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Ligabue & ricorrenze: "Arrivederci, mostro!", il disco dei cinquant’anni

Il 13 marzo scorso, con il concerto d’apertura del “TOUR/PALAZZETTI 2015” Luciano Ligabue ha festeggiato a Padova i suoi 55 anni e al Campovolo di Reggio Emilia, il prossimo settembre, festeggierà i 25 di una carriera, la sua, piena di grandi soddisfazioni.

Nel frattempo, il nuovo singolo Non ho che te impazza su YouTube e su tutte le radio confermando l’assoluta popolarità di uno degli dei nostri più importanti autori di canzoni. Le odierne ‘celebrazioni’ di Ligabue, peraltro, mi riportano con la memoria a qualche anno fa, quando il rocker di Correggio solennizzava, con l’uscita di uno splendido disco, il compimento dei suoi primi cinquant’anni di vita. Il suo nono disco di inediti uscito nel 2010, che rimane tra i miei preferiti dell’emiliano anche per motivi anagrafico-generazionali, Ligabue lo intitola liberatoriamente 'Arrivederci, mostro!'. La raccolta esce a ben cinque anni di distanza dalla precedente 'Nome e cognome' del 2005 e a 20 anni quasi dal disco 'Lambrusco, coltelli rose e popcorn' (tra i migliori della sua intera discografia) con il quale il cantante si afferma in via definitiva all'interno del nostro panorama musicale.

Se in 'Lambrusco e popcorn' si addensavano contenuti e tematiche in prevalenza giovanilistiche e brani concepiti, direbbe Guccini, 'tra la Via Emilia e il West' perché in buona parte ancora ispirati al mito americano, 'Arrivederci, mostro!' sembra rappresentare invece un momento di auto-riflessione ripiegando nell'intimo e nell'esistenziale di un uomo gravato da maggiori responsabilità che traccia il bilancio della prima parte della propria esistenza con uno sguardo volto al passato e uno proiettato verso il futuro, con quel fisiologico bagaglio di amarezze che gli derivano dal carico di esperienze accumulate nel tempo e dall'essere divenuto, durante gli anni, più conscio dei propri limiti e disincantato nei confronti del mondo.

Giunto al 'giro di boa', nel 2010 Ligabue riparte alla carica con grande entusiasmo per scrollarsi di dosso, a questo pare alludere il titolo, ingombri dello spirito e inquietudini di gioventù che ancora resistono nell'uomo maturo. Nel far ciò egli costruisce un punto di osservazione fenomenologica dal quale considerare criticamente ciò che é stato nella prospettiva di ciò che sarà. Per il cantante, Arrivederci, mostro! sembra costituire una piazzola di sosta dalla quale ripartire per riprendere il viaggio intrapreso con maggiore vigore e andare incontro al proprio avvenire con più risolutezza. Una grande prova, un lavoro sincero che nel complesso convince e coinvolge anche sotto gli aspetti più strettamente connessi alla parte musicale. Rilevanti i ‘meriti musicali’ che devono essere attribuiti alle ottime prestazioni di Corrado Rustici, musicista napoletano le cui attività in campo musicale sono da anni proiettate nel contesto internazionale. Rustici è presente nel disco sia nelle vesti di produttore che in quelle di chitarrista. Rock tiratissimo, registrazioni di livello tecnicamente molto elevato e quel tanto misurato di sonorità elettroniche fanno di 'Arrivederci, mostro!' un album accattivante decisamente al passo con i tempi.

Delle 12 tracce (tenute concettualmente insieme da quel filo rosso esistenzialistico di cui si diceva), tutte di altissimo livello qualitativo, segnalo: 'Quando canterai la tua canzone': 'inno' introduttivo che rivela il raggiungimento di una nuova coscienza da parte dell'autore. Una canzone che suggerisce a chi ascolta un approccio alla vita orientato verso la libertà individuale e quelle di azione e di pensiero; 'La linea sottile': sul barcamenarsi quotidiano di chi affronta le asperità traendo da esse la linfa vitale ma scegliendo senza ambiguità da che parte stare, in armonia con i propri principi; 'Nel tempo': 'C'ero', canta Ligabue, in questo brano che ripercorre entusiasmi, dolori giovanili ed eventi vissuti sempre con il proprio passo, dentro la sfera intima e quella interpersonale; 'Ci sei sempre stata', robusta ballata elettrica che celebra la donna amata. Lo sguardo volge ancora verso il passato, ma con un pizzico di nostalgia.

Un disco che consigliamo di riascoltare, che arriva da uno dei più intelligenti e onesti protagonisti del pop di casa nostra.

 

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