto livello,il più pericoloso, quello che per intenderci hanno voluto indagare Falcone e Borsellino. E ,haimè ,sappiamo la fine che hanno fatto...

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