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Licenziamo i politici fannulloni: cominciamo da Palermo


 

 Anteprima

Se in una città l’indifferenza e l’apatia partono dall’alto, il risveglio e la voglia di riscatto devono arrivare dal basso. Questo è l’obiettivo che Palermo deve porsi come primo traguardo da raggiungere. Per anni abbiamo voluto sperimentare e subire l’assoluta inefficienza della stragrande maggioranza della classe politica cittadina. Tranne pochi momenti di rinascita culturale-sociale, spinti da qualche illuminato più lungimirante d’altri, la città è rimasta avvolta da un velo di torpore e sonno perpetuo, e il cloroformio è stato proprio l’agire dei nostri politici, che hanno addormentato e sedato le ambizioni di una popolazione ormai del tutto votata all’assistenzialismo ed al Dio “favore”. Le alternative al disfacimento globale sono state davvero insignificanti, flaccide azioni di singoli, spinte per lo più dalla voglia d’apparire, privi fondamentalmente di contenuti e senza capacità di attrarre quei consensi capaci di cambiare il corso delle cose. Tra classe politica e cittadini, e questo non accade soltanto a livello locale, non vi è più alcun rispetto, non c’è stima né fiducia alcuna. Gran parte della gente vota, per questo piuttosto che per quell’altro, soltanto nella speranza di ottenere un favore, solitamente un posto di lavoro, che nella maggior parte dei casi non arriverà. Si cerca di raggiungere l’eldorado del posto fisso attraverso il mantenimento in vita della politica clientelare che fino ad oggi ha reso schiava un’intera città. I pupari che tengono in mano i fili del potere questo lo sanno bene, e difficilmente si lasceranno sfuggire le redini del comando sulla volontà della gente. Oggi, osservando la città, ci imbattiamo immediatamente in una situazione di degrado e abbandono assoluti, e questa responsabilità non può essere addossata ai soli cittadini, che hanno pure le loro colpe, ma va ricercata nell’agire e nell’operare dei nostri politici o politicanti. Le periferie di Palermo diventano sempre più dei veri e propri ghetti, dove spesso non esiste alcun servizio ne controllo, posti in cui possono ormai vivere soltanto gli autoctoni e i loro discendenti. Si stanno creando le condizioni per la nascita di tanti corpicini avulsi dal nucleo della città, ognuno indipendente ed estraneo all’altro ed all’amministrazione centrale, tribù moderne che tornano pian piano all’antico sistema non basato sulle leggi, ma su regolamenti assolutamente personali e intrisi fondamentalmente di anarchia.
In tutto ciò non è possibile riscontrare nessun intervento degli eletti che dimorano all’interno dei Palazzi che da li continuano a somministrare sonnifero e si crogiolano nella loro intoccabile posizione di gestori di un potere che data la situazione appare fine a se stesso, privo di senso dello Stato, svuotato dal significato che l’agire politico dovrebbe avere, un senso che anche loro hanno dimenticato, e in molti casi addirittura mai conosciuto. Dovrebbero prendere coscienza che la politica di facciata è giunta al capolinea, è ormai quasi sul punto di abbassare la maschera e far cadere giù quel muro di vergogna che ha distrutto la dignità di questo lembo di terra. Il cambiamento che ci hanno sbattuto in faccia tante volte, e che tante volte è rimasto scritto su un pezzo di carta umiliando e mortificando la nostra intelligenza, adesso dobbiamo pretenderlo. Dobbiamo pretenderlo perché se rimarremo ancora inermi di fronte a questo crollo generale di valori, volontà e speranze, se le azioni di ognuno di noi continueranno ancora a muoversi sotto la furba e grottesca manipolazione di certi incompetenti ingordi politici, per noi sarà la fine. E non pensiamo a questo come un orizzonte lontano, perché l’orlo del precipizio davanti al quale ci hanno condotto in tutti questi anni di chiacchiere è molto vicino, siamo ad un passo. Adesso bisogna alzarsi in piedi, testa alta e schiena dritta, svegliarsi e scendere in campo, dimostrando che il tempo delle parole è finito. Il nostro pensiero e la nostra stanchezza per tutto il marcio che ci opprime deve venir fuori con forza a cominciare dalle cabine elettorali, il primo posto dove il potere della gente è talmente grande e se vogliamo incontrollabile (cioè libero), che deve far tremare tutti gli aguzzini che fino ad oggi hanno tenuto sotto scacco il nostro sviluppo e la nostra dignità. Torniamo ad essere uomini. Riprendiamoci la nostra città e sbattiamoli fuori dai palazzi, in modo che capiscano che non ci si può permettere di giocare con la vita della gente, con il nostro presente, compromettendo il nostro futuro e continuare indisturbati ad ingrossare pancia e portafogli. Facciamo pulizia sia a destra che a sinistra, licenziamo i politici fannulloni! E al Ministro Brunetta consiglierei di dare un’occhiata al lavoro svolto dall’ Amministrazione Comunale di Palermo, venga a farci visita, la media dei “fannulloni” licenziati crescerebbe in maniera esponenziale in seguito alla sua ispezione. E sarebbero tutti suoi colleghi politici, pensi un po’!

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