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Lo spinoff finiano? Una possibilità di ampliare il centro destra

Dopo lo spinoff dei finiani dal PdL ci si interroga sullo scenario politico futuro. Come entità indipendente i finiani avranno la possibilità di misurare direttamente il consenso che le loro proposte generano.

Sulla base delle parole di Fini negli ultimi tempi, l’identità politica della nuova formazione è abbastanza inusuale. Da un lato abbiamo le questioni sui diritti civili, sull’eutanasia, sui matrimoni fra omosessuali, sulla cittadinanza agli immigrati, dall’altro la presenza di Benedetto della Vedova nella neo formazione sembrerebbe suggerire un orientamento economico di stampo liberista e quindi tipicamente in antitesi con l’assistenzialismo "tassa e spendi" tipico del socialismo. Questa commistione inedita potrebbe suscitare l’appeal di una platea che esce dall’ambito del centro destra.
 
Questo mix potenzialmente attira i voti degli indecisi che non votano o che oscillano fra i due schieramenti. L’incertezza dei pochi sondaggi usciti sulla questione sembrerebbe confermare quest’idea: dal sondaggio euromedia 1,5-3% a quello più ottimistico (9,5%) targato Crespi e commissionato dalla fondazione Fare Futuro. Un 9,5% è giustificabile pensando che il nuovo soggetto politico attragga voti da elettori non originariamente di centro destra. In effetti mentre prima Fini con le sue proposte non otteneva altro risultato che quello di far storcere il naso agli elettori tipici del PdL, ora come entità a se stante può attrarre il voto di chi per una ragione o per l’altra non vuole votare Berlusconi ma non gradisce il filone fiscale ed economico di matrice socialista.
 
Il livello di 9,5% mi sembra un po’ ottimistico, soprattutto in questa prima fase, ma se fosse vorrebbe dire che il bacino non di sinistra in Italia è più ampio di quanto ci si aspetti. Tendo invece ad escludere che i finiani (come entità indipendente) possano sottrarre consenso al PdL. Probabilmente la stima di euromedia in quest’ambito è più precisa. Da un lato abbiamo i temi come il voto agli immigrati e alcune altre cose che fanno storcere il naso all’elettorato ex AN e ex FI (ricordo per esempio i fischi a Gianfranco alle feste del PdL). Dall’altro il tema dell’etica in politica è un’arma un po’ spuntata e pericolosa. Un esponente politico che brandisce questi argomenti corre il rischio di apparire anche ipocrita se alla fine risulta non al di sopra di ogni sospetto. Per esempio l’inchiesta del Giornale sui passaggi immobiliari che hanno coinvolto il patrimonio del vecchio partito di Fini lascia un’ombra difficilmente cancellabile. Insomma Gianfranco in questo modo finisce per essere poco credibile allo stesso modo in cui fanno sorridere un D’Alema e un Bassolino che si propongono come paladini della legalità. E’ dai tempi di tangentopoli che la legalità non sposta più voti. L’unica formazione che forse può brandire questa spada senza pericolo in questo momento sono i grillini ma solo perché non coinvolti precedentemete nella gestione della cosa pubblica.
 
Quindi il quadro che emerge è quello di una maggiore offerta politica che sembrerebbe ampliare il perimetro tradizionale del centro destra. Da un punto di vista di finanza aziendale spesso lo spinoff genera valore per gli azionisti. La mia impressione che questo valga anche in politica. Certo a margine direi che sarebbe stata meglio una separazione consensuale piuttosto che traumatica. Ma ormai i giochi sono fatti.

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