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Lo scaricabarile di Tremonti sulla crescita

La ripresa in Italia c’è ma rallenta e nell’ultimo trimestre 2010 – confermano i dati Ocse – il Pil si è attestato ad un timido +0,1% sul trimestre precedente. Ed a +1,3% sullo stesso trimestre 2009. Dato che fa dell’Italia la “Cenerentola” tra i Paesi del G7.

Ma il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, dopo i conti “tenuti in ordine” ora punta con maggior vigore alla crescita e spiega che servono soprattutto “deroghe” alle regole Ue per riavviare il Mezzogiorno che è il vero problema del Paese. Deroghe delle quali oltretutto ha già usufruito la Germania. Che non a caso continua a “tirare” l’economia del Vecchio Continente.

L’Europa aspetta intanto il piano italiano di riforme per sostenere la crescita che il Governo, dopo aver garantito la stabilità finanziaria, dovrà fornire a Bruxelles entro metà aprile. Per questo, dopo la “scossa” annunciata pochi giorni fa dal premier, Silvio Berlusconi, si è messo in moto il “cantiere della crescita” con un primo giro di opinioni a via XX Settembre, sede del Tesoro.

Noti i grandi temi sui quali si discute e ribaditi in parte dal titolare dell’Economia: Mezzogiorno, infrastrutture, casa, lavoro, semplificazioni, servizi pubblici, ecc. Un nuovo incontro sarebbe in programma il 24 febbraio. Giovedì oltre al padrone di casa, Giulio Tremonti, avrebbero partecipato a questo primo appuntamento, tra gli altri, il ministro per lo Sviluppo, Paolo Romani, quello per la pubblica amministrazione, Renato Brunetta e il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi. Obiettivo: dare più forza alla ripresa senza dimenticare il tema cruciale del lavoro. Dunque un percorso europeo fatto di tenuta dei conti ma anche di spinta ad uno sviluppo più solido che consenta anche di superare la pesante eredità della crisi sui dati dell’occupazione. E di superare il gap nord-sud. La crescita infatti – spiega Tremonti – è questione “non del Nord, ma del Sud” e non si può pensare che “il mercato sviluppi le sue virtù salvifiche”.

Gli ultimi dati di Eurostat “ci dicono che il Nord Italia è la regione più ricca d’Europa, cioè del mondo e se si somma il centro si vede una ricchezza media come la Francia”. Quindi il grande problema del paese è il Mezzogiorno. Ed è un problema che va affrontato appunto a livello centrale a partire dalle deroghe da chiedere all’Europa. Intanto – segnala Parigi – la crescita economica dei Paesi Ocse nel quarto trimestre del 2010 ha segnato un rialzo del 2,7% rispetto allo stesso periodo del 2009. Tra le principali sette economie al mondo, l’Italia è quella che è cresciuta meno (+1,3%) rispetto al quarto trimestre del 2009, mentre la Germania ha segnato la crescita più forte (+4%). Per quanto riguarda il quarto trimestre 2010 il Pil dell’area ha messo a segno un rialzo dello 0,4% contro il +0,6% del trimestre precedente. In Italia la crescita ha rallentato allo 0,1% rispetto allo 0,3% del terzo trimestre 2010, in Germania allo 0,4% dopo il +0,7% del trimestre precedente e in Francia resta stabile allo 0,3%.

Commenti all'articolo

  • Di Renzo Riva (---.---.---.248) 20 febbraio 2011 00:21
    Renzo Riva

    Prima fonte in Europa per la produzione d’elettricità?
    NUCLEARE con oltre il 33%

    Alla luce di questo e quanto sottoriportato di cosa straparla l’autore Paolo Borrello!

    ENERGIA: UP; VERSO FATTURA RECORD IN 2011, OLTRE 60 MLD (2)

    ZCZC6064/SXA
    XEF46595
    U ECO S0A QBXB
    ENERGIA: UP; VERSO FATTURA RECORD IN 2011, OLTRE 60 MLD (2)

    (ANSA) - ROMA, 17 FEB - Nel 2010 l’aggravio della fattura e’
    stato di 9,3 miliardi di euro rispetto al 2009. L’impatto sul
    pil, pari al 3,3%, si confronta con un valore medio dell’1,5%
    degli anni Novanta.
    I consumi sono ammontati lo scorso anno a 177,7 milioni di
    tonnellate equivalenti di petrolio, in recupero dell’1,6%
    rispetto al 2009. Ad eccezione del petrolio che ha mostrato un
    nuovo calo del 2,4% (-1,8 milioni di tonnellate), tutte le altre
    fonti hanno mostrato segnali positivi: gas +6,3%, carbone +4,5%,
    rinnovabili +0,4%. La quota di petrolio sul totale e’ cosi’
    scesa al 40,3% rispetto al 50% del 2000, mentre nello stesso
    periodo quella del gas e’ salita dal 31% al 38%.
    La domanda di carburanti, ovvero di benzina e gasolio, e’
    diminuita del 2,2%, cioe’ di 800 mila tonnellate. Dal 2004 il
    calo e’ di 3,3 milioni di tonnellate.
    Sul fronte dei prezzi, invece, il costo medio del greggio
    importato espresso in dollari e’ stato superiore del 30%
    rispetto al 2009, percentuale che sale al 38% se convertito in
    euro. Rispetto al 2000, rileva ancora l’Up, il prezzo in euro
    del petrolio importato e’ praticamente raddoppiato (+96%).
    (ANSA).

    OM
    17-FEB-11 18:25 NNN
    #ENDSMS#

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