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Libero Grassi, l’imprenditore che sfidò la connivenza e l’omertà mafiosa

Sono passati 20 anni dall’assassinio di Libero Grassi, l’imprenditore siciliano che ebbe il coraggio di ribellarsi a Cosa nostra e alla connivenza mafiosa in cui versavano pezzi dello Stato, della società e della classe imprenditoriale.

Fino ad allora nessuno si era mai permesso di rifiutare di pagare il pizzo, ma soprattutto nessuno aveva osato sollevare il problema e richiamare le istituzioni, i cittadini e gli stessi imprenditori alle proprie responsabilità. Libero Grassi lo fece prendendo pubblicamente la parola nei media. 

Emblematiche sono le sue interveste televisive e la lettera che scrisse al suo estortore, pubblicata il 10 gennaio del 1991 dal Giornale di Sicilia: “caro estortore… volevo avvertire il nostro ignoto estortore di risparmiare le telefonate dal tono minaccioso e le spese per l’acquisto di micce, bombe e proiettili, in quanto non siamo disponibili a dare contributi e ci siamo messi sotto la protezione della polizia. Ho costruito questa fabbrica con le mie mani, lavoro da una vita e non intendo chiudere… Se paghiamo i 50 milioni, torneranno poi alla carica chiedendoci altri soldi, una retta mensile, saremo destinati a chiudere bottega in poco tempo. Per questo abbiamo detto no al “Geometra Anzalone” e diremo no a tutti quelli come lui”.

Libero Grassi sfidò l’omertà e la paura, fedele al nome che portava, alla sua dignità di uomo e di cittadino ben sapendo che in questo modo avrebbe rischiato la vita. Fu lasciato solo dai suoi colleghi e le istituzioni non seppero proteggerlo. Il 29 agosto del 1991, alle 7.36, i killer di Cosa Nostra lo uccisero sotto casa, a Palermo in via Alfieri.

Da allora molto è cambiato: nel corso di questi due decenni sono nate decine di associazioni antiracket composte da operatori economici e semplici cittadini; l’associazione degli industriali ha finalmente deciso di combattere le connivenze e le collusioni mafiose dei suoi associati; la magistratura e le forze dell’ordine inanellano un successo dopo l’altro contro le mafie e le istituzioni sono più vicine alle vittime del racket; gli enti locali e le associazioni di categoria si sono dotati di protocolli di legalità; la società civile è più sensibile al tema e sono tanti i giovani e i cittadini impegnati in un’intensa attività di educazione alla legalità.

Un patrimonio antimafioso nato dal sacrificio di chi come Libero Grassi ha avuto il coraggio di battersi per la legalità. Un patrimonio che deve diventare di tutti i cittadini, per liberare l’economia dal cancro delle estorsioni e la società dalle catene della cultura mafiosa.

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